Energia, Sostenibilità

L’energia che consumiamo da dove viene? Ce lo dice il Report di Italy for Climate

Ti interessa comprendere in modo chiaro e immediato quali e quante energie consuma l’Italia? Vuoi sapere da dove proviene gas, petrolio e carbone? Leggi il PDF Report “Da dove viene la nostra energia?”.

Il Report di Italy for Climate fornisce un approfondimento completo sulla dipendenza energetica dell’Italia a causa dei combustibili fossili (con dettaglio per fonte e Paese) e spiega perché la transizione energetica non solo tutela il clima, ma anche la dipendenza dall’estero (oltre che per tutelare il clima).

Italy for Climate è un’eccellente iniziativa della Fondazione per lo sviluppo sostenibile promossa da un gruppo di imprese e di associazioni di imprese particolarmente sensibili al tema del cambiamento climatico. Scopo dell’iniziativa è promuovere l’attuazione di una Roadmap climatica per l’Italia, in linea con le indicazioni europee del Green Deal e con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Si propone di riunire tutti gli attori particolarmente sensibili al tema climatico ed interessati a ricoprire un ruolo nel processo di decarbonizzazione del Paese, ormai imprescindibile, per dare forza ad un’azione comune e promuovere una maggiore ambizione climatica.

Comunicazione, Creative Commons, Cultura, digitale, Etica

Creative Commons… anche in Italia siamo 4.0. Scopri il nuovo modo per essere davvero Internazionale e GLOCAL, per condividere il tuo LOCAL in tutto il mondo

è arrivato creative commons 4.0-its here-275 - by www.creativecommons.itSono da poco uscite le infografiche sullo stato di Creative Commons nel mondo. I dati sono davvero sorprendenti e in forte crescita. Dal 2008 “studio baroni” aderisce agli standard internazionali della condivisione responsabile. Da qualche anno essi possono essere sviluppati anche in chiave ISO 26000, cioè guidati dai suoi 7 temi fondamentali ovvero: 1. governo (governance) dell’organizzazione; 2. diritti umani; 3. rapporti e condizioni di lavoro; 4. ambiente; 5. corrette prassi gestionali; 6. aspetti specifici relativi ai consumatori; 7. coinvolgimento e sviluppo della comunità. Nel 2013 approfondivamo l’argomento qui 

Come scrive il sito nazionale di Creative Commons, le licenze 4.0 sono già attualmente utilizzabili. Esse presentano un testo ad hoc, valido in tutto il mondo. Dopo USA e UK (i primi a partire in chiave Diritto Anglosassone “common law“), anche noi italiani e con tutte le regioni del nostro Bel Paese, siamo entrati in quella che ci piace chiamare “Era della Condivisione Internazionale GLOCAL”.

Simone Aliprandi, nel suo blog “nuove sfide per il diritto d’autore nell’era digitale”, ha da poco pubblicato un interessante sondaggio con l’obiettivo di stimolare il dibattito e a fare successive riflessioni. Aliprandi, nel marzo 2014, aveva lanciato una call pubblica utilizzando strumenti Web 2.o Open Source come il blog al quale ha unito il form realizzato con GoogleDocs. Ecco i risultati:

sondaggio uso Creative Comnons INFOGRAFICA byy Simone Aliprandi - cc 2014
Autore: Simone Aliprandi , fonte: http://aliprandi.blogspot.it

Merita ricordare che, dal dicembre 2012, il Lead di Creative Commons Italia è Federico Morando, attualmente managing director e research fellow del Centro Nexa su Internet & Società del Politecnico di Torino (DAUIN). Il Centro Nexa (Dipartimento di Automatica e Informatica) nasce a partire dalle attività di un gruppo di lavoro multidisciplinare a livello tecnico, giuridico ed economico.

I primi passi di Creative Commons in Italia

18 novembre 2003: il professor Lawrence Lessig, fondatore di Creative Commons e all’epoca docente a Stanford, annuncia a Torino l’inizio del lavoro di preparazione delle licenze Creative Commons italiane. In questa prima fase il progetto è guidato dal prof. Marco Ricolfi del Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Torino, col coinvolgimento del CNR di Torino (Juan Carlos De Martin) per la parte tecnica.

16 dicembre 2004: Lawrence Lessig torna a Torino per il convegno (con festa) di lancio delle licenze CC italiane. In quella occasione il prof. De Martin diviene Lead del gruppo di lavoro CC Italia, col prof. Ricolfi nel ruolo di Legal Lead.

Il Gruppo di Lavoro Giuridico misto con la SIAE

Nel dicembre 2008, a Roma, venne formalizzata la costituzione del Gruppo di Lavoro Giuridico misto, composto da rappresentanti della SIAE e da esponenti del gruppo di lavoro Creative Commons Italia (comunicato stampa).

