CCIAA, Città, Cultura, digitale, Economia, enterprise, Etica, Facebook, Formazione, Imprese 2.0, Innovazione, Partecipazione, Pubblica Amministrazione, Responsabilità Sociale, Ricerca, Sistemi gestionali, Social Network, Società della Conoscenza, Sostenibilità, Venezia, Web 2.0, wikipedia

Enterprise 2.0 e Sviluppo Sostenibile Agenda 2030 con la Strategia GLOCAL in ottica multistakeholder

Da qualche anno si sente spesso parlare che è in atto una Rivoluzione a più livelli.

Tra i tanti futorologi lo ha detto  Paul Saffo (amico in facebook e docente di Ingegneria negli USA a Stanford) parlando della rivoluzione digitale con la celebre frase:

“Stiamo vivendo una fase compresa tra due rivoluzioni,

quella della carta, non del tutto trascorsa,

e quella dell’elettronica, non del tutto sviluppata”

Quindi, in un’ottica di interdisciplinarietà che è propria dei sistemi complessi, proponiamo di ragionare su quattro termini in modo coordinato: SVILUPPO SOSTENIBILE AGENDA 2030, STRATEGIA GLOCAL, MULTISTAKEHOLDER ed ENTERPRISE 2.0.

  • SVILUPPO SOSTENIBILE: Lo sviluppo sostenibile è una forma di sviluppo della società (che comprende lo sviluppo economico, delle città, delle comunità ovvero sociale e ambientale ecc.) che non compromette la possibilità delle future generazioni di perdurare nello sviluppo stesso, preservando la qualità e la quantità del patrimonio e delle riserve naturali (che sono esauribili, mentre le risorse sono considerabili come inesauribili). L’obiettivo è di mantenere dunque uno sviluppo economico compatibile con l’equità sociale e gli ecosistemi (ecocompatibilità), operante quindi in regime di equilibrio ambientale. In questa importante direzione si muove il DESS, Decennio per l’Educazione allo Sviluppo Sostenibile, che in Italia è stato affidato alla CNI UNESCO dal 2005 fino a tutto il 2014. L’attività del DESS italiano è curata dal Comitato Nazionale e dal Comitato Scientifico DESS sulla base di uno Schema di Implementazione ONU operativo standard a livello Internazionale. Agenda 2030 è operativa dal 2015.
  • STRATEGIA GLOCAL: la cosiddetta neo Strategia Glocal è ispirata dal pensiero contemporaneo di Zygmunt Bauman quando egli parla di GLOCAL, ovvero un termine che deriva da “glocalizzazione” e che nasce dalla fusione di “globale” con “locale”. Nello specifico, la Strategia Glocal pone al centro le persone che abitano o sostano nel territorio e valorizza il patrimonio locale materiale e immateriale di una Città. Ma essa afferma l’importanza della comunicazione tra le persone e i portatori d’interesse (ovvero gli stakeholder come si diceva sopra). Essa presta particolare attenzione alle nuove tecnologie open source e social network per il web 2.0. La Strategia Glocal tutela, esalta e promuove le caratteristiche di una Città inteso come “prodotto territorio” nella sua relazione con il mercato globale. Ma anche enfatizza il ruolo di una Città nelle relazioni internazionali e promuove la Responsabilità Sociale delle Imprese (detta in sigla RSI o anche CSR, cioè Corporate Social Responsibility). Infatti, tale metodologia è curata principalmente dal Sistema Camerale italiano delle CCIAA, anche allo scopo di dare vita a partnership tra istituzioni pubbliche e private come spiegato ad esempio in Comunicatori Pubblici nell’editoriale di Vittorio Baroni  “Glocal, vivere la città nell’era digitale”.
  • MULTISTAKEHOLDER: Il termine multistakeholder fa riferimento ad un particolare tipo di Cultura Organizzativa (v. approdondimento in www.aiccon.it che pone le basi sul termine stakeholder, per il quale si individuano i soggetti portatori di interessi nei confronti di un’iniziativa economica, sia essa un’azienda o un progetto. Fanno, ad esempio, parte di questo insieme: i clienti, i fornitori, i finanziatori (banche e azionisti), i collaboratori, ma anche gruppi di interesse esterni, come i residenti di aree limitrofe all’azienda o gruppi di interesse locali.
  • ENTERPRISE 2.0: Il termine Enterprise 2.0 descrive un insieme di approcci organizzativi e tecnologici orientati all’abilitazione di nuovi modelli organizzativi basati sul coinvolgimento diffuso, la collaborazione emergente, la condivisione della conoscenza e lo sviluppo e valorizzazione di reti sociali interne ed esterne all’organizzazione. Dal punto di vista organizzativo l’Enterprise 2.0 è volto a rispondere alle nuove caratteristiche ed esigenze delle persone ed a stimolare flessibilità, adattabilità ed innovazione. In questo senso è importante fare un link zoom sul concetto Web 2.0 che poi sono tutti parte della stessa famiglia di significati circa le importanti innovazione apportate con la rapida diffusione dello strumento digitale Social Network/Rete Sociale.
Comunicazione, Creative Commons, Cultura, digitale, Etica

