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Marketing virale: ecco sei regole chiave

fonte: http://www.masternewmedia.org

Il marketing virale o viral marketing è un’evoluzione del passaparola, ma se ne distingue per il fatto di avere un’intenzione volontaria da parte dei promotori della campagna.

Il principio del viral marketing si basa sull’originalità di un’idea: qualcosa che, a causa della sua natura o del suo contenuto, riesce a espandersi molto velocemente in una data popolazione. Come un virus, l’idea che può rivelarsi interessante per un utente, viene passata da questo ad altri contatti, da questi ad altri e così via. In questo modo si espande rapidamente, tramite il principio del “passaparola”, la conoscenza dell’idea.

1. A nessuno interessa dei tuoi prodotti…

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…eccetto te. A nessuno interessa dei tuoi prodotti ed è difficile che le persone ne parlino. Purtroppo è vero. Se parli dei tuoi prodotti, le persone penseranno subito: “Quant’è noioso, passiamo avanti”.

2. Non obbligare le persone a condividere

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Lo fanno perché a loro piace. Non devi convincerli a condividere le tue cose, facendo una specie di gioco o organizzando un qualche concorso o qualsiasi altra cosa per cui le persone pensino : “Voglio condividere questa cosa perché potrei vincere quel premio”. No, non c’è bisogno di obbligare nessuno.

3. Perdi il controllo delle tue informazioni

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La terza cosa è davvero illogica per molte persone: devi perdere il controllo delle informazioni. Una volta che viene diffuso in giro per il mondo, le persone lo vorranno condividere come più gli piace e tu non devi controllare nulla di tutto questo.

Non hai nessun controllo su ciò si dirà e molte volte ai capi delle aziende non piace questa cosa, perché sono abituati a mantenere il totale controllo sulle informazioni. Ancora, ciò che permette alle cose di essere condivise è l’assenza di controllo e il permesso esplicito di condivisione.

4. Metti le radici

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Devi crearti una base da qualche parte nel Web, un posto in cui ti possano trovare come ad esempio un blog.

5. Crea un stimolo

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La quinta cosa: crea uno stimolo che incoraggi le persone a condividere. Crea qualcosa che sia così avvincente e di valore che le persone dicano: “Cavolo, devo condividerlo!”, ecco, questo è uno stimolo.

Uno stimolo potrebbe un video di YouTube, un post davvero interessante, anche una semplice informazione fuori dal comune.

6. Indirizza il mondo verso la tua porta virtuale

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Se indirizzi le persone verso il luogo in cui fornisci qualcosa, dopodiché invitali anche a guardare i tuoi prodotti. Fondamentalmente, quando condividi qualcosa, desideri trovare un modo grazie al quale i tuoi lettori possano tornare nel luogo in cui tu possa fare affari con loro. Per imparare di più su di te, per leggere qualcosa su di te, comprare il tuo prodotto se hai un’attività di e-commerce o se hai un’attività di consulenza, fornisci le informazioni per contattarti in maniera privata.

Queste sono le regole. Se le seguirai, aumenterai vertiginosamente le probabilità di diffusione dei tuoi contenuti. Se non le seguirai, non significa che la tua creazione non si diffonderà, ma di sicuro incontrerà molti più ostacoli.

fonti:

Etica, Marketing, Social Network, Web 2.0

Il marketing del passaparola ha un Codice Etico

social network

Con l’evoluzione dei social network e della comunicazione digitale in genere intesa come 2.0, diventa sempre più importante la relazione tra le persone.

 

Nell’ambito delle attività di promozione e sviluppo viene utilizzato sempre più di frequente il marketing virale poichè permette di sfruttare la capacità comunicativa dei singoli soggetti interessati per trasmettere il messaggio ad un numero esponenziale di utenti finali. Il Marketing virale è una sorta di passaparola e da questo ne sta nascendo una abilità professionale.

L’Associazione Wommi ha fatto attecchire anche in Italia il Codice Etico del Word Of Mouth Marketing, cioè il marketing del passaparola. L’essenza del Codice Womma, a cui quello del Wommi aderisce, è riconducibile all’onestà in tre ambiti diversi, sintetizzabili con l’acronimo ROI:

  • Onestà di Relazione: rivelare sempre per conto di chi si sta parlando;

  • Onestà di Opinione: dire esattamente ciò che si pensa;

  • Onestà d’Identità: mai occultare la propria identità.