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Le licenze Creative Commons sono lo standard per la condivisione di contenuti gratuiti on-line per i singoli autori, governi, fondazioni e accademici. Le licenze CC hanno cambiato il modo in cui funziona Internet, fornendo una funzione fondamentale per alcune delle più grandi piattaforme di contenuti sul web. Il risultato è un maggiore accesso al sapere e alla cultura per tutti, ovunque.

creative commons numer of licensed work - licenze trend 2006 2010 2014 - studio baroni cc by 4.0 - ISO 26000 - rif. cc sotc2

digitale, Innovazione, Lombardia, Pubblica Amministrazione, Regioni, Ricerca, Sanità, Sistemi gestionali, Veneto

eHealth, ovvero l’innovazione digitale nella Sanità

Nell’attuale Società dell’informazione il passaggio all’economia digitale rappresenta un importante fattore di innovazione, sviluppo e creazione di nuovi posti di lavoro. Le grandi trasformazioni in atto interessano tutti i settori dell’economia. Nella Sanità l’innovazione si chiama eHealth.


eHealth, ovvero il complesso di risorse, soluzioni e tecnologie informatiche di rete che esprime un mercato europeo stimato attorno ai 15 miliardi con trend di crescita annua pari che sfiora il 3%. Studio Baroni propone questo sintetico approfondimento sull’argomento.

eHealth innovare la Sanità


enterprise, Social Network

Vantaggi dei Social Network

pdf download Scarica la ricerca sui Social Network in azienda

studio baroni social network

La differenza tra un’azienda che implementa l’uso dei social network e un’altra che non lo fa è davvero significativa, ovvero quasi 600$ in più contro 100$ in meno.

Lo dice una ricerca che ha coinvolto 2600 dipendenti in 39 Paesi. I lavoratori sono stati seguiti per un anno ed è stato dimostrato che l’utilizzo dei social network influisce sulla produzione aziendale.

Le reti sociali generano scambi di idee tra chi lavora all’interno dell’azienda e consentono di promuovere la comunicazione all’esterno con enormi vantaggi all’azienda. Solo da poco le aziende stanno scoprendo le potenzialità di questi innovativi sistemi di relazione digitale.

digitale, Ricerca

Uso di Internet: nuovi dati dalla ricerca AW Trends

Dalla ricerca AW Trends emerge che le principali motivazioni all’uso di internet sono l’acquisizione di informazioni e la possibilità di usufruire di servizi come prenotare, rapporti con enti pubblici…

Il 64,6% della popolazione tra gli 11 e i 74 anni, 30,863 milioni di italiani, dichiara di avere un accesso a internet da qualsiasi luogo (casa, ufficio, studio, altri luoghi) e attraverso qualsiasi strumento, con un incremento del 10,4% rispetto al 2008 pari a 2,9 milioni di individui in più. Sono 10,8 milioni le famiglie con accesso a internet da casa tramite qualsiasi device, ovvero il 51,9% delle famiglie italiane con almeno un componente fino a 74 anni (+13,6% rispetto al 2008). Di queste il 69,5% dispone di un collegamento veloce tramite ADSL e senza limiti di tempo (abbonamento flat nel 90,3% dei casi con ADSL o cavo/fibra ottica).

Cresce molto la disponibilità di accesso alla Rete da dispositivi mobili – cellulare, smartphone e PDA – che riguarda il 9% della popolazione italiana tra gli 11 e i 74 anni, con un incremento del 47,5%. La maggior parte dei possessori di cellulare con accesso a internet usufruisce dei servizi di telefonia mobile da oltre 3 anni (90,8%), usa una scheda prepagata o ricaricabile (84,2%) spendendo mensilmente fino a 30 euro nel 71,1% dei casi.

Link al file da scaricare:

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Bandi europei, Concorsi, enterprise, Industria, Innovazione, Pubblica Amministrazione, Regioni, Ricerca

Nuovo Bando Regione Veneto, ricerca e sviluppo, disponibili oltre 22 milioni €

  • DESTINATARIImprese del Veneto
  • SCADENZA28 febbraio 2010
  • FINALITA’L’intervento si pone l’obiettivo di promuovere l’attivazione e la crescita di strutture di ricerca e innovazione interne alle imprese, oltre che il sostegno al trasferimento tecnologico a favore delle piccole e medie imprese
  • FONDI STANZIATI: 22.625.358 €
  • SITO DI RIFERIMENTO: Regione Veneto, Direzione Sviluppo Economico Ricerca Innovazione

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enterprise, Facebook, Ricerca, Social Network, Web 2.0