Creative Commons… anche in Italia siamo 4.0. Scopri il nuovo modo per essere davvero Internazionale e GLOCAL, per condividere il tuo LOCAL in tutto il mondo

è arrivato creative commons 4.0-its here-275 - by www.creativecommons.itSono da poco uscite le infografiche sullo stato di Creative Commons nel mondo. I dati sono davvero sorprendenti e in forte crescita. Dal 2008 “studio baroni” aderisce agli standard internazionali della condivisione responsabile. Da qualche anno essi possono essere sviluppati anche in chiave ISO 26000, cioè guidati dai suoi 7 temi fondamentali ovvero: 1. governo (governance) dell’organizzazione; 2. diritti umani; 3. rapporti e condizioni di lavoro; 4. ambiente; 5. corrette prassi gestionali; 6. aspetti specifici relativi ai consumatori; 7. coinvolgimento e sviluppo della comunità. Nel 2013 approfondivamo l’argomento qui 

Come scrive il sito nazionale di Creative Commons, le licenze 4.0 sono già attualmente utilizzabili. Esse presentano un testo ad hoc, valido in tutto il mondo. Dopo USA e UK (i primi a partire in chiave Diritto Anglosassone “common law“), anche noi italiani e con tutte le regioni del nostro Bel Paese, siamo entrati in quella che ci piace chiamare “Era della Condivisione Internazionale GLOCAL”.

Simone Aliprandi, nel suo blog “nuove sfide per il diritto d’autore nell’era digitale”, ha da poco pubblicato un interessante sondaggio con l’obiettivo di stimolare il dibattito e a fare successive riflessioni. Aliprandi, nel marzo 2014, aveva lanciato una call pubblica utilizzando strumenti Web 2.o Open Source come il blog al quale ha unito il form realizzato con GoogleDocs. Ecco i risultati:

sondaggio uso Creative Comnons INFOGRAFICA byy Simone Aliprandi - cc 2014
Autore: Simone Aliprandi , fonte: http://aliprandi.blogspot.it

Merita ricordare che, dal dicembre 2012, il Lead di Creative Commons Italia è Federico Morando, attualmente managing director e research fellow del Centro Nexa su Internet & Società del Politecnico di Torino (DAUIN). Il Centro Nexa (Dipartimento di Automatica e Informatica) nasce a partire dalle attività di un gruppo di lavoro multidisciplinare a livello tecnico, giuridico ed economico.

I primi passi di Creative Commons in Italia

18 novembre 2003: il professor Lawrence Lessig, fondatore di Creative Commons e all’epoca docente a Stanford, annuncia a Torino l’inizio del lavoro di preparazione delle licenze Creative Commons italiane. In questa prima fase il progetto è guidato dal prof. Marco Ricolfi del Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Torino, col coinvolgimento del CNR di Torino (Juan Carlos De Martin) per la parte tecnica.

