Confindustria, Economia, Industria, Nordest, Porto Marghera Venezia, Pubblica Amministrazione, Ricerca, Sistemi gestionali

Opportunità ZLS, evento il 10 ottobre 2022 a Marghera Venezia

Dopo la firma del Dpcm Zona Logistica Semplificata Porto di Venezia – Rodigino della ZLS e in attesa del Regolamento attuativo, c’è un importante evento il 10 ottobre a Marghera Venezia inserito nella rassegna ITALIAN PORT DAYS con l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale Porti di Venezia e Chioggia e Confindustria Venezia-Rovigo.

L’intera area ZLS che sarà orientata nell’ottica dello sviluppo sostenibile è grandissima, oltre 4.680 ettari dei quali 385 ettari di zone dismesse o abbandonate di riconversione industriale nei territori di Venezia, Rovigo e 17 comuni del Polesine.

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Sostenibilità, Venezia capitale mondiale che strizza l’occhio al New European Bauhaus

La Biennale della Sostenibilità, uno dei punti di forza del progetto presentato oggi a Venezia, riunirà ogni due anni istituzioni, accademici, esponenti del mondo dell’arte, scienze e imprese per discutere e proporre soluzioni sul cambiamento climatico e lo sviluppo sostenibile.

Ora è più forte la candidatura di Venezia (dello scorso aprile) per il New European Bauhaus, proposta lanciata dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen.

Firmatari dell’atto

È stato firmato oggi, alla presenza del ministro dell’Economia e delle Finanze, Daniele Franco, nell’ambito della Conferenza Clima al G20 Economia in corso a Venezia, l’atto propedeutico alla costituzione della Fondazione “Venezia capitale mondiale della sostenibilità”.

Venezia, 11 luglio 2021

La firma è avvenuta nel corso di un incontro svoltosi nel Palazzo della Prefettura a Ca’ Corner a cui hanno preso parte, tra gli altri, i rappresentanti delle istituzioni pubbliche fondatrici del progetto, il Ministro per la Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, il Governatore della Regione Veneto, Luca Zaia, e il Sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro.

Erano presenti all’incontro, anche i rappresentanti delle prime istituzioni e aziende promotrici della Fondazione: Snam, Assicurazioni Generali, Confindustria Veneto, Università di Ca’ Foscari, Eni, Boston Consulting Group, IUAV, Accademia di Belle Arti, Conservatorio Benedetto Marcello e Fondazione Giorgio Cini.

Per Snam e Generali erano presenti, rispettivamente, l’Amministratore delegato, Marco Alverà, e il Group Ceo, Philippe Donnet. Per Confindustria Veneto il presidente, Enrico Carraro, e per l’Università di Ca’ Foscari la Rettrice, Tiziana Lippiello. Per Eni Giuseppe Ricci, Direttore Generale Energy Evolution e per Boston Counsulting Group Francesco Guidara, Marketing director. Le istituzioni culturali e accademiche sono intervenute con la delegata del Rettore Valeria Tatano per l’Università IUAV, il presidente Fabio Moretti per l’Accademia di Belle Arti, il direttore Roberto Gottipavero per il Conservatorio Benedetto Marcello e il segretario generale Renata Codello per la Fondazione Giorgio Cini. L’Università degli Studi di Padova partecipa al progetto, alla pari delle altre istituzioni accademiche, e formalizzerà successivamente l’adesione.

Obiettivo del progetto

Promuovere lo sviluppo di un piano di interventi funzionali alla crescita sostenibile del territorio, in particolare il rilancio di Marghera come polo per la produzione di energie alternative, la riqualificazione urbana e la promozione del patrimonio artistico e culturale di Venezia.

L’iniziativa si propone anche di rendere la città un centro di rilievo mondiale per il dibattito scientifico accademico e culturale sui temi della sostenibilità e ESG (ovvero temi di Ambiente, Sociale e Governance), anche attraverso l’organizzazione di una “Biennale della Sostenibilità”, riunendo ogni due anni istituzioni, accademici, esponenti del mondo dell’arte e delle scienze e imprese per discutere e proporre soluzioni sui temi relativi ai cambiamenti climatici e, più in generale, della sostenibilità.

Va ricordato che nel marzo 2021 la Giunta regionale del Veneto aveva approvato la delibera, presentata dal Presidente Luca Zaia, del progetto “Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità”, un piano di interventi funzionali allo sviluppo sostenibile del territorio, con fulcro la città capoluogo.

D’altra parte il Veneto parte bene grazie alla fase di semina fatta con Veneto Sostenibile che già vede aderenti quasi 300 organizzazioni tra comuni, categorie e imprese.

Ambiti di azione

Tutte le attività sono volte alla creazione di una comunità inclusiva, sicura, resiliente e sostenibile. Venezia è una città unica, punto di incontro tra società civile, mondo accademico e scientifico, ma è sempre più spesso minacciata da fragilità cicliche e strutturali che mettono a rischio il patrimonio artistico, il sistema socio-economico e residenziale e l’ecosistema lagunare.

Il compito della Fondazione sarà quello di portare avanti azioni concrete per lo sviluppo sostenibile di Venezia in vari ambiti di azione, tra i quali:

  • ESG, transizione energetica e sostenibilità ambientale: avviare un polo di idrogeno ed energie alternative a Marghera; favorire la decarbonizzazione e circolarità a Venezia (tra cui in ambito di mobilità, riscaldamento); favorire la circolarità (riciclo rifiuti organici e plastici); avviare il progetto VeniSIA, un centro di innovazione e accelerazione di startup; manutenzione e difesa dell’ecosistema lagunare; tutela della biodiversità e promozione della bio-agricoltura.
  • Formazione e Centri di Ricerca per favorire il rilancio dell’offerta accademica e lo sviluppo di corsi di formazione sui temi della sostenibilità. Sono previste anche l’apertura e il potenziamento di sedi di fondazioni e centri di ricerca su temi della sostenibilità e la promozione di Venezia come città campus internazionale.
  • Tra le altre aree di lavoro sono incluse anche il turismo sostenibile, con il lancio di una piattaforma digitale per gestire i flussi, l’avvio di un piano per il commercio e residenzialità e azioni per favorire l’inclusione sociale.

Franco: “La questione climatica è fondamentale e bisogna agire in fretta”

Il Ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco ha sottolineato che il “G20 ha posto questo tema come cruciale, come una priorità. Uno dei motivi per fare il G20 a Venezia, dove per me c’è aria di casa, è proprio il delicato rapporto con l’ambiente di questa città, che nella storia ha deviato tre fiumi per salvaguardare la laguna. Venezia era il posto adatto per questa ottima iniziativa”

Brunetta: “Un progetto per proteggere e valorizzare il ‘bene culturale’ Venezia”

“Sono lieto di sostenere questo progetto che si muove nella direzione di proteggere e valorizzare il ‘bene culturale’ Venezia, le sue ‘pietre’, le donne e gli uomini che la abitano e che meritano una città vivibile”, afferma il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta. “È questo che intendiamo per sostenibilità e che Venezia può incarnare nella sua unicità: una sostenibilità economica, ambientale e tecnologica in linea con le ‘transizioni’ che il Piano nazionale di ripresa e resilienza ora rende possibili. Sviluppo e qualità della vita che marciano insieme, con lo stesso passo: questo è il futuro che candidiamo Venezia a rappresentare”. 

Zaia: “Dal più ampio partenariato una visione futura di rilievo per la città e tutto il territorio”

“L’adesione del ministro Brunetta al progetto è un momento di grande soddisfazione – sottolinea il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia – Venezia è una città universale e da questa connotazione tutto il Veneto attinge la sua vocazione internazionale e cosmopolita. Dal più ampio insieme di partner a tutti i livelli viene la conferma della bontà di questa nostra iniziativa, in grado di proporre una visione futura di rilievo per la città e tutto il suo territorio. Un rilievo internazionale e storico come Venezia e tutto il Veneto meritano, presentandosi come laboratorio di sostenibilità; una vera sfida di questo millennio”. 

Brugnaro: “Orgoglioso di sapere tutti uniti per questo importante riconoscimento a Venezia” 

“Venezia, proprio nell’anno in cui celebra i 1600 anni dalla sua Fondazione, guarda al futuro e dimostra, con questo importante progetto, di essere luogo di innovazione e d’avanguardia culturale e tecnologica – commenta il sindaco Luigi Brugnaro. Il sostegno a questo progetto anche da parte del ministro Brunetta dimostra l’importanza del piano ma soprattutto il perfetto allineamento tra Comune di Venezia, Città Metropolitana, Regione Veneto e Governo. Una sinergia che si estende anche alle aziende che sono già presenti sul territorio con importanti progetti di sostenibilità. Un percorso virtuoso che la Città sta portando avanti toccando gli aspetti della sostenibilità economica, culturale, sociale e ambientale. Un piano che sta dando risultati concreti in tutti gli ambiti di intervento: in particolar modo a Porto Marghera, simbolo della riconversione green e luogo dove la Città può diventare un laboratorio di sperimentazione e crescita. Venezia si conferma essere la più antica città del futuro”.

Alverà: “Venezia è un patrimonio naturale, artistico, culturale e scientifico di tutto il mondo”

Marco Alverà, Amministratore delegato di Snam, ha manifestato un pensiero d’affetto verso Venezia sottolineando che “dobbiamo difenderla dalle sue fragilità strutturali e soprattutto dalla minaccia del cambiamento climatico. Proprio da Venezia, in questi giorni, il G20 Economia ha lanciato un messaggio potente di attenzione alla sostenibilità e al pianeta. E sempre da qui, con il nostro progetto, frutto di una virtuosa sinergia tra pubblico e privato che troverà compimento nella nuova Fondazione, raccogliamo questo invito per rendere la città un simbolo globale di ripartenza all’insegna della tutela dell’ambiente, della valorizzazione del territorio e del dibattito sugli ESG, proteggendo e rilanciando questa città a beneficio delle future generazioni.”

Donnet: “Il legame tra Generali e la città di Venezia risale a quasi duecento anni fa, alla nascita della compagnia.