RICERCA/Usare Internet sul luogo di lavoro per scopi personali?

web 2.0 business studio baroni

Un’interessante ricerca commissionata da Trend Micro offre uno spaccato di vita delle aziende italiane nell’era del Web 2.0. Se da un lato si dimostrano favorevoli all’uso delle tecnologie più avanzate, dall’altro si rivelano sempre meno liberali nei confronti del social networking

Sommario dei risultati:

  • In generale le politiche di soddisfazione del personale contemplano l’ampio utilizzo di strumenti tecnologici avanzati, ma con maggiori resistenze verso un libero uso Internet.
  • Per 7 aziende su 10 è accettabile che i dipendenti trascorrano non più di 20 minuti al giorno online a scopi personali.Le meno tolleranti appaiono le aziende sotto i 50 dipendenti.
  • Attualmente i siti più vietati nelle aziende riguardano: pornografia (56,2%), giochi (41,8%), scommesse e lotterie (37,9).
  • Ma anche chat e siti di social networking sono considerati sempre più a rischio. Le aziende più piccole, infatti, prevedono maggiori restrizioni per il futuro: 33% per le chat e 24,3% per i social network.
  • Le PMI sono sempre più preoccupate per la sicurezza informatica: i problemi più riscontrati sono lo spam con il conseguente rallentamento della rete (40%) e i virus nei sistemi (24,6%). Da segnalare che il 12,4% ha subito il furto di dispositivi mobili con dati aziendali.

20 minuti al giorno. E’ il tempo che 7 PMI italiane su 10 sono disposte a concedere ai propri dipendenti per la navigazione su Internet a fini personali. In generale, i responsabili aziendali sono favorevoli  all’ampio utilizzo di strumenti tecnologici avanzati (come, ad esempio, Blackberry o software innovativi) da parte del personale, ma per il futuro si profilano maggiori restrizioni sull’uso di Internet, in particolare per gli ormai popolarissimi siti di social networking come Facebook. Sono alcuni dei principali risultati di un’indagine – commissionata dal leader mondiale nella sicurezza dei contenuti Internet Trend Micro all’Istituto indipendente A&F Research – che offre un vero e proprio spaccato di vita delle aziende italiane nell’era delle tecnologie Web 2.0.


20 minuti di libertà su Internet al giorno

Lo studio Trend Micro, che ha coinvolto più di 150 piccole e medie aziende distribuite su tutto il territorio nazionale,  in generale ha messo in evidenza che, nell’ottica della soddisfazione del personale, buona parte degli intervistati si dichiara favorevole all’ampio ricorso degli strumenti tecnologici avanzati, da smartphone a tecnologie wi-fi, alle applicazioni più evolute (3,39 punti su 5 in una scala di valori da 1 a 5). Punteggio non molto distante da quello registrato da aspetti di base e più “scontati” come luoghi di lavoro confortevoli (4,02), ambiente informale (3,55), pause durante l’orario di lavoro (3,45). E’ emersa, però, una maggiore resistenza all’utilizzo non regolamentato di Internet sul posto di lavoro (2,37 punti su 5).

Analizzando quest’ultimo aspetto più da vicino, le aziende si sono dimostrate generalmente favorevoli a un moderato tempo di utilizzo della Rete per motivi non strettamente professionali. Il 68%, infatti,  ritiene accettabile un utilizzo non superiore ai 20 minuti al giorno. In particolare, le aziende più piccole (da 10 a 50 dipendenti) appaiono meno tolleranti, infatti solo il 26,3% giudica opportuno andare oltre i 20 minuti. Mentre il 44% delle aziende più grandi  (da 51 a 250 dipendenti) considera accettabile superare tale limite.

Internet in azienda: proibizionismo o liberalismo?

Per quanto riguarda l’uso scorretto della Rete da parte dei dipendenti, lo studio ha evidenziato che i rischi sono meglio identificati e già oggetto di limitazione nelle aziende con più di 50 dipendenti, mentre quelle più piccole sono più orientate ad intervenire in futuro con misure di “censura”, attualmente meno diffuse.

Attualmente la percezione di rischi e il “proibizionismo aziendale” verso Internet, si concentrano sull’area della pornografia (56,2%), dei giochi (41,8%), dellescommesse e lotterie (37,9), e della ricerca di anime gemelle (34%), in buona parte già oggi non accessibili, specie nelle aziende di maggiori dimensioni.