16 dicembre 2004: Lawrence Lessig torna a Torino per il convegno (con festa) di lancio delle licenze CC italiane. In quella occasione il prof. De Martin diviene Lead del gruppo di lavoro CC Italia, col prof. Ricolfi nel ruolo di Legal Lead.

Il Gruppo di Lavoro Giuridico misto con la SIAE

Nel dicembre 2008, a Roma, venne formalizzata la costituzione del Gruppo di Lavoro Giuridico misto, composto da rappresentanti della SIAE e da esponenti del gruppo di lavoro Creative Commons Italia (comunicato stampa).

sotc1

 

Le licenze Creative Commons sono lo standard per la condivisione di contenuti gratuiti on-line per i singoli autori, governi, fondazioni e accademici. Le licenze CC hanno cambiato il modo in cui funziona Internet, fornendo una funzione fondamentale per alcune delle più grandi piattaforme di contenuti sul web. Il risultato è un maggiore accesso al sapere e alla cultura per tutti, ovunque.

creative commons numer of licensed work - licenze trend 2006 2010 2014 - studio baroni cc by 4.0 - ISO 26000 - rif. cc sotc2

digitale, ecommerce, Economia, Facebook, Google, Innovazione, Social Network, Web 2.0

Google Shopping e Facebook Deals, ovvero le nuove frontiere del commercio elettronico

Se Facebook scommette sui gruppi d’acquisto con Deals,  il re dei motori di ricerca lancia Google Shopping per conquistare spazi nell’Internet economy italiana che vale il 2% del Pil.

Lo scenario di sviluppo del commercio elettronico  è favorito dal web che cresce velocemente come aumenta il suo peso sull’economia italiana. Secondo la recente sul “Fattore Internet” commissionata da Google, le  famiglie che hanno accesso alla rete sono tredici milioni, più della metà del totale: un dato cresciuto quasi del 50% rispetto al 2007. 

Va anche considerato che l’Italia è ai primi posti in Europa nella navigazione tramite telefonini “intelligenti”, gli smartphone, e per numero di utenti dei social network.


digitale, Formazione, Imprese 2.0, Pedagogia, Social Network

Proposte di Formazione su Benessere Organizzativo e Social media

Studio Baroni segnala due interessanti iniziative di formazione proposte da “Martini Associati” di Lucca/Padova e “OMNIA OFFICE” di Venezia, imprese specializzate nella Partecipazione sociale e ICT:

Collaborazione e Benessere Organizzativo

  • Le relazioni collaborative fanno bene alle persone e alle organizzazioni e pertanto sono ritenute un fattore di benessere organizzativo. Ma chi lavora nella complessità delle  organizzazioni sa quanto siano delicati e impegnativi i processi di collaborazione tra persone, uffici, settori, servizi, dipartimenti, assessorati, ecc. e sa che basta un nonnulla per vanificare il lavoro di mesi e che, talvolta, là dove si dovrebbe collaborare si incontra l’incomprensione e il conflitto.
  • Trento, 8 aprile 2011
  • INFO

Internet e social media

  • Una volta si usavano le lettere, il telefono, i volantini, la pubblicità negli elenchi telefonici, il passaparola. Oggi si utilizzano le e-mail, sistemi di chat/telefonia, siti Web, advertising in rete e i social network. Questa evoluzione nella comunicazione comporta la conoscenza di questi nuovi strumenti al fine di poterli sfruttare al meglio per un’adeguata promozione dell’immagine aziendale nonché per la vendita dei propriprodotti e/o servizi in rete.
  • Venezia, 17 maggio 2011
  • INFO
Città, digitale, Domotica, Innovazione, Nanotecnologie, Ricerca, Sistemi gestionali, Social Network, Società della Conoscenza, Turismo, Web 2.0, YouTube

Come cambierà la nostra vita tecnologica da oggi al 2015? Ricerca IBM “Next 5 in 5”

Come si trasformerà la nostra vita nei prossimi cinque anni? Secondo una ricerca IBM le identità saranno sempre più digitali, la tecnologia personale perderà il valore di “accessorio” e si innesterà sulle nostre esistenze. Fornirà nuovi servizi agli individui, ma anche energia alle città, recuperata da quella che oggi utilizziamo male.