“Oggi questo rapporto è ancora più forte, e lo è sotto il segno della sostenibilità –  precisa il Group Ceo di Generali, Philippe Donnet – e ne sono prova progetti quali il recupero dei Giardini Reali con la Venice Garden Foundation e il restauro delle Procuratie Vecchie a San Marco, destinato a diventare l’hub dell’iniziativa promossa da Generali ‘The Human Safety Net’, attiva in 23 Paesi nel mondo. Le Procuratie, che saranno riaperte al pubblico per la prima volta dopo 500 anni, le mettiamo a diposizione anche per la sede di questa iniziativa; diverranno un luogo vivo di pensiero, lavoro, cultura – un hub che vuole essere motore di progetti locali e internazionali di inclusione sociale. Similmente, Venezia ha la potenzialità – per risorse, vitalità, attrattività e la sua storia unica – di essere al centro del grande movimento globale di creazione di benessere condiviso. Come Generali salutiamo l’impegno delle istituzioni della Città e della Regione in questo senso e mettiamo a disposizione il nostro impegno per il nuovo ruolo di Venezia”.

 Carraro: “Il tema della sostenibilità è al centro di questo G20 Economia”

Il Presidente di Confindustria Veneto Enrico Carraro ha detto che “questo progetto, a cui abbiamo creduto dall’inizio, ne è parte integrante. Le imprese devono contribuire al cambiamento e indicare le scelte di politica industriale che ritengono strategiche per continuare a produrre valore ed essere competitive. La fondazione di ‘Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità’ ci permetterà di sviluppare il piano regionale per la creazione di una Hydrogen Valley che coinvolga distretti e filiere industriali del Veneto a partire dall’area di Marghera. È la strada per arrivare non solo un significativo abbattimento di Co2 attraverso il consumo di energia pulita nei processi industriali, ma anche alla riqualificazione di molte aziende in una supply chain per la produzione di idrogeno estremamente promettente anche per il futuro”.

Lippiello: “Passo decisivo per un futuro più sostenibile”

“L’Università Ca’ Foscari Venezia, lo IUAV, l’Accademia di Belle Arti di Venezia ed il Conservatorio Benedetto Marcello con la firma del protocollo odierno, in occasione del G20 attualmente in corso nella città lagunare, accolgono con soddisfazione il compimento di un passo decisivo per un futuro più sostenibile”. La Rettrice di Ca’ Foscari Tiziana Lippiello ha messo in evidenza che “la partecipazione alla costituzione di una fondazione, insieme alle altre istituzioni del territorio e nazionali, che sarà valutata dai rispettivi organi di governo, ha come obiettivo l’avvio del progetto Venezia capitale mondiale della sostenibilità. Si tratta di un’iniziativa destinata a segnare una svolta nel futuro di questa città e non solo, per affrontare una sfida di respiro globale e fare di Venezia un modello di sostenibilità ambientale per il mondo intero, con il contributo decisivo delle nuove generazioni. Le Università veneziane e le Istituzioni di Alta Formazione sono impegnate in prima linea su questi temi, mettendo in campo ricerca scientifica e didattica improntate ad un approccio trasversale e interdisciplinare. Siamo pronti, ora, a dare un ulteriore contributo in vista di questo nuovo, importante obiettivo, in sinergia con le istituzioni e il mondo delle imprese. Abbiamo davanti a noi grandi responsabilità ma anche grandi opportunità. Venezia capitale mondiale della sostenibilità rappresenta un appuntamento decisivo per contribuire a migliorare la qualità della vita e lo sviluppo economico e sociale del nostro territorio”.

Ricci: “Siamo orgogliosi di partecipare a questo importante progetto”

Giuseppe Ricci, Direttore Generale Energy Evolution di Eni, ha dichiarato che “Venezia rappresenta la bellezza italiana nel mondo, ne rappresenta in modo importante la storia, l’arte, la cultura. Ed è fondamentale che continui a replicare la sua eccellenza guardando al futuro, alla scienza, alla ricerca, all’innovazione e alla tecnologia. Elementi che Eni riconosce nel territorio e pone alla base della sua strategia di transizione verso un futuro di energia completamente decarbonizzata. Una strategia della quale Venezia è parte fondamentale, grazie alla bio raffineria e agli altri progetti innovativi che stiamo implementando”.

Pianon: “Il Progetto Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità”

Nicola Pianon, Senior Advisor di Boston Consulting Group ha detto che il Progetto “si configura nel contesto attuale un’occasione unica, forse l’ultima possibile, per portare un impatto concreto e misurabile e provare a risolvere i problemi prioritari della città di Venezia. L’obiettivo è disegnare una prospettiva di futuro sostenibile, ora fortemente limitata dall’attuale assetto economico, normativo e sociale. Terminata la fase di disegno e approvazione del progetto, diventa ora fondamentale la sua implementazione nei filoni di lavoro individuati, e lo sforzo congiunto di tutti gli attori andrà in questa direzione. La città storica di Venezia può davvero tornare a essere un luogo dove abitare e nel quale creare posti di lavoro qualificati, fondamentali per contrastare proprio i fenomeni dello spopolamento dei residenti e della dipendenza dal turismo di massa”.

Governance del Progetto

New European Bauhaus

Studio Baroni valuta strategica questa nuova importante iniziativa progettuale. Oggi è stata data nuova energia per la candidatura di Venezia tra le città europee protagoniste dei 5 progetti pilota dell’iniziativa New European Bauhaus che saranno selezionati e finanziati dalla Commissione Europea. Venezia gioca quindi un importante jolly per raccogliere la proposta lanciata dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen.

Infatti, solo tre mesi fa il 14 aprile 2021, Venezia aveva dichiarato pubblicamente la candidatura della Città per il New European Bauhaus allo scopo di progettare nuovi modi di vivere nelle città e nei territori del futuro, ragionando sulla possibilità di coniugare sostenibilità, inclusività e bellezza.

Come fatto oggi, cioè con la formula vincente della cooperazione, idem avveniva il 14 aprile a Ca’ Farsetti c’erano le Università veneziane Iuav e Ca’ Foscari insieme al Comune di Venezia e la Regione Veneto, Accademia di Belle Arti e Conservatorio Benedetto Marcello, La Biennale di Venezia, Fondazione di Venezia, Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna,  Confindustria, Autorità portuale e Comitati Privati Internazionali per la Salvaguardia di Venezia.

Fonti: Regione Veneto, Ministro Funzione Pubblica, Comune di Venezia, Veneto Sostenibile, Wikipedia, IPC Magazine.

digitale, Pubblica Amministrazione

Nuovo alfabeto per la Pubblica Amministrazione

Un nuovo alfabeto per la Pubblica Amministrazione basato su quattro assi:

  • A come Accesso
  • B come Buona amministrazione
  • C come Capitale umano
  • D come Digitalizzazione

Ecco le linee programmatiche sulle quali il Governo Draghi si sta muovendo per rinnovare la Pubblica Amministrazione nella quale lavorano 3,2 milioni persone.

Il documento è stato presentato dal Ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, nell’audizione sulle linee programmatiche che si è svolta il 10 marzo 2021 alle commissioni riunite Affari costituzionali e Lavoro di Camera e Senato.

Alfabeto PA – 10 marzo 2021

Agenda 2030, Economia, green economy, Partecipazione, Programma, Pubblica Amministrazione, Resilienza, Responsabilità Sociale, Sanità, Scuola, sicurezza, Società della Conoscenza, Sostenibilità, Turismo

Mario Draghi e il documento programmatico con le priorità per ripartire (testo e video integrale)

Il primo pensiero che vorrei condividere, nel chiedere la vostra fiducia, riguarda la nostra responsabilità nazionale. Il principale dovere cui siamo chiamati, tutti, io per primo come presidente del Consiglio, è di combattere con ogni mezzo la pandemia e di salvaguardare le vite dei nostri concittadini. Una trincea dove combattiamo tutti insieme. Il virus è nemico di tutti. Ed è nel commosso ricordo di chi non c’è più che cresce il nostro impegno.

Prima di illustrarvi il mio programma, vorrei rivolgere un altro pensiero, partecipato e solidale, a tutti coloro che soffrono per la crisi economica che la pandemia ha scatenato, a coloro che lavorano nelle attività più colpite o fermate per motivi sanitari. Conosciamo le loro ragioni, siamo consci del loro enorme sacrificio e li ringraziamo. Ci impegniamo a fare di tutto perché possano tornare, nel più breve tempo possibile, nel riconoscimento dei loro diritti, alla normalità delle loro occupazioni. Ci impegniamo a informare i cittadini con sufficiente anticipo, per quanto compatibile con la rapida evoluzione della pandemia, di ogni cambiamento nelle regole.

Il Governo farà le riforme ma affronterà anche l’emergenza. Non esiste un prima e un dopo. Siamo consci dell’insegnamento di Cavour:”… le riforme compiute a tempo, invece di indebolire l’autorità, la rafforzano”. Ma nel frattempo dobbiamo occuparci di chi soffre adesso, di chi oggi perde il lavoro o è costretto a chiudere la propria attività.

Nel ringraziare, ancora una volta il presidente della Repubblica per l’onore dell’incarico che mi è stato assegnato, vorrei dirvi che non vi è mai stato, nella mia lunga vita professionale, un momento di emozione così intensa e di responsabilità così ampia. Ringrazio altresì il mio predecessore Giuseppe Conte che ha affrontato una situazione di emergenza sanitaria ed economica come mai era accaduto dall’Unità d’Italia.  

Si è discusso molto sulla natura di questo governo. La storia repubblicana ha dispensato una varietà infinita di formule. Nel rispetto che tutti abbiamo per le istituzioni e per il corretto funzionamento di una democrazia rappresentativa, un esecutivo come quello che ho l’onore di presiedere, specialmente in una situazione drammatica come quella che stiamo vivendo, è semplicemente il governo del Paese. Non ha bisogno di alcun aggettivo che lo definisca. Riassume la volontà, la consapevolezza, il senso di responsabilità delle forze politiche che lo sostengono alle quali è stata chiesta una rinuncia per il bene di tutti, dei propri elettori come degli elettori di altri schieramenti, anche dell’opposizione, dei cittadini italiani tutti. Questo è lo spirito repubblicano di un governo che nasce in una situazione di emergenza raccogliendo l’alta indicazione del capo dello Stato.