Per quanto riguarda l’utilizzo dei sempre più popolari siti di social networking e delle chat, se in generale le aziende finora si sono dimostrate un po’ più “liberali” (attualmente sono vietati complessivamente nel 28% dei casi), la tendenza per il futuro è uno stretto giro di vite, soprattutto nelle intenzioni delle imprese più piccole. Ad esempio, il 22,3% di queste ultime non consente già oggi l’accesso alle chat, per il futuro la percentuale sale al 33%.  Per i siti di social networking si passa dal 21,4% di oggi al 24,3% per il futuro. Le aziende piccole sembrano così seguire la strada già intrapresa dalle aziende più grandi che già vietano, nel 42% dei casi, le chat e i social network. Seguono, nella classifica delle attività considerate più a rischio e quindi già oggetto di restrizione, gli acquisti personalieffettuati online (27,5%).

Un rischio minore e una minore richiesta di limitazioni sono indirizzate alla ricerca di posti di lavoro in Rete, attualmente non consentite dal 16,3 % delle aziende, e all’uso di email personali (13,1 %). Anche in questo ambito emerge però una tendenza più restrittiva per il futuro (24,2% per la ricerca di lavoro online e 18,3% per le email personali.

I problemi di sicurezza informatica più riscontrati

Il fatto che le aziende stiano meditando azioni restrittive per il futuro è strettamente connesso ai numerosi problemi legati alla sicurezza informatica.

Guardando più da vicino il fenomeno del cybercrime nelle PMI, negli ultimi dodici mesi il problema più segnalato dalle aziende intervistate è lo spam (40% dei casi) con il conseguente sovraccarico e rallentamento della rete aziendale. Molto ricorrente è anche la presenza di virus nei sistemi (24,6% dei casi). Da segnalare anche che il 12,4% ha subito il furto di PC portatili, Blackberry e cellulari con dati aziendali.

Approfondimento sul social networking e i suggerimenti di Trend Micro

La “moda” dei siti di social networking e i pericoli per utenti e aziende

La tendenza verso una maggiore restrizione nei confronti dei siti di social network emersa dalla ricerca, dimostra che le aziende cominciano a percepire questi siti come un secondo livello di rischio emergente, legato alla diversificazione, ampiezza e incontrollabilità dei contatti ed informazioni rese pubbliche, e quindi anche a disposizione dei criminali informatici pronti a utilizzarle a loro vantaggio.

Il social networking è riuscito a farsi spazio nella vita di tutti i giorni: Facebook ne è l’esempio con quasi 200 milioni di utenti; a questo tipo di siti si aggiungono quelli dedicati alle relazioni professionali come  LinkedIn oppure i servizi di micro-blogging come Twitter.

Non sorprende, quindi, che questi servizi siano sempre di più allettanti per gli attacchi dei cybercriminali. Profili compromessi, applicazioni illegali, pubblicità di finte promozioni sono solo alcuni dei pericoli in cui possono imbattersi gli utenti. L’obiettivo principale è carpire informazioni sensibili e i dati delle carte di credito.

La fiducia, l’anello debole della catena. Trend Micro consiglia: prima di cliccare, pensa!

L’elemento chiave su cui fanno leva di tutti questi tipi di attacchi è la fiducia, il valore alla base dell’esistenza degli stessi social network. Proprio il fatto che un messaggio o un link provenga da un amico o da un collega, lo fa sembrare molto più credibile rispetto al tradizionale messaggio spam inviato da un estraneo tramite email. I ricercatori Trend Micro, anche attraverso i propri blog (http://blog.trendmicro.com/http://countermeasures.trendmicro.eu/ ) dedicati alle minacce informatiche, da tempo cercano di sensibilizzare gli utenti sull’argomento, offrendo non solo aggiornamenti continui sulle minacce, ma anche articoli con suggerimenti e spunti su cui riflettere.

Gli utenti devono essere più coscienti dell’importanza dei dati personali e acquisire una maggiore dimestichezza con i controlli della privacy disponibili sui siti di social e professional networking, utilizzandoli maggiormente. Non c’è bisogno, ad esempio, di rispondere al questionario “25 cose che mi riguardano” e poi postarlo sul proprio profilo. Come non è necessario condividere per intero la propria storia professionale e privata arricchendola di dettagli sulla formazione o il luogo in cui si abita. Soprattutto non è il caso di condividere il proprio nickname: non sono forse le informazioni necessarie per risalire alla password dell’account di posta o per accedere ai dati finanziari?

Dal momento in cui le informazioni personali diventano pubbliche non sono più controllabili.

Quindi la prossima volta, prima di cliccare su “Pubblica”, Trend Micro suggerisce di porci semplicemente questa domanda: “se un estraneo mi telefonasse chiedendomi questo tipo di informazione, gliela fornirei?”. Se la risposta è“no”, evitate di farlo anche online.