Lo studio che ci racconta tutto questo si chiama “Next five in five” ed è basato su trend sociali e di mercato, tenendo conto delle potenzialità delle tecnologie emergenti. L’obbiettivo è capire come potrà cambiare il nostro vivere quotidiano, tra nuove risorse e possibilità che terremo in tasca nello smartphone, alla sostenibilità di un futuro sempre più connesso e affamato di energia.

1. Batterie, più piccole e potenti

L’ottimizzazione delle fonti energetiche mobili sarà un aspetto prioritario nei prossimi cinque anni, per soddisfare le richieste di gadget e telefoni sempre più potenti fino a quelle dei veicoli elettrici. Secondo lo studio IBM, le batterie presenti nei dispositivi elettronici saranno più piccole e più leggere, e allo stesso tempo 10 volte più potenti di quanto non siano oggi. Anche il concetto di “ricarica” come lo intendiamo oggi subirà un’evoluzione e probabilmente potremo rifornire la batteria del computer portatile o del cellulare senza “metterlo in carica”, ma utilizzando sistemi di nuova concezione, tra cui il recupero dell’energia in tutte le sue forme. La ricerca scientifica sta mettendo a punto tecnologie di rigenerazione che rivoluzioneranno le batterie di tutti i dispositivi, dalle macchine elettriche ai piccoli elettrodomestici. Ma che cosa succederebbe se si potessero eliminare del tutto le batterie? La ricerca di IBM punta a ridurre il fabbisogno energetico dei dispositivi elettronici: con il tempo potremmo essere in grado di fare a meno delle batterie in alcuni dispositivi come i telefoni cellulari o i lettori digitali. Questi apparecchi potrebbero infatti essere caricati semplicemente attraverso la tecnica con cui si ricaricano da tempo alcuni orologi da polso: con il movimento del braccio. Lo stesso concetto potrebbe essere utilizzato per ricaricare i telefoni cellulari, per esempio: basterebbe agitare e comporre il numero.

2. La salute dell’ambiente monitorata dai telefonini

Chiunque avrà un telefonino avrà anche un sensore di movimento sempre con sé e sempre acceso. Nei prossimi cinque anni, i sensori presenti negli smartphone, nelle automobili, negli oggetti personali, sommati agli indicatori di “status” dei Social network, potranno essere utilizzati per raccogliere dati in tempo reale dello stato dell’ambiente. Il cittadino comune diventerà un “agente di ricerca”, che assieme a milioni di altri produrrà enormi volumi di dati utili per analizzare lo stato dell’ambiente. Secondo IBM, i computer saranno in grado di individuare movimenti sismici, per rendere più semplici gli interventi mirati a salvare vite umane. La stessa azienda americana dispone di tecnologie capaci di analizzare eventi naturali e fenomeni geologici e tsunami. Nel futuro prossimo, si potranno misurare e analizzare perfettamente le zone interessate dagli eventi per fornire aiuto in maniera ottimale.

3. I computer forniranno energia alle città

Le innovazioni dei prossimi cinque anni consentiranno ai computer e ai data center di provvedere alla gestione termica delle zone urbane, riscaldando e raffreddando gli edifici a seconda delle necessità e contribuendo al raggiungimento del fabbisogno energetico nei picchi di temperatura. Secondo ‘Next five in five’ oggi oltre il 50% dell’energia consumata da un data center viene impiegata per il raffreddamento e gran parte si disperde a contatto con l’atmosfera. le tecniche di raffreddamento ad acqua attualmente in sviluppo consentiranno di riutilizzare le risorse per regolare le temperature degli edifici.