La crescita di un’economia di un Paese non scaturisce solo da fattori economici. Dipende dalle istituzioni, dalla fiducia dei cittadini verso di esse, dalla condivisione di valori e di speranze. Gli stessi fattori determinano il progresso di un Paese.

Si è detto e scritto che questo governo è stato reso necessario dal fallimento della politica. Mi sia consentito di non essere d’accordo. Nessuno fa un passo indietro rispetto alla propria identità ma semmai, in un nuovo e del tutto inconsueto perimetro di collaborazione, ne fa uno avanti nel rispondere alle necessità del Paese, nell’avvicinarsi ai problemi quotidiani delle famiglie e delle imprese che ben sanno quando è il momento di lavorare insieme, senza pregiudizi e rivalità.

Nei momenti più difficili della nostra storia, l’espressione più alta e nobile della politica si è tradotta in scelte coraggiose, in visioni che fino a un attimo prima sembravano impossibili. Perché prima di ogni nostra appartenenza, viene il dovere della cittadinanza.

Siamo cittadini di un Paese che ci chiede di fare tutto il possibile, senza perdere tempo, senza lesinare anche il più piccolo sforzo, per combattere la pandemia e contrastare la crisi economica. E noi oggi, politici e tecnici che formano questo nuovo esecutivo siamo tutti semplicemente cittadini italiani, onorati di servire il proprio Paese, tutti ugualmente consapevoli del compito che ci è stato affidato.

Questo è lo spirito repubblicano del mio governo.

La durata dei governi in Italia è stata mediamente breve ma ciò non ha impedito, in momenti anche drammatici della vita della nazione, di compiere scelte decisive per il futuro dei nostri figli e nipoti. Conta la qualità delle decisioni, conta il coraggio delle visioni, non contano i giorni. Il tempo del potere può essere sprecato anche nella sola preoccupazione di conservarlo. Oggi noi abbiamo, come accadde ai governi dell’immediato Dopoguerra, la possibilità, o meglio la responsabilità, di avviare una Nuova Ricostruzione. L’Italia si risollevò dal disastro della Seconda Guerra Mondiale con orgoglio e determinazione e mise le basi del miracolo economico grazie a investimenti e lavoro. Ma soprattutto grazie alla convinzione che il futuro delle generazioni successive sarebbe stato migliore per tutti. Nella fiducia reciproca, nella fratellanza nazionale, nel perseguimento di un riscatto civico e morale. A quella Ricostruzione collaborarono forze politiche ideologicamente lontane se non contrapposte. Sono certo che anche a questa Nuova Ricostruzione nessuno farà mancare, nella distinzione di ruoli e identità, il proprio apporto. Questa è la nostra missione di italiani: consegnare un Paese migliore e più giusto ai figli e ai nipoti.

Spesso mi sono chiesto se noi, e mi riferisco prima di tutto alla mia generazione, abbiamo fatto e stiamo facendo per loro tutto quello che i nostri nonni e padri fecero per noi, sacrificandosi oltre misura. È una domanda che ci dobbiamo porre quando non facciamo tutto il necessario per promuovere al meglio il capitale umano, la formazione, la scuola, l’università e la cultura. Una domanda alla quale dobbiamo dare risposte concrete e urgenti quando deludiamo i nostri giovani costringendoli ad emigrare da un paese che troppo spesso non sa valutare il merito e non ha ancora realizzato una effettiva parità di genere. Una domanda che non possiamo eludere quando  aumentiamo il nostro debito pubblico senza aver speso e investito al meglio risorse che sono sempre scarse. Ogni spreco oggi è un torto che facciamo alle prossime generazioni, una sottrazione dei loro diritti. Esprimo davanti a voi, che siete i rappresentanti eletti degli italiani, l’auspicio che il desiderio e la necessità di costruire un futuro migliore orientino saggiamente le nostre decisioni. Nella speranza che i giovani italiani che prenderanno il nostro posto, anche qui in questa aula, ci ringrazino per il nostro lavoro e non abbiano di che rimproverarci per il nostro egoismo.

Questo governo nasce nel solco dell’appartenenza del nostro Paese, come socio fondatore, all’Unione europea, e come protagonista dell’Alleanza Atlantica, nel solco delle grandi democrazie occidentali, a difesa dei loro irrinunciabili principi e valori.  Sostenere questo governo significa condividere l’irreversibilità della scelta dell’euro, significa condividere la prospettiva di un’Unione Europea sempre più integrata che approderà a un bilancio pubblico comune capace di sostenere i Paesi nei periodi di recessione. Gli Stati nazionali rimangono il riferimento dei nostri cittadini, ma nelle aree definite dalla loro debolezza cedono sovranità nazionale per acquistare sovranità condivisa. Anzi, nell’appartenenza convinta al destino dell’Europa siamo ancora più italiani, ancora più vicini ai nostri territori di origine o residenza. Dobbiamo essere orgogliosi del contributo italiano alla crescita e allo sviluppo dell’Unione europea. Senza l’Italia non c’è l’Europa. Ma, fuori dall’Europa c’è meno Italia. Non c’è sovranità nella solitudine. C’è solo l’inganno di ciò che siamo, nell’oblio di ciò che siamo stati e nella negazione di quello che potremmo essere. Siamo una grande potenza economica e culturale. Mi sono sempre stupito e un po’ addolorato in questi anni, nel notare come spesso il giudizio degli altri sul nostro Paese sia migliore del nostro. Dobbiamo essere più orgogliosi, più giusti e più generosi nei confronti del nostro Paese. E riconoscere i tanti primati, la profonda ricchezza del nostro capitale sociale, del nostro volontariato, che altri ci invidiano.

Lo stato del Paese dopo un anno di pandemia

Da quando è esplosa l’epidemia, ci sono stati — i dati ufficiali sottostimano il fenomeno — 92.522 morti, 2.725.106 cittadini colpiti dal virus, in questo momento 2.074 sono i ricoverati in terapia intensiva. Ci sono 259 morti tra gli operatori sanitari e 118.856 sono quelli contagiati, a dimostrazione di un enorme sacrificio sostenuto con generosità e impegno. Cifre che hanno messo a dura prova il sistema sanitario nazionale, sottraendo personale e risorse alla prevenzione e alla cura di altre patologie, con conseguenze pesanti sulla salute di tanti italiani.

L’aspettativa di vita, a causa della pandemia, è diminuita: fino a 4 – 5 anni nelle zone di maggior contagio; un anno e mezzo – due in meno per tutta la popolazione italiana. Un calo simile non si registrava in Italia dai tempi delle due guerre mondiali.

La diffusione del virus ha comportato gravissime conseguenze anche sul tessuto economico e sociale del nostro Paese. Con rilevanti impatti sull’occupazione, specialmente quella dei giovani e delle donne. Un fenomeno destinato ad aggravarsi quando verrà meno il divieto di licenziamento.

Si è anche aggravata la povertà. I dati dei centri di ascolto Caritas, che confrontano il periodo maggio-settembre del 2019 con lo stesso periodo del 2020, mostrano che da un anno all’altro l’incidenza dei “nuovi poveri” passa dal 31% al 45%: quasi una persona su due che oggi si rivolge alla Caritas lo fa per la prima volta. Tra i nuovi poveri aumenta in particolare il peso delle famiglie con minori, delle donne, dei giovani, degli italiani, che sono oggi la maggioranza (52% rispetto al 47,9 % dello scorso anno) e delle persone in età lavorativa, di fasce di cittadini finora mai sfiorati dall’indigenza.

Il numero totale di ore di Cassa integrazione per emergenza sanitaria dal 1 aprile al 31 dicembre dello scorso anno supera i 4 milioni. Nel 2020 gli occupati sono scesi di 444 mila unità ma il calo si è accentrato su contratti a termine (-393 mila) e lavoratori autonomi (-209). La pandemia ha finora ha colpito soprattutto giovani e donne, una disoccupazione selettiva ma che presto potrebbe iniziare a colpire anche i lavoratori con contratti  a tempo indeterminato.

Gravi e con pochi precedent storici gli effetti sulla diseguaglianza. In assenza di interventi pubblici il coefficiente di Gini, una misura della diseguaglianza nella distribuzione del reddito, sarebbe aumentato, nel primo semestre del 2020 (secondo una recente stima), di 4 punti percentuali, rispetto al 34.8% del 2019. Questo aumento sarebbe stato maggiore di quello cumulato durante le due recenti recessioni. L’aumento nella diseguaglianza è stato tuttavia attenuato dalle reti di protezione presenti nel nostro sistema di sicurezza sociale, in particolare dai provvedimenti che dall’inizio della pandemia li hanno rafforzati. Rimane però il fatto che il nostro sistema di sicurezza sociale è squilibrato, non proteggendo a sufficienza i cittadini con impieghi a tempo determinato e i lavoratori autonomi.

Le previsioni pubblicate la scorsa settimana dalla Commissione europea indicano che sebbene nel 2020 la recessione europea sia stata meno grave di quanto ci si aspettasse — e che quindi già fra poco più di un anno si dovrebbero recuperare i livelli di attività economica pre-pandemia – in Italia questo non accadrà prima della fine del 2022, in un contesto in cui, prima della pandemia, non avevamo ancora recuperato pienamente gli effetti delle crisi del 2008-09 e del 2011-13.

La diffusione del Covid ha provocato ferite profonde nelle nostre comunità, non solo sul piano sanitario ed economico, ma anche su quello culturale ed educativo. Le ragazze e i ragazzi hanno avuto, soprattutto quelli nelle scuole secondarie di secondo grado, il servizio scolastico attraverso la Didattica a Distanza che, pur garantendo la continuità del servizio, non può non creare disagi ed evidenziare diseguaglianze. Un dato chiarisce meglio la dinamica attuale: a fronte di 1.696.300 studenti delle scuole secondarie di secondo grado, nella prima settimana di febbraio solo 1.039.372 studenti (il 61,2% del totale) ha avuto assicurato il servizio attraverso la Didattica a Distanza.