Wommi si pone l’obiettivo di riunire tutti quelli che in Italia si occupano del passaparola come strumento di marketing: professionisti, ricercatori, aziende, organizzazioni. Lo scambio di idee, esperienze e soluzioni è guidato da questi 5 punti fondamentyali che compongono il Codice Etico per il passaparola:

  1. Persone felici e interessate parleranno bene di te. Non serve molto altro. Comprendi a fondo questo concetto, dedicati ad esso e riscuoterai successo con il word of mouth marketing.
  2. L’opinione onesta e autentica è il nostro medium. Non diciamo alla gente cosa dire e come dirlo. Riteniamo che le persone devono essere libere di farsi una propria opinione e di condividerla con parole proprie. Sosteniamo la conversazione naturale e stiamo molto attenti a non distorcerla.
  3. Sosteniamo, avviamo e semplifichiamo la condivisione. I professionisti del word of mouth usano tecniche creative per incoraggiare la comunicazione. Facilitiamo la conversazione tra le persone, creiamo cose interessanti di cui parlare, creiamo community per condividere idee, e lavoriamo per trovare quelle persone che dovrebbero conoscere quello che facciamo. La pubblicità tradizionale spinge le idee sui consumatori. Noi aiutiamo a far circolare le buone idee.
  4. Il word of mouth non può essere falsificato. L’inganno, l’ infiltration, la disonestà, lo shilling, e altri tentativi di manipolare i consumatori o la conversazione sono deplorevoli. I professionisti del marketing onesti non ricorrono a queste pratiche, non lo faranno, e se ci provano saranno smascherati. I comportamenti scorretti saranno messi in evidenza dal pubblico e si ritorceranno in maniera letale contro chiunque li utilizzi.
  5. Il word of mouth marketing dà potere al consumatore. I consumatori hanno il controllo e sono loro a dettare le condizioni di un   rapporto nuovo, più sano tra i professionisti del marketing e le persone che usano i loro prodotti. I consumatori richiedono alle aziende soddisfazione, rispetto, prodotti e servizi eccezionali. Quando le aziende glieli offrono, le persone lo comunicano ai loro amici. I professionisti del word of mouth lavorano per accelerare questo processo, rimpiazzando la pubblicità aggressiva con servizi che mettano al centro il cliente, supporto e comunicazioni bidirezionali.

Secondo il punto di vista di Gianluca Diegoli  “teoria e pratica del passaparola” (pubblicato su APOGEOnline) se ci mettiamo dal “punto di vista dell’azienda, l’obiettivo può essere alimentare passaparola diretto, verso i lettori dei blog interessati, o indiretto, cioè attraverso l’inserimento di questi post nei motori di ricerca, per un prodotto che normalmente non genera passaparola spontaneo. Da questo punto di vista, l’operazione ha senz’altro ottenuto l’effetto indiretto (quello della Search Engine Optimization). Molto poco rilevante appare invece il passaparola diretto generabile da questi blog, che sono letti da una audience assoluta molto limitata, soprattutto se rapportata ai mercati di massa di riferimento, molto spesso costituita dalla mera rete sociale del blogger, in modo analogo a un profilo di un social network.”

Ma Diegoli (che ricordiamo è l’autore del libro scaricabile online “[mini]marketing” ) sottolinea che “l’altro obiettivo possibile, dal punto di vista dell’azienda, è ottenere un feedback sul prodotto in modo da migliorarlo o comunque capire come indirizzarlo e posizionarlo. L’azienda, però, appare al momento assente dalla conversazione, non partecipando in nessun modo ai commenti dei lettori dei post, confermando l’impressione che queste operazioni vengano svolte in totale outsourcing senza che una trasformazione in senso enterprise 2.0 sia stata veramente iniziata o pensata al proprio interno. Impressione confermata dal “sito fortezza” del produttore, in cui non solo non è permesso lasciare feedback o commenti, ma in cui nemmeno è citata l’operazione di invio ai blogger, vanificando così qualsiasi possibilità di bidirezionalità o di umanizzazione della comunicazione.”.