4. Viaggi e percorsi urbani personalizzati

Il sogno di ogni automobilista in città è percorrere strade senza traffico, senza singhiozzi nella circolazione e soprattutto senza l’ansia di arrivare in ritardo. Le tecnologia di navigazione satellitare evolverà al punto di prevedere quale sarà il percorso migliore per chi si mette in macchina, fino a definire suggerimenti personalizzati al metro e al minuto, incrociando i flussi di informazione sul traffico e la circolazione. Questo in attesa di automobili in grado di guidarsi da sole, rispettando limiti di velocità, divieti e distanze di sicurezza. A parcheggiarsi in autonomia sono già capaci adesso, ma nel prossimo futuro le macchine saranno davvero molto più “auto” di adesso.

5. Interazione sociale in 3D

Oltre alle innovazioni importanti ma quasi invisibili, non mancheranno novità più scenografiche, e però utilissime. Grazie al progresso della tecnologia 3d, presto potremo interagire con la nostra rete di contatti attraverso degli ologrammi, proiettati in tempo reale dal telefonino. Come e meglio di un film di fantascienza insomma. Dopo cinema e tv, la terza dimensione sta infatti per arrivare negli smartphone nelle fotocamere e le videocamere. Tutti oggetti che a breve saranno non solo in grado di riprodurre immagini in 3d ma anche di catturarle. Per fornire una dimensione virtuale in più alle comunicazioni tra individui, che potrà di fatto supplire quasi completamente all’assenza fisica di una persona in un determinato luogo. Le possibili applicazioni di questa tecnologia sono notevoli, dalle attività quotidiane più banali a quelle più complesse.

Ecco il video prodotto da IBMLabs:

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Fonte: www.comma3.com

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Imprese 2.0, Innovazione, Marketing, Partecipazione, Social Network, Società della Conoscenza, Web 2.0, wikipedia

Social marketing: consigli pratici per orientare le aziende (e i comuni) al Web 2.0

La pratica del Social Marketing o Marketing sociale si sta diffondendo con grande rapidità nelle aziende (vedi qui la TOP List Aziende 2.0).

Anche le amministrazioni pubbliche guardano con interesse, soprattutto i comuni turistici (v. ad esempio i casi di Jesolo, Roseto degli Abruzzi, Venezia, Firenze…) dei quali parleremo in un prossimo articolo a breve.

Ormai è un fattore che fa la differenza ed è un vantaggio competitivo che porta al cosiddetto Enterprise 2.0, ovvero quell’insieme di approcci organizzativi e tecnologici orientati all’abilitazione di nuovi modelli organizzativi basati sul coinvolgimento diffuso, la collaborazione emergente, la condivisione della conoscenza e lo sviluppo e valorizzazione di reti sociali interne ed esterne all’organizzazione.

Per fare un esempio – tra le aziende 2.0 più interessanti – la veneta Lago (produce arredamento di design, 145 dipendenti, di cui circa il 25% assunti nell’ultimo anno, 30 milioni € fatturato 2008) ha introdotto una piattaforma Web 2.0 a disposizione di tutti i dipendenti, ma anche aperta ai collaboratori esterni. Le funzionalità principali sono relative ad una piattaforma di Social Network aziendale, Blog aziendali, Wiki e un applicativo per la gestione integrata dei progetti. Con il Blog, viene comunicata in modo trasparente e informale la strategia aziendale e ciò ha permesso di ridurre del 90% il tempo delle riunioni, a migliorare il clima e a facilitare l’integrazione tra le diverse unità di business.

In Wikipedia il Marketing sociale cita gli studi di Philip Kotler e può definirsi come l’utilizzo delle strategie e delle tecniche del marketing per influenzare un gruppo target ad accettare, modificare o abbandonare un comportamento in modo volontario, al fine di ottenere un vantaggio per i singoli individui o la società nel suo complesso. Il Marketing sociale nasce nel 1971 e trova le proprie radici in molteplici discipline (es. la psicologia, la sociologia, l’antropologia, le teorie economiche e della comunicazione) che contribuiscono a esaminare e comprendere cosa determina il comportamento umano, inteso quale risultante di fattori ambientali, sociali e individuali.