Metodologia della ricercaL’indagine quantitativa presso le PMI Italiane su “Rischi d’Impresa – Cybercrime e Sicurezza Informatica” commissionata da Trend Micro, è stata realizzata nel mese di luglio 2009 dalla società A&F Research attraverso interviste telefoniche, centralizzate da Milano, e dirette in tutta Italia.

Complessivamente sono state condotte 153 interviste così suddivise: 103 piccole aziende (da 10 a 50 dipendenti) e 50 medie aziende (da 51 a 250 dipendenti),  due terzi intervistati nel nord Italia e un terzo nel centro-sud Italia. Tutte le aziende del campione avevano almeno 8 PC collegati in rete.

Per quanto riguarda i settori merceologici il 38,6% delle aziende appartiene al comparto Manifatturiero, il 24,8 al Commercio all’Ingrosso e Dettaglio e il 36,8 % ad “Altri settori e Servizi”  (produzione e commercio Agroalimentare, Servizi alle Imprese, Turismo e ristorazione, Edilizia, Sanità ed Editoria).

Le figure professionali coinvolte nelle interviste sono state:

  • 78,4 % Responsabili Sistemi Informativi
  • 10,5% Responsabili Acquisti infrastrutture e servizi informatici
  • 7,2 % titolari
  • 3,9 Direttori Generali

Fonte: Trend Micro

Domotica, Innovazione, Porto Marghera Venezia, Pubblica Amministrazione, Ricerca

Nanotecnologie, filiera del legno, domotica e abitazioni modulari/Accordo Vegapark Venezia e Ice

VEGA ICE FLAA

Le nanotecnologie al servizio della filiera del legno e dell’abitare. Rilancio della filiera del legno. Accordo Vegapark di Venezia e l’Ice per un programma di innovazione tecnica e di prodotto

Tra i progetti allo studio, l’unità abitativa modulare ecosostenibile ricoperta di strati fotovoltaici e dotata di minigeneratori eolici per il risparmio energetico

Innovare il comparto produttivo del legno e dell’abitare italiano tramite l’applicazione delle tecnologie più all’avanguardia, quali ad esempio le nanotecnologie, favorendo l’aggregazione e la formazione delle imprese del settore, oltre che la ricerca di nuovi mercati. E’ l’obiettivo dell’accordo siglato tra ICE – Istituto Nazionale per il Commercio Estero e VEGA – Parco Scientifico Tecnologico di Venezia, in collaborazione con Federlegno, per avviare un programma di profonda innovazione tecnica e di prodotto per le imprese del settore.

I progetti, la ricerca applicata, la formazione e l’aggregazione di impresa sono coordinati dal WEEG (Wood European Experts Group) il gruppo europeo di docenti universitari, progettisti, tecnici specialisti e designer, costituito al Parco VEGA. Le attività di logistica e di promozione internazionale sono gestite da un apposito nucleo operativo con sede all’ICE.

Tra i primi progetti, “WEEG” sta sviluppando la realizzazione di un’innovativa unità abitativa modulare costruita con le migliori tecnologie per la coibentazione, la domotica, la salubrità e il risparmio energetico, ricoperta con strati filmici fotovoltaici e dotata di minigeneratori eolici, per la produzione diretta di energia elettrica. L’unità modulare potrà essere utilizzata sia per ampliare, entro il 20%, un’abitazione già esistente (sulla base dell’Intesa del 31 marzo 2009 – Conferenza Stato-Regioni ed Enti Locali) sia per crearne una nuova con tutti i criteri antisismici. Grazie a specifici trattamenti nanotecnologici il legno utilizzato sarà reso ignifugo, idrorepellente, inattaccabile da agenti atmosferici, inorganici e organici.

WEEG, inoltre, sta sviluppando progetti multidisciplinari quali: trattamenti innovativi di funzionalizzazione dei materiali lignei per migliorare le risposte chimico – fisiche del materiale sia in superficie sia in spessore; conferimento di proprietà di resistenza U.V.; miglioramento delle caratteristiche idrofobiche; controllo agenti patogeni; processi ecocompatibili di trattamento per sviluppare vernici atte a coniugare esigenze estetiche e rispetto dell’ambiente; processi produttivi con particolare attenzione al risparmio energetico; nuovi percorsi di design; impiego strutturale del legno per la diffusione del settore nell’edilizia abitativa e pubblica.

Fine ultimo dell’accordo VEGA-ICE è quello di rilanciare l’intero Sistema Legno-Arredamento italiano che comprende oltre 75.000 imprese e 409.000 addetti e un fatturato alla produzione di 37.533 milioni di euro, e che ha segnato un calo del 5,6% rispetto al 2007/08, un saldo negativo di -2% nelle esportazioni e un calo del consumo interno di -7,8% (dati Federlegno pre-consuntivi 2008, elaborati a marzo 2009).