Le priorità per ripartire

Questa situazione di emergenza senza precedenti impone di imboccare, con decisione e rapidità, una strada di unità e di impegno comune.

Il piano di vaccinazione. Gli scienziati in soli 12 mesi hanno fatto un miracolo: non era mai accaduto che si riuscisse a produrre un nuovo vaccino in meno di un anno. La nostra prima sfida è, ottenutene le quantità sufficienti, distribuirlo rapidamente ed efficientemente.

Abbiamo bisogno di mobilitare tutte le energie su cui possiamo contare, ricorrendo alla protezione civile, alle forze armate, ai tanti volontari. Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti: abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private. Facendo tesoro dell’esperienza fatta con i tamponi che, dopo un ritardo iniziale, sono stati permessi anche al di fuori della ristretta cerchia di ospedali autorizzati. E soprattutto imparando da Paesi che si sono mossi più rapidamente di noi disponendo subito di quantità di vaccini adeguate. La velocità è essenziale non solo per proteggere gli individui e le loro comunità sociali, ma ora anche per ridurre le possibilità che sorgano altre varianti del virus.

Sulla base dell’esperienza dei mesi scorsi dobbiamo aprire un confronto a tutto campo sulla riforma della nostra sanità. Il punto centrale è rafforzare e ridisegnare la sanità territoriale, realizzando una forte rete di servizi di base (case della comunità, ospedali di comunità, consultori, centri di salute mentale, centri di prossimità contro la povertà sanitaria). È questa la strada per rendere realmente esigibili i “Livelli essenziali di assistenza” e affidare agli ospedali le esigenze sanitarie acute, post acute e riabilitative. La “casa come principale luogo di cura” è oggi possibile con la telemedicina, con l’assistenza domiciliare integrata.

La scuola: non solo dobbiamo tornare rapidamente a un orario scolastico normale, anche distribuendolo su diverse fasce orarie, ma dobbiamo fare il possibile, con le modalità più adatte, per recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno in cui la didattica a distanza ha incontrato maggiori difficoltà.

Occorre rivedere il disegno del percorso scolastico annuale. Allineare il calendario scolastico alle esigenze derivanti dall’esperienza vissuta dall’inizio della pandemia. Il ritorno a scuola deve avvenire in sicurezza.

È necessario investire in una transizione culturale a partire dal patrimonio identitario umanistico riconosciuto a livello internazionale. Siamo chiamati disegnare un percorso educativo che combini la necessaria adesione agli standard qualitativi richiesti, anche nel panorama europeo, con innesti di nuove materie e metodologie, e coniugare le competenze scientifiche con quelle delle aree umanistiche e del multilinguismo.

Infine è necessario investire nella formazione del personale docente per allineare l’offerta educativa alla domanda delle nuove generazioni.

In questa prospettiva particolare attenzione va riservata agli ITIS (istituti tecnici). In Francia e in Germania, ad esempio, questi istituti sono un pilastro importante del sistema educativo. E’ stato stimato in circa 3 milioni, nel quinquennio 2019-23, il fabbisogno di diplomati di istituti tecnici nell’area digitale e ambientale. Il Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza assegna 1,5 md agli ITIS, 20 volte il finanziamento di un anno normale pre-pandemia. Senza innovare l’attuale organizzazione di queste scuole, rischiamo che quelle risorse vengano sprecate.

La globalizzazione, la trasformazione digitale e la transizione ecologica stanno da anni cambiando il mercato del lavoro e richiedono continui adeguamenti nella formazione universitaria. Allo stesso tempo occorre investire adeguatamente nella ricerca, senza escludere la ricerca di base, puntando all’eccellenza, ovvero a una ricerca riconosciuta a livello internazionale per l’impatto che produce sulla nuova conoscenza e sui nuovi modelli in tutti i campi scientifici. Occorre infine costruire sull’esperienza di didattica a distanza maturata nello scorso anno sviluppandone le potenzialità con l’impiego di strumenti digitali che potranno essere utilizzati nella didattica in presenza.

Oltre la pandemia

Quando usciremo, e usciremo, dalla pandemia, che mondo troveremo? Alcuni pensano che la tragedia nella quale abbiamo vissuto per più di 12 mesi sia stata simile ad una lunga interruzione di corrente. Prima o poi la luce ritorna, e tutto ricomincia come prima. La scienza, ma semplicemente il buon senso, suggeriscono che potrebbe non essere così.

Il riscaldamento del pianeta ha effetti diretti sulle nostre vite e sulla nostra salute, dall’inquinamento, alla fragilità idrogeologica, all’innalzamento del livelllo dei mari che potrebbe rendere ampie zone di alcune città litoranee non più abitabili. Lo spazio che alcune megalopoli hanno sottratto alla natura potrebbe essere stata una delle cause della trasmissione del virus dagli animali all’uomo.

Come ha detto papa Francesco “Le tragedie naturali sono la risposta della terra al nostro maltrattamento. E io penso che se chiedessi al Signore che cosa pensa, non credo mi direbbe che è una cosa buona: siamo stati noi a rovinare l’opera del Signore”.

Proteggere il futuro dell’ambiente, conciliandolo con il progresso e il benessere sociale, richiede un approccio nuovo: digitalizzazione,  agricoltura, salute, energia, aerospazio, cloud computing, scuole ed educazione, protezione dei territori , biodiversità, riscaldamento globale ed effetto serra, sono diverse facce di una sfida poliedrica che vede al centro l’ecosistema in cui si svilupperanno tutte le azioni umane.

Anche nel nostro Paese alcuni modelli di crescita dovranno cambiare. Ad esempio il modello di turismo, un’attività  che prima della pandemia rappresentava il 14 per cento del totale delle nostre attività economiche. Imprese e lavoratori in quel settore vanno aiutati ad uscire dal disastro creato dalla pandemia. Ma senza scordare che il nostro turismo avrà un futuro se non dimentichiamo che esso vive della nostra capacità di preservare, cioè almeno non sciupare, città d’arte, luoghi e tradizioni che successive generazioni attraverso molti secoli hanno saputo preservare e ci hanno tramandato.

Uscire dalla pandemia non sarà come riaccendere la luce. Questa osservazione, che gli scienziati non smettono di ripeterci, ha una conseguenza importante. Il governo dovrà proteggere i lavoratori, tutti i lavoratori, ma sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche. Acune dovranno cambiare, anche radicalmente. E la scelta di quali attività proteggere e quali accompagnare nel cambiamento è il difficile compito che la politica economica dovrà affrontare nei prossimi mesi.

La capacità di adattamento del nostro sistema produttivo e interventi senza precedenti hanno permesso di preservare la forza lavoro in un anno drammatico: sono stati sette milioni i lavoratori che hanno fruito di strumenti di integrazione salariale per un totale di 4 miliardi di ore. Grazie a tali misure, supportate anche dalla Commissione Europea mediante il programma SURE, è stato possibile limitare gli effetti negativi sull’occupazione. A pagare il prezzo più alto sono stati i giovani, le donne e i lavoratori autonomi. E’ innanzitutto a loro che bisogna pensare quando approntiamo una strategia di sostegno delle imprese e del lavoro, strategia che dovrà coordinare la sequenza degli interventi sul lavoro, sul credito e sul capitale.

Centrali sono le politiche attive del lavoro. Affinché esse siano immediatamente operative è necessario migliorare gli strumenti esistenti, come l’assegno di riallocazione, rafforzando le politiche di formazione dei lavoratori occupati e disoccupati. Vanno anche rafforzate le dotazioni di personale e digitali dei centri per l’impiego in accordo con le regioni. Questo progetto è già parte del Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza ma andrà anticipato da subito.

Il cambiamento climatico, come la pandemia, penalizza alcuni settori produttivi senza che vi sia un’espansione in altri settori che possa compensare. Dobbiamo quindi essere noi ad assicurare questa espansione e lo dobbiamo fare subito.

La risposta della politica economica al cambiamento climatico e alla pandemia dovrà essere una combinazione di politiche strutturali che facilitino l’innovazione, di politiche finanziarie che facilitino l’accesso delle imprese capaci di crescere al capitale e al credito e di politiche monetarie e fiscali espansive che agevolino gli investimenti e creino domanda per le nuove attività sostenibili che sono state create.

Vogliamo lasciare un buon pianeta, non solo una buona moneta.

Parità di genere

La mobilitazione di tutte le energie del Paese nel suo rilancio non può prescindere dal coinvolgimento delle donne. Il divario di genere nei tassi di occupazione in Italia rimane tra i più alti di Europa: circa 18 punti su una media europea di 10. Dal dopoguerra ad oggi, la situazione è notevolmente migliorata, ma questo incremento non è andato di pari passo con un altrettanto evidente miglioramento delle condizioni di carriera delle donne. L’Italia presenta oggi uno dei peggiori gap salariali tra generi in Europa, oltre una cronica scarsità di donne in posizioni manageriali di rilievo.

Una vera parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge: richiede che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi. Intendiamo lavorare in questo senso, puntando a un riequilibrio del gap salariale e un sistema di welfare che permetta alle donne di dedicare alla loro carriera le stesse energie dei loro colleghi uomini, superando la scelta tra famiglia o lavoro.

Garantire parità di condizioni competitive significa anche assicurarsi che tutti abbiano eguale accesso alla formazione di quelle competenze chiave che sempre più permetteranno di fare carriera – digitali, tecnologiche e ambientali. Intendiamo quindi investire, economicamente ma soprattutto culturalmente, perché sempre più giovani donne scelgano di formarsi negli ambiti su cui intendiamo rilanciare il Paese. Solo in questo modo riusciremo a garantire che le migliori risorse siano coinvolte nello sviluppo del Paese.