Enzo Santagata, nell’inquadrare il Social marketing nel contesto del Web 2.0, parla di prosumer cioè dei consumatori che producono contenuti e propone 7 consigli pratici e condivisi che possano dare un’idea definita anche a chi si occupa di altri tipi di business e vuole cominciare ad approcciare al social media marketing senza ombre e con le idee nitide:

  1. Non parlare ai consumatori. Non vogliono ascoltarti, vogliono essere ascoltati.
  2. Offri una ragione per partecipare. Se le persone non percepiscono di ottenere un valore aggiunto dal condividere le loro opinioni, non verranno da te (magari vanno dal tuo diretto concorrente, che ha saputo soddisfarli meglio).
  3. Resisti alla tentazione di vendere a tutti i costi.
  4. Sperimenta e tieniti aggiornato. Ma soprattutto sperimenta, e se sbagli sperimenta ancora.
  5. Ascolta le conversazioni che avvengono anche al di fuori del tuo sito. E partecipa anche lì indicando chiaramente chi sei e perchè stai partecipando. Chi ha provato a fare il furbo è stato smascherato prima che potesse rendersene conto.
  6. Cedi il controllo della comunicazione. Non aver paura di aprire le tue porte alle critiche. Quando una community si sente controllata e forzata verso una direzione a senso unico imposta dall’azienda, non dura molto.
  7. Fai in modo che nella tua organizzazione ci siano quante più persone possibili che abbiano un background composto dal pensiero pragmatico da uomo di marketing, dalla curiosità incosciente di un sociologo e che siano grandi appassionati di social network.

-v

Per approfondire il tema del Marketing nel Web 2.0, Studio Baroni suggerisce di sfogliare le slide realizzate da Enrico Giubertoni:

Comunicazione, digitale, Facebook, Google, Social Network, Società della Conoscenza, Web 2.0

Google e Facebook… prove di accordo?

Dopo aver integrato aggiornamenti in tempo reale provenienti da Twitter e FriendFeed, Google ha da poco avviato una nuova iniziativa per includere nei risultati in real-time le informazioni di stato degli utenti di Facebook.

La nuova strategia potrebbe consentire al motore di ricerca di arricchire sensibilmente la propria offerta di contenuti in tempo reale, rendendo maggiormente dinamica l’esperienza d’uso per le decine di milioni di utenti che ogni giorno fanno affidamento su Google Search.

Per comunicare l’introduzione del nuovo servizio, la società di Mountain View ha deciso di mantenere un profilo basso, affidando a un breve post su Twitter la notizia. L’aggiunta di Facebook costituisce un importante passo in avanti per i risultati in tempo reale di Google, ma al tempo stesso comporta solamente una lieve modifica al sistema messo in campo alcuni mesi or sono. Al momento, infatti, il servizio sarà in grado di fornire solamente i risultati ottenuti attraverso le Pagine di Facebook e non dai profili dei singoli utenti. Tale condizione riduce sensibilmente le fonti per il motore di ricerca, che analizzerà circa 3 milioni di Pagine ignorando – per ora – le centinaia di milioni di profili presenti sul trafficato social network.

Il numero di informazioni per il real-time proveniente da Facebook sarà dunque estremamente limitato. Le Pagine sono solitamente utilizzate da società, celebrità, istituzioni e politici a scopo promozionale per far conoscere le proprie attività e costruirvi intorno una comunità di utenti, disposti a condividere opinioni ed esperienze. Saranno dunque queste le informazioni indicizzate in tempo reale da Google, mentre gli aggiornamenti di stato personali degli oltre 400 milioni di iscritti al servizio non saranno ancora disponibili.