Oltre all’innovazione e all’applicazione delle nanotecnologie, il programma VEGA-ICE ruota intorno ai concetti – già applicati con successo dal VEGA Park – di aggregazione, per favorire la nascita di consorzi di fornitura e la realizzazione di progetti “chiavi in mano”, e di internazionalizzazione, per stimolare la nascita di cordate transfrontaliere di imprese, soprattutto con i distretti del legno del sud-est europeo.

Lo scopo dell’iniziativa, promossa e sostenuta dall’I.C.E. (Istituto Commercio Estero), è di sviluppare, in un momento di difficoltà economica, un sistema vincente anche in campo internazionale, attraverso la realizzazione di progetti di sviluppo tecnologico e innovativo, che possano rilanciare, la filiera del legno alto adriatica.

Già nel corso delle prime riunioni sono stati individuati i settori di sviluppo nel comparto del legno, il quale seppur risentendo della crisi economica, individua tra i suoi punti di forza:

  • un perfetto connubio con l’ambiente,
  • delle ottime caratteristiche di coibentazione,
  • una buona leggerezza e maneggevolezza,
  • un’eccellente usabilità e gradevolezza,
  • una totale riciclabilità

È inoltre indubbio che il legno sia un materiale totalmente “sostenibile” e quindi perfettamente in sintonia con le attuali linee guida dei mercati, al fine di un suo utilizzo, sia nelle costruzioni di tipo mobile, sia per un suo impiego nell’edificazione di fabbricati.

Il WEEG, sta quindi sviluppando, progetti multidisciplinari su differenti ambiti applicativi come ad esempio:

  • Trattamenti innovativi di funzionalizzazione dei materiali lignei come le nanotecnologie per migliorare le risposte chimico – fisiche del materiale sia in superficie sia in spessore, conferimento di proprietà di resistenza U.V., miglioramento delle caratteristiche idrofobiche , controllo agenti patogeni, etc.
  • Processi ecocompatibili di trattamento, per sviluppare vernici atte a rispondere ad differenti esigenze estetiche coniugando il rispetto dell’ambiente, o sviluppare e migliorare processi produttivi con particolare attenzione al risparmio energetico.
  • Nuovi percorsi di design, attraverso l’utilizzo di materiali e tecnologie legate anche al design emozionale.
  • Impiego strutturale del legno per la diffusione del settore nell’edilizia abitativa e pubblica.

Per ciò che concerne la costruzione di case in legno, infatti, il nostro paese non brilla certamente per la reperibilità di lotti edificabili, soprattutto nelle città, e perdurano i fattori di tipo culturale, che prediligono il “mattone”.

Il gruppo di esperti, proprio riguardo a questo aspetto, ha allora preso in considerazione due fattori:

  1. da un lato le recenti determinazioni assunte nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni ed Enti Locali – Intesa del 31 marzo 2009, che consentono l’ampliamento entro il limite del 20% della volumetria esistente di edifici uni-bi familiari, con una semplificazione delle procedure per velocizzare la concreta applicazione di quanto previsto.
  2. e dall’altro le norme di progettazione antisismica, oggi di particolare attualità, in virtù dei precedenti e recenti eventi.

Si è pensato allora di proporre un’unità abitativa modulare composta da una struttura portante in grado di aumentare il volume abitativo in verticale o in orizzontale, senza ledere alla portanza statica dell’edificio e costruita con le migliori tecnologie per la coibentazione, la domotica, la salubrità e il risparmio energetico.

La parte superiore dell’unità potrà essere, per esempio, ricoperta con strati filmici fotovoltaici e dotata di minigeneratori eolici, per la produzione diretta di energia elettrica.

Il modello che si intendere assumere è quello delle cabine delle grandi navi passeggeri, che vengono assemblate in fabbrica e, già complete di tutti i sistemi tecnologici e l’impiantistica, solo successivamente issate ed installate a bordo.

L’unità abitativa sarà quindi dotata di tutte le tecnologie e degli impianti, in buona parte autosufficienti, atti a soddisfare tutte le esigenze del committente (condizionamento, illuminotecnica scenografica, amplificazione sonora, video, sicurezza, ecc.) e integrate in un perfetto impianto domotico.

Il legno utilizzato, verrà reso ignifugo, idrorepellente, inattaccabile per un lungo periodo, da agenti atmosferici, inorganici ed organici, mediante specifici trattamenti, utilizzando gli studi più attuali sulle nanotecnologie, grazie anche alle ricerche che attraverso il progetto si stanno attuando.

L’unità modulare potrà naturalmente essere utilizzata sia per estendere un’unità abitativa già esistente, sia per crearne una nuova.