Il Mezzogiorno

Aumento dell’occupazione, in primis, femminile, è obiettivo imprescindibile: benessere, autodeterminazione, legalità, sicurezza sono strettamente legati all’aumento dell’occupazione femminile nel Mezzogiorno. Sviluppare la capacità di attrarre investimenti privati nazionali e internazionali è essenziale per generare reddito, creare lavoro, investire il declino demografico e lo spopolamento delle aree interne. Ma per raggiungere questo obiettivo occorre creare un ambiente dove legalità e sicurezza siano sempre garantite. Vi sono poi strumenti specifici quali il credito d’imposta e altri interventi da concordare in sede europea.

Per riuscire a spendere e spendere bene, utilizzando gli investimenti dedicati dal Next Generation EU occorre irrobustire le amministrazioni meridionali, anche guardando con attenzione all’esperienza di un passato che spesso ha deluso la speranza.

Gli investimenti pubblici

In tema di infrastrutture occorre investire sulla preparazione tecnica, legale ed economica dei funzionari pubblici per permettere alle amministrazioni di poter pianificare, progettare ed accelerare gli investimenti con certezza dei tempi, dei costi e in piena compatibilità con gli indirizzi di sostenibilità e crescita indicati nel Programma nazionale di Ripresa e Resilienza. Particolare attenzione va posta agli investimenti in manutenzione delle opere e nella tutela del territorio, incoraggiando l’utilizzo di tecniche predittive basate sui più recenti sviluppi in tema di Intelligenza artificiale e tecnologie digitali. Il settore privato deve essere invitato a partecipare alla realizzazione degli investimenti pubblici apportando più che finanza, competenza, efficienza e innovazione per accelerare la realizzazione dei progetti nel rispetto dei costi previsti.

Next Generation EU

La strategia per i progetti del Next Generation EU non può che essere trasversale e sinergica, basata sul principio dei co-benefici, cioè con la capacità di impattare simultaneamente più settori, in maniera coordinata. 

Dovremo imparare a prevenire piuttosto che a riparare,  non solo  dispiegando tutte le  tecnologie a nostra disposizione ma anche investendo sulla consapevolezza  delle nuove generazioni che “ogni azione ha una conseguenza”.

Come si è ripetuto più volte, avremo a disposizione circa 210 miliardi lungo un periodo di sei anni.

Queste risorse dovranno essere spese puntando a migliorare il potenziale di crescita della nostra economia. La quota di prestiti aggiuntivi che richiederemo tramite la principale componente del programma, lo Strumento per la ripresa e resilienza, dovrà essere modulata in base agli obiettivi di finanza pubblica.

Il precedente Governo ha già svolto una grande mole di lavoro sul Programma di ripresa e resilienza (PNRR). Dobbiamo approfondire e completare quel lavoro che, includendo le necessarie interlocuzioni con la Commissione Europea, avrebbe una scadenza molto ravvicinata, la fine di aprile.

Gli orientamenti che il Parlamento esprimerà nei prossimi giorni a commento della bozza di Programma presentata dal Governo uscente saranno di importanza fondamentale nella preparazione della sua versione finale. Voglio qui riassumere l’orientamento del nuovo Governo.

Le Missioni del Programma potranno essere rimodulate e riaccorpate, ma resteranno quelle enunciate nei precedenti documenti del Governo uscente, ovvero l’innovazione, la digitalizzazione, la competitività e la cultura; la transizione ecologica; le infrastrutture per la mobilità sostenibile; la formazione e la ricerca; l’equità sociale, di genere, generazionale e territoriale; la salute e la relativa filiera produttiva.

Dovremo rafforzare il Programma prima di tutto per quanto riguarda gli obiettivi strategici e le riforme che li accompagnano.

Obiettivi strategici

Il Programma è finora stato costruito in base ad obiettivi di alto livello e aggregando proposte progettuali in missioni, componenti e linee progettuali. Nelle prossime settimane rafforzeremo la dimensione strategica del Programma, in particolare con riguardo agli obiettivi riguardanti la produzione di energia da fonti rinnovabili, l’inquinamento dell’aria e delle acque, la rete ferroviaria veloce, le reti di distribuzione dell’energia per i veicoli a propulsione elettrica, la produzione e distribuzione di idrogeno, la digitalizzazione, la banda larga e le reti di comunicazione 5G.

Il ruolo dello Stato e il perimetro dei suoi interventi dovranno essere valutati con attenzione. Compito dello dello Stato è utilizzare le leve della spesa per ricerca e sviluppo, dell’istruzione e della formazione, della regolamentazione, dell’incentivazione e della tassazione.

In base a tale visione strategica, il Programma nazionale di Ripresa e Resilienza indicherà obiettivi per il prossimo decennio e più a lungo termine, con una tappa intermedia per l’anno finale del Next Generation EU, il 2026. Non basterà elencare progetti che si vogliono completare nei prossimi anni. Dovremo dire dove vogliamo arrivare nel 2026 e a cosa puntiamo per il 2030 e il 2050, anno in cui l’Unione Europea intende arrivare a zero emissioni nette di CO2 e gas clima-alteranti.

Selezioneremo progetti e iniziative coerenti con gli obiettivi strategici del Programma, prestando grande attenzione alla loro fattibilità nell’arco dei sei anni del programma. Assicureremo inoltre che l’impulso occupazionale del Programma sia sufficientemente elevato in ciascuno dei sei anni, compreso il 2021.

Chiariremo il ruolo del terzo settore e del contributo dei privati al Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza attraverso i meccanismi di finanziamento a leva (fondo dei fondi).

Sottolineeremo il ruolo della scuola che tanta parte ha negli obiettivi di coesione sociale e territoriale e quella dedicata all’inclusione sociale e alle politiche attive del lavoro

Nella sanità dovremo usare questi progetti per porre le basi, come indicato sopra, per rafforzare la medicina territoriale e la telemedicina.

La governance del Programma di ripresa e resilienza è incardinata nel Ministero dell’Economia e Finanza con la strettissima collaborazione dei Ministeri competenti che definiscono le politiche e i progetti di settore. Il Parlamento verrà costantemente informato sia sull’impianto complessivo, sia sulle politiche di settore.

Infine il capitolo delle riforme che affronterò ora separatamente.

Le riforme

Il Next generation EU prevede riforme.

Alcune riguardano problemi aperti da decenni ma che non per questo vanno dimenticati. Fra questi la certezza delle norme e dei piani di investimento pubblico, fattori che limitano gli investimenti, sia italiani che esteri. inoltre la concorrenza: chiederò all’Autorità garante per la concorrenza e il mercato, di produrre in tempi brevi come previsto dalla Legge Annuale sulla Concorrenza (Legge 23 luglio 2009, n. 99) le sue proposte in questo campo.

Negli anni recenti i nostri tentativi di riformare il paese non sono stati del tutto assenti, ma i loro effetti concreti sono stati limitati. Il problema sta forse nel modo in cui spesso abbiamo disegnato le riforme: con interventi parziali dettati dall’urgenza del momento, senza una visione a tutto campo che richiede tempo e competenza. Nel caso del fisco, per fare un esempio, non bisogna dimenticare che il sistema tributario è un meccanismo complesso, le cui parti si legano una all’altra. Non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta. Un intervento complessivo rende anche più difficile che specifici gruppi di pressione riescano a spingere il governo ad adottare misure scritte per avvantaggiarli.

Inoltre, le esperienze di altri paesi insegnano che le riforme della tassazione dovrebbero essere affidate a esperti, che conoscono bene cosa può accadere se si cambia un’imposta. Ad esempio la Danimarca, nel 2008, nominò una Commissione di esperti in materia fiscale. La Commissione incontrò i partiti politici e le parti sociali e solo dopo presentò la sua relazione al Parlamento. Il progetto prevedeva un taglio della pressione fiscale pari a 2 punti di Pil. L’aliquota marginale massima dell’imposta sul reddito veniva ridotta, mentre la soglia di esenzione veniva alzata.

Un metodo simile fu seguito in Italia all’inizio degli anni Settanta del secolo scorso quando il governo affidò ad una commissione di esperti, fra i quali Bruno Visentini e Cesare Cosciani, il compito di ridisegnare il nostro sistema tributario, che non era stato più modificato dai tempi della riforma Vanoni del 1951. Si deve a quella commissione l’introduzione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e del sostituto d’imposta per i redditi da lavoro dipendente. Una riforma fiscale segna in ogni Paese un passaggio decisivo. Indica priorità, dà certezze, offre opportunità, è l’architrave della politica di bilancio

In questa prospettiva va studiata una revisione profonda dell’Irpef con il duplice obiettivo di semplificare e razionalizzare la struttura del prelievo, riducendo gradualmente il carico fiscale e preservando la progressività. Funzionale al perseguimento di questi ambiziosi obiettivi sarà anche un rinnovato e rafforzato impegno nell’azione di contrasto all’evasione fiscale.

L’altra riforma che non si può procrastinare è quella della pubblica amministrazione. Nell’emergenza l’azione amministrativa, a livello centrale e nelle strutture locali e periferiche, ha dimostrato capacità di resilienza e di adattamento grazie a un impegno diffuso nel lavoro a distanza e a un uso intelligente delle tecnologie a sua disposizione. La fragilità del sistema delle pubbliche amministrazioni e dei servizi di interesse collettivo è, tuttavia, una realtà che deve essere rapidamente affrontata.

Particolarmente urgente è lo smaltimento dell’arretrato accumulato durante la pandemia. Agli uffici verrà chiesto di predisporre un piano di smaltimento dell’arretrato e comunicarlo ai cittadini

La riforma dovrà muoversi su due direttive: investimenti in connettività con anche la realizzazione di piattaforme efficienti e di facile utilizzo da parte dei cittadini; aggiornamento continuo delle competenze dei dipendenti pubblici, anche selezionando nelle assunzioni le migliori competenze e attitudini in modo rapido, efficiente e sicuro, senza costringere a lunghissime attese decine di migliaia di candidati.