Stando alle prime indiscrezioni, Facebook non avrebbe avanzato alcuna richiesta nei confronti di Google in cambio della possibilità di indicizzare parte dei propri contenuti nella pagina dei risultati per il real-time. L’iniziativa potrebbe infatti consentire al celebre social network di ampliare ulteriormente il proprio bacino di utenti, conquistando nuove fonti di traffico utili per incrementare gli introiti derivanti dall’advertising. Verificato l’andamento di questa prima apertura nei confronti di Mountain View, i responsabili di Facebook potrebbero decidere in un secondo momento di estendere la collaborazione con il motore di ricerca.

Il destino di Facebook su Google dipenderà probabilmente dai rapporti con Bing, il motore di ricerca targato Microsoft. Nato dalle ceneri di Live Search, il sistema per effettuare le ricerche online ha da poco avviato l’indicizzazione degli aggiornamenti di stato degli iscritti al portale che hanno deciso di rendere pubblico il loro status. Al momento, però, il processo di indicizzazione non avviene in real-time e non consente dunque di visualizzare immediatamente gli aggiornamenti formulati dagli utenti, spesso utili per reperire informazioni su importanti eventi in corso o notizie dell’ultimo minuto da tutto il mondo.

La decisione di Google di compiere un nuovo passo verso la raccolta dei contenuti proposti su Facebook conferma la particolare attenzione della società di Mountain View per i social network. L’interesse è duplice e riguarda da un lato la possibilità di ottenere maggiori informazioni in tempo reale per migliorare precisione e qualità dei risultati delle ricerche, mentre dall’altro lato interessa la possibilità di essere parte attiva nel social networking attraverso una propria piattaforma. Lo strumento social Google Buzz, da poco introdotto in Gmail, mira a soddisfare tale esigenza, ma al momento risulta essere ancora acerbo per poter sfidare realtà ormai radicate come Twitter e Facebook.

Emanuele Menietti

26 Febbraio 2010

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Fonti:

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Etica, Marketing, Social Network, Web 2.0

Il marketing del passaparola ha un Codice Etico

social network

Con l’evoluzione dei social network e della comunicazione digitale in genere intesa come 2.0, diventa sempre più importante la relazione tra le persone.

 

Nell’ambito delle attività di promozione e sviluppo viene utilizzato sempre più di frequente il marketing virale poichè permette di sfruttare la capacità comunicativa dei singoli soggetti interessati per trasmettere il messaggio ad un numero esponenziale di utenti finali. Il Marketing virale è una sorta di passaparola e da questo ne sta nascendo una abilità professionale.

L’Associazione Wommi ha fatto attecchire anche in Italia il Codice Etico del Word Of Mouth Marketing, cioè il marketing del passaparola. L’essenza del Codice Womma, a cui quello del Wommi aderisce, è riconducibile all’onestà in tre ambiti diversi, sintetizzabili con l’acronimo ROI:

  • Onestà di Relazione: rivelare sempre per conto di chi si sta parlando;

  • Onestà di Opinione: dire esattamente ciò che si pensa;

  • Onestà d’Identità: mai occultare la propria identità.

Wommi si pone l’obiettivo di riunire tutti quelli che in Italia si occupano del passaparola come strumento di marketing: professionisti, ricercatori, aziende, organizzazioni. Lo scambio di idee, esperienze e soluzioni è guidato da questi 5 punti fondamentyali che compongono il Codice Etico per il passaparola:

  1. Persone felici e interessate parleranno bene di te. Non serve molto altro. Comprendi a fondo questo concetto, dedicati ad esso e riscuoterai successo con il word of mouth marketing.
  2. L’opinione onesta e autentica è il nostro medium. Non diciamo alla gente cosa dire e come dirlo. Riteniamo che le persone devono essere libere di farsi una propria opinione e di condividerla con parole proprie. Sosteniamo la conversazione naturale e stiamo molto attenti a non distorcerla.
  3. Sosteniamo, avviamo e semplifichiamo la condivisione. I professionisti del word of mouth usano tecniche creative per incoraggiare la comunicazione. Facilitiamo la conversazione tra le persone, creiamo cose interessanti di cui parlare, creiamo community per condividere idee, e lavoriamo per trovare quelle persone che dovrebbero conoscere quello che facciamo. La pubblicità tradizionale spinge le idee sui consumatori. Noi aiutiamo a far circolare le buone idee.
  4. Il word of mouth non può essere falsificato. L’inganno, l’ infiltration, la disonestà, lo shilling, e altri tentativi di manipolare i consumatori o la conversazione sono deplorevoli. I professionisti del marketing onesti non ricorrono a queste pratiche, non lo faranno, e se ci provano saranno smascherati. I comportamenti scorretti saranno messi in evidenza dal pubblico e si ritorceranno in maniera letale contro chiunque li utilizzi.
  5. Il word of mouth marketing dà potere al consumatore. I consumatori hanno il controllo e sono loro a dettare le condizioni di un   rapporto nuovo, più sano tra i professionisti del marketing e le persone che usano i loro prodotti. I consumatori richiedono alle aziende soddisfazione, rispetto, prodotti e servizi eccezionali. Quando le aziende glieli offrono, le persone lo comunicano ai loro amici. I professionisti del word of mouth lavorano per accelerare questo processo, rimpiazzando la pubblicità aggressiva con servizi che mettano al centro il cliente, supporto e comunicazioni bidirezionali.

Secondo il punto di vista di Gianluca Diegoli  “teoria e pratica del passaparola” (pubblicato su APOGEOnline) se ci mettiamo dal “punto di vista dell’azienda, l’obiettivo può essere alimentare passaparola diretto, verso i lettori dei blog interessati, o indiretto, cioè attraverso l’inserimento di questi post nei motori di ricerca, per un prodotto che normalmente non genera passaparola spontaneo. Da questo punto di vista, l’operazione ha senz’altro ottenuto l’effetto indiretto (quello della Search Engine Optimization). Molto poco rilevante appare invece il passaparola diretto generabile da questi blog, che sono letti da una audience assoluta molto limitata, soprattutto se rapportata ai mercati di massa di riferimento, molto spesso costituita dalla mera rete sociale del blogger, in modo analogo a un profilo di un social network.”

Ma Diegoli (che ricordiamo è l’autore del libro scaricabile online “[mini]marketing” ) sottolinea che “l’altro obiettivo possibile, dal punto di vista dell’azienda, è ottenere un feedback sul prodotto in modo da migliorarlo o comunque capire come indirizzarlo e posizionarlo. L’azienda, però, appare al momento assente dalla conversazione, non partecipando in nessun modo ai commenti dei lettori dei post, confermando l’impressione che queste operazioni vengano svolte in totale outsourcing senza che una trasformazione in senso enterprise 2.0 sia stata veramente iniziata o pensata al proprio interno. Impressione confermata dal “sito fortezza” del produttore, in cui non solo non è permesso lasciare feedback o commenti, ma in cui nemmeno è citata l’operazione di invio ai blogger, vanificando così qualsiasi possibilità di bidirezionalità o di umanizzazione della comunicazione.”.

digitale, enterprise, Società della Conoscenza, Web 2.0

SOCIAL MENTION: nuovo motore di ricerca sociale

social mention logo

Con il rapido sviluppo dei social network inziano ad affacciarsi nuovi strumenti di ricerca digitale. Social Mention è uno di questi e fa parte di una nuova categoria di motori di ricerca sociali.

 

Social Mention si rivela molto utile allo scopo di tracciare tutte le attività sociali svolte nella rete, ovvero l’insieme di modi diversi di comunicare in digitale attraverso social network, servizi di microblogging, commenti, bookmarks (segnalibri), immagini, video, news e blog.

Risulta particolarmente interessante perchè riesce ad interare diversi strumenti come Twitter, Delicious, FriendFeed, Flickr, Digg, YouTube e altri ancora.