Si intende ribadire il fatto che lo studio del complesso abitativo ne estende l’abitabilità con un utilizzo di tipo completamente modulare e quindi adattabile a qualsiasi specifica esigenza e necessità anche estetiche e di rispetto del patrimonio già costruito.

Gli allestimenti potranno configurarne una fruizione da alloggio minimo o da Penthouse di lusso, da sala per l’home theater, alla camera da letto sotto le stelle, con un’abbondanza di tecnologie hi-tech.

Fonti testi e immagini:

digitale, enterprise, Società della Conoscenza

Il VEGA di Venezia verso la cittadella della Conoscenza, Scienza e Tecnologia

per il VEGA

La Città di Venezia, ormai traguardata in ottica digitale, vede oggi l’affermarsi dei metadistretti del Veneto. Al VEGA Parco Scientifico Tecnologico di Venezia sono connesse 4.500 aziende per oltre 100.000 addetti. Con i risultati raggiunti mediante “Venice Connected” (che vede come promotore il Comune di Venezia con il Vicesindaco Michele Vianello) il VEGA sembra ormai proiettato verso la dimensione della cittadella della Conoscenza, Scienza e Tecnologia. In molti dicono che Venezia è Laboratorio digitale d’Italia.

 

I programmi già approvati (bonifiche incluse) faranno partire cantieri con uno sviluppo del VEGA pari a 112.000 metri quadri. Già oggi il VEGA esprime dati importanti. Tra le sedi dell’Auriga, Lybra, Pegaso e Pleiadi sono operativi circa 2.000 lavoratori in oltre 200 imprese. Per il 2019 le previsioni sono quelle di quintuplicare addetti e aziende. Venezia ha scelto di firmare e attuare con Padova dei protocolli d’intesa per costruire un asse strategico, urbanistico e socio-economico con il padovano, Venezia è quindi aperta alla multipolarità del Veneto e del Nordest.

 

In questo contesto il VEGA sta entrando in una nuova fase e, in tempi di crisi, Venezia lancia un importante segnale di sviluppo.

I soldi sono già stanziati e tra il Vega 2, 3 e 4 sorgeranno nuovi laboratori, spazi per la produzione materiale ed immateriale, tra un mix vincente di nuove attività commerciali di piccole dimensioni, attività culturali e sei ettari di parco urbano che si affaccerà sull’acqua. C’è anche il recupero archeologico dei grandi edifici della prima zona industriale a rappresentare il simbolo della “Città del lavoro”.

 

 

Un disegno di vent’anni fa che piano piano ha preso forma cercando l’integrazione infrastrutturale tra Marghera e Mestre. Anche se sul fronte della mobilità c’è ancora molto da fare, la costruzione del nuovo cavalcavia ferroviario e il cosiddetto “troso” ha permesso di connettere Via Torino con Via delle Industrie. Va sottolineato che in Via Torino sta crescendo il grande polo scientifico universitario di Ca’ Foscari (vedi nella foto tratta dalla relazione del prof. Ghetti) che porterà sicuramente indotto, sviluppo e innovazione.

 

Polo Scientifico di Via Torino Venezia

 

Negli ultimi anni, ci sia stata progressiva creazione dei Metadistretti, ovvero realtà capaci di aggregare imprese ed enti andando oltre al concetto classico di distretto territoriale. Ed è a questo livello che Venezia può agilmente giocare la propria carta di Città Glocale, ovvero globale e contemporaneamente locale grazie alle tecnologie digitali. Infatti ciò avviene per mezzo dei metadistretti veneti MDM, (digitale multimediale), BBCC (beni culturali), METAS (ambiente e sostenibilità), SKYD (aerospazio e astrofisica), MDTV (turismo) e BIOFAB (biotecnologie).  A questa potenzialità relazionale va inoltre aggiunta quella di Veneto Innovazione, dell’Unione Regionale delle Camere di Commercio, del Consorzio Venezia Ricerche, di Hydrogen Park, Nanofab e Venezia Tecnologie che hanno tutti sede al Parco Scientifico.

 

Il VEGA ha quindi tutte le potenzialità per assumere la guida del rilancio del territorio, immaginando Porto Marghera come la Valley californiana, capitale dell’innovazione tecnologica italiana.

 

 

 

banner Art-in settembre 2009 Studio Baroni Vittorio Baroni

Leggi l’approfondimento sul VEGA in Art-informa 

 

 

 

Vittorio Baroni è stato per circa otto anni nell’Esecutivo della Municipalità di Marghera. Si è occupato del VEGA nel ruolo di Consigliere Delegato organizzando sopralluoghi e incontri per l’istruttoria di diverse delibere e per aver proposto l’Osservatorio Digitale Porto Marghera (http://www.margheradigitale.it/coses/home.htm). Nelle esperienze istituzionali svolte in Francia, Catalogna e Germania, per conto del Comune di Venezia ha potuto confrontare sul campo la riconversione industriale di Porto Marghera con quella di altre città europee.