Nel campo della giustizia le azioni da svolgere sono principalmente quelle che si collocano all’interno del contesto e delle aspettative dell’Unione europea. Nelle Country Specific Recommendations indirizzate al nostro Paese negli anni 2019 e 2020, la Commissione, pur dando atto dei progressi compiuti negli ultimi anni, ci esorta: ad aumentare l’efficienza del sistema giudiziario civile, attuando e favorendo l’applicazione dei decreti di riforma in materia di insolvenza, garantendo un funzionamento più efficiente dei tribunali, favorendo lo smaltimento dell’arretrato e una migliore gestione dei carichi di lavoro, adottando norme procedurali più semplici, coprendo i posti vacanti del personale amministrativo, riducendo le differenze che sussistono nella gestione dei casi da tribunale a tribunale e infine favorendo la repressione della corruzione.

Nei nostri rapporti internazionali questo governo sarà convintamente europeista e atlantista, in linea con gli ancoraggi storici dell’Italia: Unione europea, Alleanza Atlantica, Nazioni Unite. Ancoraggi che abbiamo scelto fin dal dopoguerra, in un percorso che ha portato benessere, sicurezza e prestigio internazionale. Profonda è la nostra vocazione a favore di un multilateralismo efficace, fondato sul ruolo insostituibile delle Nazioni Unite. Resta forte la nostra attenzione e proiezione verso le aree di naturale interesse prioritario, come i Balcani, il Mediterraneo allargato, con particolare attenzione alla Libia e al Mediterraneo orientale, e all’Africa.

Gli anni più recenti hanno visto una spinta crescente alla costruzione in Europa di reti di rapporti bilaterali e plurilaterali privilegiati. Proprio la pandemia ha rivelato la necessità di perseguire uno scambio più intenso con i partner con i quali la nostra economia è più integrata. Per l’Italia ciò comporterà la necessità di meglio strutturare e rafforzare il rapporto strategico e imprescindibile con Francia e Germania. Ma occorrerà anche consolidare la collaborazione con Stati con i quali siamo accomunati da una specifica sensibilità mediterranea e dalla condivisione di problematiche come quella ambientale e migratoria: Spagna, Grecia, Malta e Cipro. Continueremo anche a operare affinché si avvii un dialogo più virtuoso tra l’Unione europea e la Turchia, partner e alleato Nato.

L’Italia si adopererà per alimentare meccanismi di dialogo con la Federazione Russa. Seguiamo con preoccupazione ciò che sta accadendo in questo e in altri paesi dove i diritti dei cittadini sono spesso violati. Seguiamo anche con preoccupazione l’aumento delle tensioni in Asia intorno alla Cina.

Altra sfida sarà il negoziato sul nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo, nel quale perseguiremo un deciso rafforzamento dell’equilibrio tra responsabilità dei Paesi di primo ingresso e solidarietà effettiva. Cruciale sarà anche la costruzione di una politica europea dei rimpatri dei non aventi diritto alla protezione internazionale, accanto al pieno rispetto dei diritti dei rifugiati.

L’avvento della nuova Amministrazione USA prospetta un cambiamento di metodo, più cooperativo nei confronti dell’Europa e degli alleati tradizionali. Sono fiducioso che i nostri rapporti e la nostra collaborazione non potranno che intesificarsi.

Dal dicembre scorso e fino alla fine del 2021, l’Italia esercita per la prima volta la Presidenza del G20. Il programma, che coinvolgerà l’intera compagine governativa, ruota intorno a tre pilastri: People, Planet, Prosperity. L’Italia avrà la responsabilità di guidare il Gruppo verso l’uscita dalla pandemia, e di rilanciare una crescita verde e sostenibile a beneficio di tutti. Si tratterà di ricostruire e di ricostruire meglio.

Insieme al Regno Unito – con cui quest’anno abbiamo le Presidenze parallele del G7 e del G20 – punteremo sulla sostenibilità e la “transizione verde” nella prospettiva della prossima Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico (Cop 26), con una particolare attenzione a coinvolgere attivamente le giovani generazioni, attraverso l’evento “Youth4Climate”.

Questo è il terzo governo della legislatura. Non c’è nulla che faccia pensare che possa far bene senza il sostegno convinto di questo Parlamento. E’ un sostegno che non poggia su alchimie politiche ma sullo spirito di sacrificio con cui donne e uomini hanno affrontato l’ultimo anno, sul loro vibrante desiderio di rinascere, di tornare più forti e sull’entusiasmo dei giovani che vogliono un paese capace di realizzare i loro sogni. Oggi, l’unità non è un’opzione, l’unità è un dovere. Ma è un dovere guidato da ciò che son certo ci unisce tutti: l’amore per l’Italia.

17 febbraio 2021, fonte: governo.it

PDF – Mario Draghi documento programmatico 17 febbraio 2021

Agenda 2030, Comunicazione, Pubblica Amministrazione, Sostenibilità

Comunicazione pubblica e Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile della PA

Appuntamento online il 17 febbraio pomeriggio dalle 16 alle 18 con gli obiettivi dell’Agenda 2030 e le sfide della comunicazione pubblica per lo sviluppo sostenibile della PA.

Link per iscriversi.

PROGRAMMA

Introducono:

  • Leda Guidi – Presidente Comunicazione Pubblica
  • Pier Virgilio Dastoli – Presidente Movimento Europeo, Italia

Conduce:

  • Marco Magheri – Segretario Generale Comunicazione Pubblica

Intervengono:

  • Enrico Giovannini – Portavoce ASVIS – Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
  • Federico Pizzarotti – Vice Presidente Anci – Associazione Nazionale Comuni Italiani
  • Valerio Lucciarini De Vincenzi – Direttore Generale ALI – Autonomie Locali Italiane
  • Annalisa Rampin – Presidente Intesa programmatica d’area Asolo – Montegrappa

L’incontro gratuito rientra nelle attività formative dell’Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica e Istituzionale e riconosce ai partecipanti l’attribuzione di due (due) crediti formativi professionali ai sensi della Legge 4/2013 utili all’attestazione della qualificazione professionale dei comunicatori pubblici.

Contributi su Agenda 2030 in Studio Baroni:

Agenda 2030, Ambiente, Bandi europei, Economia, Europa, Formazione, Giovani, Innovazione, Pubblica Amministrazione, Resilienza, Responsabilità Sociale, Ricerca, Sistemi gestionali, Sostenibilità

PNRR – La resilienza è strategica nel Piano nazionale per la ripresa. Agenda 2030, innovazione, CSR e criteri ESG

resilienza italia europa - PNRR Piano nazionale rilancio e resilienza - vittorio baroni - studiobaroni.info

PNRR Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – Approvato dal Consiglio dei Ministri il 12 gennaio 2021

Per imprese e territori, enti ed organizzazioni si sta presentando la grande opportunità di beneficiare del PNRR, ovvero il Piano Nazionale per la Ripresa che mette al centro la Resilienza.

Gli obiettivi prioritari puntano a promuovere la coesione economica, sociale e territoriale per la crescita sostenibile, nonché attenuare l’impatto sociale ed economico della crisi, sostenere le transizioni verde e digitale, incentivare la creazione di posti di lavoro nel periodo successivo alla crisi Covid-19.

Suggerimenti 

Gli ingenti fondi stanziati offrono grandi opportunità. Occorre agire con innovazione e lungimiranza e ripartire con coraggio per un nuovo tipo di sviluppo più sostenibile. Studio Baroni suggerisce una serie di orientamenti da introdurre nelle aziende, enti, associazioni e in qualsiasi organizzazione. 

INVESTIMENTI SOSTENIBILI AGENDA 2030 

Pubblico e Privato acquisteranno resilienza se sapranno orientare tutta la pianificazione tenendo in grande evidenza gli obiettivi internazionali di Agenda 2030. Poi, in particolare, occorre tener presente che la grande mole del sostegno finanziario agli investimenti pubblici sarà indirizzato verso la transizione verde e digitale. Questo interessa in modo particolare alle nuove generazioni. Quindi, in questo nuovo scenario traguardato alla fase post Covid-19, si farà ancora più strada la pratica dell’investimento responsabile.

FORMARE ALLA RESILIENZA

Suggeriamo di investire in formazione e organizzazione per aumentare la resilienza a tutti i livelli, perché è il giusto antidoto per affrontare qualsiasi crisi, superarla e trarre vantaggio. Va tenuto presente che la resilienza è presente in qualsiasi persona, realtà e organizzazione. Va ricercata e sviluppata per potersi rapportare al meglio nella società contemporanea contrassegnata dalla complessità. Formare alla resilienza significa muoversi con efficacia nel contesto influenzato dalla pandemia e dalla globalizzazione, dalla mobilità sociale e la multiculturalità. La resilienza permette di convivere con i cambiamenti climatici e la rivoluzione tecnologica digitale che sta trasformando radicalmente tutta la nostra società.

FARE E GESTIRE INNOVAZIONE

Studio Baroni suggerisce un approccio olistico all’innovazione e propone il laboratorio formativo con il metodo “Sviluppo Resiliente“. In vista della ripresa post Covid-19 è importante fare e gestire innovazione in modo strutturato, continuativo e inclusivo. Chi saprà cogliere le opportunità di resilienza della crisi in corso, potrà ripartire alla grande con ottime garanzie di successo. In questo senso suggeriamo anche la nuova ISO 56000 pubblicata di recente lo scorso 18 febbraio e in evoluzione. Contiene i concetti fondamentali e i principi per la gestione dell’innovazione e la sua attuazione sistematica.

CSR RESPONSABILITÀ SOCIALE

La CSR Corporate Social Responsibility individua pratiche e comportamenti che qualsiasi impresa e organizzazione può adottare su base volontaria. Ad esempio, la ISO 37101 è ottima per organizzazioni che puntano a migliorare resilienza e capacità di adattamento al contesto economico, sociale e ambientale. La CSR Serve soprattutto per migliorare i rapporti con i propri portatori d’interesse, nel senso di stakeholder intesi come collaboratori, fornitori, clienti, partner, comunità e istituzioni locali. Consente di accrescere la resilienza poiché mira a conciliare gli obiettivi economici con quelli sociali e ambientali del territorio di riferimento. I vantaggi sono evidenti. Ad esempio, secondo una recente ricerca, le certificazioni legate alla CSR (FSC, Sustainable cleaning, Friend of the sea, Ecocert, UTZ, Fairtrade, Ecolabel, Cruelty free) determinano gli acquisti dei consumatori per un valore di poco inferiore ai 4 miliardi €.

IMPLEMENTARE CRITERI ESG

Per tutte le imprese è sicuramente strategico implementare il più presto possibile nuovi modelli organizzativi finalizzati a migliorare la propria performance in relazione ai criteri ESG, cioè Environmental, Social e Governance. Ambientale, Sociale e Governance sono tre fattori centrali, ormai inevitabili, per misurare (ed essere misurati) circa la sostenibilità e l’impatto sociale di un investimento. In merito a questo argomento ricordiamo che la Commissione europea ha presentato (marzo 2018) un piano d‘azione per finanziare la crescita sostenibile.

#PNRR #Resilienza

Agroalimentare, Ambiente, Artigianato, Bandi europei, CCIAA, Cultura, Economia, EUROPA 2020, Formazione, Industria, Innovazione, Pubblica Amministrazione, Regioni, Ricerca, Unioncamere, Veneto, Venezia

Guida ai finanziamenti europei

PDF Guida i finanziamenti europei scarica il documento - Studio Baroni

PDF GUIDA AI FINANZIAMENTI EUROPEI

In vista del nuovo quadro finanziario pluriennale per la programmazione settennale 2021-2027 e in chiusura dell’ultimo periodo, segnaliamo la “Guida finanziamenti europei 2019-2020”.

La pubblicazione è curata da Unionacamere del Veneto in collaborazione con Regione del Veneto e Europe Direct Venezia Veneto del Comune di Venezia. Si articola nelle seguenti in sezioni tematiche: ricerca, sviluppo tecnologico e competitività, ambiente, agricoltura e pesca, cambiamento sociale e innovazione, sicurezza interna e immigrazione, istruzione e cultura, giustizia e uguaglianza, salute e sicurezza, fiscalità e dogane, infrastrutture e trasporti, formazione, cooperazione internazionale, strumenti finanziari e cooperazione territoriale europea.

Una copia stampata della Guida si può ritirare (fino ad esaurimento scorte) presso Europe Direct del Comune di Venezia in Via Spalti 28 a Mestre (numero verde 800496200) infoeuropa@comune.venezia.it.

Economia, Innovazione, Partecipazione, Pubblica Amministrazione, Resilienza, Sostenibilità, Turismo, Venezia

#RimbalzaItalia è Resilienza. Venezia propone strategie per contrastare l’emergenza e ripartire

#RimbalzaItalia documento file PDF

#RimbalzaItalia pdf #RisorgiamoItalia Venezia emergenza e rilancio 28 aprile 2020

#Rimbalzaitalia in sintesi

Il sostegno al settore turistico – Il documento #RimbalzaItalia si compone di 29 punti principali tra proposte di incentivi, sgravi, idee e scelte strategiche: in primis si concentra l’attenzione sulla crisi che, causa Coronavirus, si sta abbattendo sulla filiera turistica dell’intera area metropolitana veneziana, definita una delle “aree turistiche a vocazione internazionale” più emblematiche. Per il settore si chiede una durata della cassa integrazione, ai sensi degli articoli 19, 20, 21 e 22 del Decreto “Cura Italia”, di 52 settimane (al posto delle 9 previste “a livello generale”). Inoltre, per i lavoratori parasubordinati, autonomi o stagionali, si dichiara la necessità di poter contare, fino a marzo 2021, di un’indennità mensile di almeno 600 euro se non superiore. Si tratta di misure che si chiede vengano ampliate a tutte le attività economiche veneziane riconducibili alla filiera turistica: dalla ristorazione ai trasporti, dagli alberghi ai musei e agli spettacoli, fino alla cultura e all’organizzazione di eventi.

Misure per la liquidità delle imprese – Ma è l’intero “sistema Paese” che il documento analizza: tra le criticità principali si segnala quello della liquidità delle imprese, specie quelle di dimensioni ridotte. Un problema che impone “un approccio degno della celebre frase di Mario Draghi ‘whatever it takes'”, si legge. “In questo caso significa liquidità subito a tutti coloro che ne hanno bisogno adesso e che la meritano – si continua – E’ necessario allungare i tempi per la restituzione dei finanziamenti portandoli ad almeno 20 anni”. Di più: nell’apprezzare la decisione del Governo di prevedere prestiti bancari garantiti dallo Stato fino al 25% del fatturato dello scorso anno di un’azienda, si chiede che questa percentuale venga aumentata fino al 50%, “specie per le PMI”. Rimuovendo al contempo gli ostacoli per l’accesso al credito: “E’ indispensabile che tutte le imprese possano beneficiare di questa iniezione di liquidità”, si afferma.

Il settore dell’edilizia – Ulteriori misure di rilancio vengono individuate per il settore dell’edilizia: “Consentire di cedere a titolo gratuito alle banche per 10 anni le quote di detrazione per lavori in ambito familiare, come il recupero del patrimonio edilizio o i lavori di efficientamento energetico, consentirebbe un’immediata iniezione di liquidità a un costo minimo per lo Stato”, si dichiara.

Sospensione delle scadenze fiscali – Naturalmente la crisi di liquidità delle imprese non può che essere acuita dalla necessità di rispettare le scadenze fiscali: si propone quindi di rinviare i versamenti dei saldi Irpef, Ires, Irap, e le relative imposte sostitutive in scadenza al 30 giugno 2020, al 2021 e 2022, cancellando per quest’anno anche i minimi contributivi. Con la stessa logica si propone anche di dimezzare la ritenuta d’acconto Irpef sui compensi dei liberi professionisti dal 20% al 10%.

Misure per assicurare la continuità aziendale – Nel documento si lanciano inoltre idee per assicurare la continuità aziendale in fatto di capitalizzazioni e si individuano misure di sostegno per le locazioni, sia commerciali che abitative: se nel decreto “Cura Italia” il Governo ha previsto la corresponsione di un credito di imposta del 60% del canone di locazione effettivamente pagato per il mese di marzo 2020 per negozi e botteghe, “la misura deve necessariamente essere estesa ai canoni pagati ad aprile – si legge – e ad altre tipologie di immobili, come gli uffici, i magazzini, i laboratori, le palestre, gli alberghi e le pensioni, i teatri, cinema, sale da concerti”. Con una specificità in più per l’area veneziana e per le altre zone a principale vocazione turistica internazionale: “Per quest’ultime la misura deve trovare applicazione per almeno 12 mesi a decorrere dala dichiarazione dello stato di pandemia da parte dell’Oms”. Allo stesso modo si chiede che venga introdotto un credito di imposta del 60% anche a favore del locatore (si tratti di un impresa o di un privato) commisurato alla parte di canone mensile che egli rinuncia a esigere, passando in futuro al “criterio di cassa per l’imponibilità e la deducibilità dei corrispettivi e delle spese relative a locazioni” e alla creazione di un “fondo nazionale per il sostegno delle locazioni abitative”. Un’operazione che, nei Comuni a vocazione turistica, si chiede venga accompagnata da incentivi fiscali per la trasformazione degli immobili da ricettivi a residenziali, anche attraverso una legislazione speciale.

Le altre misure di sostegno – Il sostegno alle imprese, nel periodo di imposta caratterizzato dall’emergenza Coronavirus, si chiede che si sviluppi anche attraverso: la sospensione dei limiti di deducibilità del reddito di impresa degli oneri finanziari di competenza del 2020 fino al 30% del reddito operativo lordo; l’eliminazione di ogni vincolo legato alla precedente iscrizione a Enti o fondi bilaterali preclusivo dell’accesso al sistema di integrazione salariale; la sospensione per tutto il 2020 del pagamento dei contributi previdenziali e assistenziali; un taglio generalizzato delle aliquote Iva (garantendo così una riduzione delle imposte per i cittadini, a vantaggio della domanda interna); appositi sgravi fiscali per almeno un triennio per l’acquisto di pacchetti turistici in Italia; l’eliminazione della regola sul limite di utilizzo delle perdite fiscali; la sospensione nel 2020 degli indici sintetici di affidabilità economica (Isa) e dei meccanismi presuntivi e di misurazione della normalità economica delle imprese; la sospensione delle sanzioni penali (sempre per il 2020); la sospensione dal 17 marzo 2020 al 31 luglio, o comunque al termine dell’emergenza, dei canoni demaniali relativi ai porti turistici, agli approdi turistici e ai punti d’ormeggio; la riduzione (o la sospensione) dei canoni demaniali marittimi a carico delle strutture ricettive e degli stabilimenti balneari per il 2020. Il tutto di pari passo a un incremento nel 2020 e 2021 del Fondo nazionale per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del trasporto pubblico locale, settore falcidiato dal “lockdown” generalizzato causato dall’emergenza Coronavirus, specie nel territorio metropolitano veneziano.

Le “scelte strategiche per la ripartenza” – Oltre alle misure di sostegno, nel dossier #RimbalzaItalia si mettono nero su bianco alcune “scelte strategiche per la ripartenza”: si chiedono “regole e tempi certi”, la conferma del decreto “sblocca cantieri” anche per il 2021 e 2022 e il rifinanziamento del Bando Periferie con almeno 1 miliardo di euro. Si punta sull’economia circolare e “green” (specie per Porto Marghera, il trasporto pubblico e la gestione dei rifiuti), sulla sburocratizzazione e sull’incremento per il 2020 e 2021 del Fondo Unico dello spettacolo di almeno 200 milioni di euro “per garantire la sopravvivenza economica e finanziaria di tutte le forme artistiche e culturali d’Italia”.

#RimbalzaItalia Venezia emergenza e rilancio 28 aprile 2020

Misure per contrastare l’emergenza e ripartire con un nuovo slancio nella Città Metropolitana di Venezia

#RimbalzaItalia documento file PDF

Agenda 2030, BES, Etica, Pubblica Amministrazione, Responsabilità Sociale, Ricerca, Sistemi gestionali, Società della Conoscenza, Sostenibilità

Agenda 2030 – Parte la Cabina di Regia “Benessere Italia”. Sviluppo Sostenibile integrato con Benessere Equo e Sostenibile (BES)

E’ partita la Cabina di Regia “Benessere Italia”, vale a dire l’organo di supporto tecnico-scientifico del progetto promosso dal Presidente del Consiglio dei Ministri.

cabina di regia benessere italia logo sdgs sviluppo sostenibile goal - bes benessere equo sostenibile - vittorio baroni venezia.png

L’organismo studierà e approfondirà i fenomeni che legano i 17 Global Goal di Sviluppo Sostenibile. Avrà l’importante compito di sostenere, potenziare e coordinare le politiche e le iniziative del Governo italiano per il Benessere Equo e Sostenibile (BES) e per la Strategia nazionale per lo Sviluppo Sostenibile (SNSvS), nell’ambito degli impegni sottoscritti dall’Italia per l’Agenda 2030. Saranno coordinate e monitorate le attività specifiche dei Ministeri, assistite le Regioni, le Province autonome e gli Enti locali nella promozione di buone pratiche sul territorio. Saranno elaborate specifiche metodologie e linee guida per la rilevazione e la misurazione degli indicatori della qualità della vita.

Sovraintende i lavori della Cabina di Regia la prof.ssa Filomena Maggino. E’ stato attivato un Comitato di esperti composto da: prof. Gian Carlo Blangiardo, Presidente dell’Istituto Nazionale di Statistica; prof. Massimo Inguscio, Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche; dott. Stefano Laporta, Presidente dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale; prof. Pasquale Tridico, Presidente dell’Istituto nazionale per la Previdenza Sociale; prof. Enrico Giovannini – Portavoce dell’Alleanza nazionale italiana per lo Sviluppo Sostenibile e altri esperti del mondo accademico.

In questi giorni il Segretariato delle Nazioni Unite António Guterres ha rilasciato l’anteprima del rapporto annuale che descrive i progressi compiuti dal mondo in relazione ai 17 obiettivi dell’Agenda 2030. Si tratta del documento “Special Edition: Progress to the SDGs: Report of the Secretary-General”, e i suoi contenuti saranno discussi a metà luglio a New York durante l’High-level Political Forum (Hlpf), l’incontro quadriennale che valuta l’attuazione dell’Agenda 2030, e analizza la distanza tra la situazione reale e i 169 Target che compongono i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile. Sotto i riflettori saranno soprattutto i Goal 4 (istruzione di qualità), 8 (buona occupazione e crescita economica), 10 (ridurre le disuguaglianze), 13 (lotta al cambiamento climatico), 16 (pace, giustizia e istituzioni solide) e 17 (partnership per gli obiettivi).

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Merita di essere approfondito il Rapporto di ricerca IPSOS “I giovani, gli SDGs e il cibo”, realizzato lo scorso maggio per la Fondazione Barilla. La metà degli 800 giovani intervistati dai 14 ai 27 anni è poco informata sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, ma è convinta che le scelte virtuose dipendano soprattutto dal coinvolgimento personale.

 

#CabinaDiRegia  #BenessereItalia #SDGs

Cultura, Formazione, green economy, Innovazione, Partecipazione, Pubblica Amministrazione, Responsabilità Sociale, Ricerca, Sostenibilità

Agenda 2030 Sviluppo Sostenibile, cioè 17 obiettivi e 169 target

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Con la sottoscrizione avvenuta all’Assemblea generale dell’Onu nel settembre 2015, tutti i Paesi del mondo si sono impegnati a raggiungere 17 obiettivi e 169 target che costituiscono la rotta comune di Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.

OBIETTIVI

  1. Porre fine alla povertà in tutte le sue forme. Ad oggi sono ancora molte le persone che vivono con meno di 1,25 dollari al giorno; un fenomeno ingiusto per la dignità di qualsiasi essere umano che può giungere al termine con la cooperazione tra Paesi e l’implementazione di sistemi e misure sociali di protezione per tutti.
  2. Azzerare la fame, realizzare la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere l’agricoltura sostenibile. Ognuno di noi ha diritto ad avere cibo sufficiente per tutto l’anno: un concetto elementare ma ancora trascurato. Tuttavia lo si può affermare, ad esempio, con sistemi di coltivazione e produzione di cibo sostenibili e mantenendo intatto l’ecosistema e la diversità di semi e di piante da coltivare.
  3. Garantire le condizioni di salute e il benessere per tutti a tutte le età. Monito basilare è la riduzione del tasso mondiale di mortalità materna e impedire la morte di neonati e di bambini sotto i 5 anni per cause prevenibili. In che modo? Ad esempio, assicurando l’assistenza sanitaria per tutti e supportando la ricerca e sviluppo di vaccini e medicine per malattie trasmissibili o meno.
  4. Offrire un’educazione di qualità, inclusiva e paritaria e promuovere le opportunità di apprendimento durante la vita per tutti. L’istruzione può davvero garantire ai giovani un futuro migliore. Un passo in avanti è fare in modo che tutti, uomini e donne, possano leggere e scrivere, eliminando ogni forma di discriminazione di genere e promuovendo un accesso paritario a tutti i livelli di educazione accompagnato da un’elevata qualità degli insegnanti.
  5. Realizzare l’uguaglianza di genere e migliorare le condizioni di vita delle donne. Ancora oggi vengono perseguite discriminazioni verso il genere femminile: sradicare ogni forma di violenza contro le donne nella sfera privata e pubblica, così come il loro sfruttamento sessuale è fondamentale.
  6. Garantire la disponibilità e la gestione sostenibile di acqua e condizioni igieniche per tutti. L’acqua è fonte di vita ed è necessario che questa sia accessibile a chiunque. Un’affermazione che sprona a garantire entro il 2030 l’accesso universale all’acqua pulita e potabile, e a garantire adeguate condizioni igieniche con particolare attenzione alle persone più vulnerabili.
  7. Assicurare l’accesso all’energia pulita, a buon mercato e sostenibile per tutti. Ad oggi, i sistemi energetici sono elemento fondamentale per la vita quotidiana di tutti noi: per questo una tappa importante è quella di renderli accessibili a tutti.
  8. Promuovere una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, la piena e produttiva occupazione e un lavoro decoroso per tutti. Il lavoro ci dà la possibilità di vivere la nostra vita dignitosamente: sostenere la crescita economica e raggiungere alti livelli di produttività possono aiutare la nostra sopravvivenza.
  9. Costruire infrastrutture resistenti, promuovere l’industrializzazione sostenibile e inclusiva e favorire l’innovazione. Sia le infrastrutture che l’industria sono importanti per supportare l’intero sviluppo economico e il nostro benessere divenendo sostenibili ed affidabili con lo sviluppo tecnologico e la ricerca.
  10. Riduzione delle disuguaglianze tra i Paesi. Ogni Paese dovrebbe avere pari opportunità e diritti a livello economico e globale: per questo è necessario che sia raggiunta e sostenuta la crescita del reddito interno. Per andare in questa direzione urge che entro il 2030 vengano promosse politiche fiscali, salariali, di protezione che assicurino gradualmente una maggiore uguaglianza tra la popolazione.
  11. Rendere le città e le comunità sicure, inclusive, resistenti e sostenibili. L’ambiente che ci circonda può influire drasticamente sulle nostre abitudini e stili di vita. Per questo il miglioramento in ottica sostenibile dei nostri spazi vitali è un obiettivo imprescindibile entro il 2030.
  12. Garantire modelli di consumo e produzione sostenibili. Il nostro pianeta ha bisogno di essere rispettato e salvaguardato: in quest’ottica entro il 2030 è importante ridurre gli sprechi e le sostanze chimiche rilasciate soprattutto dalle grandi aziende multinazionali tramite politiche sostenibili e improntate sul riciclaggio dei prodotti.
  13. Fare un’azione urgente per combattere il cambiamento climatico e il suo impatto. I cambiamenti climatici sono all’ordine del giorno e balzano agli occhi di tutti: una situazione che non può più essere ignorata e che deve essere affrontata entro il 2030 con politiche e strategie globali sostenibili in modo da arginare i rischi ambientali e gli effettivi disastri naturali.
  14. Salvaguardare gli oceani, i mari e le risorse marine per un loro sviluppo sostenibile. La conservazione e lo sfruttamento sostenibile degli oceani, dei mari e di tutte quelle risorse al loro interno sono importanti per la nostra vita: la riduzione dell’inquinamento marino, così come una gestione sostenibile dell’ecosistema e una protezione dell’ambiente subacqueo sono obiettivi necessari per salvaguardare la nostra salute.
  15. Proteggere, ristabilire e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, la gestione sostenibile delle foreste, combattere la desertificazione, fermare e rovesciare la degradazione del territorio e arrestare la perdita della biodiversità. Preservare il nostro pianeta è un compito affidato a tutti noi e per questo motivo è necessario che entro il 2030 si persegua un’azione congiunta per proteggere, ristabilire e promuovere l’impiego sostenibile dell’ecosistema terrestre.
  16. Promuovere società pacifiche e inclusive per lo sviluppo sostenibile, garantire a tutti l’accesso alla giustizia, realizzare istituzioni effettive, responsabili e inclusive a tutti i livelli. Un futuro migliore per ognuno di noi è possibile, ma solo in caso di una riduzione drastica di violenza e mortalità: una visione che oggi sembra lontana, ma tuttavia fattibile con la realizzazione entro il 2030 di società pacifiche, l’accesso alla giustizia per tutti e l’esistenza di istituzioni responsabili.
  17. Rinforzare i significati dell’attuazione e rivitalizzare le collaborazioni globali per lo sviluppo sostenibile. L’attuazione dell’Agenda richiede un forte coinvolgimento di tutte le componenti della società, dalle imprese al settore pubblico, dalla società civile alle istituzioni filantropiche, dalle università e centri di ricerca agli operatori dell’informazione e della cultura.