 

digitale, Innovazione, Pedagogia, Psicologia, Resilienza, Società della Conoscenza

Mamme, tecnologie e Internet: ricerca Bocconi

tecnomamme grafico utilizzo mezzi informazione bocconi 2009

La ricerca si intitola “Costruirsi un’opinione: le mamme e la ridondanza informativa”, ha analizzato le strategie di gestione della complessità informativa messe in campo da 720 mamme utilizzatrici di tecnologie ed è stata finanziata dal centro ASK (Art, Science and Knowledge) dell’Università Bocconi di Milano.

Paola Dubini e Mario Campana hanno individuato nelle mamme le seguenti cinque strategie per fare fronte alla varietà di informazione:

  • Partecipazione (22,6%).

  • Relazione (22%)

  • Contenuti (20,6%)

  • Iperselezione (19,1%)

  • Abbuffamento (15,7%)

mamme notebook figli

Questi sono i fenomeno associati al concetto di ridondanza informativa:

  • l’aumento esponenziale dei contenuti disponibili, gratuitamente e a pagamento;
  • la facilità e rapidità di diffusione e di ricerca di contenuti, anche decontestualizzati
  • rispetto al mezzo per il quale erano stati originariamente prodotti;
  • la possibilità di modificare contenuti già prodotti da altri e di reimmetterli nel circuito di produzione e distribuzione;
  • la moltiplicazione dei device e dei supporti, che permettono l’aumento delle occasioni;
  • di accesso a messaggi e informazioni nell’arco della giornata;
  • la crescita nel numero dei prodotti e servizi di taglio generalista e specialista;
  • l’aumento nel numero e nelle tipologie di canali di accesso a messaggi e informazioni;
  • la varietà di modi.

Ma vediamo nel dettaglio i cinque profili delle mamme tecnologiche:

  1. La mamma partecipativa (22,6%). È il gruppo più attivo e maturo, fortemente motivato a raccogliere informazione. Sono mamme motivate a cercare informazioni per motivi diversi, che hanno abbracciato con entusiasmo le nuove tecnologie, senza però trovarle alternative all’informazione offerta dai mezzi già presenti sul mercato, in particolare le fonti più autorevoli. Il passaparola è strumento utilizzato per filtrare e validare le informazioni, ma le mamme di questo cluster sono broker informativi attivi e contribuiscono a generare informazione come autrici. La mamma diventa sia autore sia nodo di relazioni, sfruttando i mezzi più appropriati. Selezionano le fonti in funzione del bisogno informativo da soddisfare; il legame relazionale è molto importante al fine di validare e condividere le informazioni raccolte. Tradizionalmente la mamma svolge per i figli un ruolo di gatekeeper, cioè filtra e preseleziona l’informazione che poi arriva ai bambini. Da questo punto di vista la mamma partecipativa tende a coinvolgere progressivamente i figli nelle decisioni familiari secondo l’età; la caratteristica della condivisione si rispecchia anche nelle scelte informative per i figli. La quantità di informazioni ricercata è elevata, ma la mamma partecipativa seleziona le fonti al bisogno; il cluster si caratterizza per il consumo elevato di libri.
  2. La mamma relazionale (22%). Questo gruppo di mamme raccolgono informazioni allo scopo di prendere decisioni che condizionano la vita familiare. Ma tendono a ridurre la complessità decisionale riducendo il numero degli input (si informano poco, utilizzando un po’ tutti i mezzi) e facendo riferimento sulle proprie relazioni personali per selezionare le fonti e validare le informazioni. L’affinità con il modo di pensare proprio e delle comunità di riferimento è l’elemento che caratterizza questo cluster all’interno del nostro campione.
  3. La mamma ancorata al contenuto (20,6%). Le mamme che appartengono a questo gruppo dedicano adeguato tempo all’informazione, ma riducono la ridondanza informativa “ancorandosi” al contenuto e all’autorevolezza della fonte, spesso scelta per autorevolezza. In parte questo comportamento può essere spiegato dal fatto che questo gruppo di mamme sente la responsabilità del ruolo di decisore all’interno della famiglia. Anche per questo cluster, il coinvolgimento dei figli nelle decisioni della famiglia è progressivo e graduale.
  4. La mamma iperselettiva (19,1%). Sono mamme che adottano una strategia informativa basata sulla riduzione della complessità. Rispetto alla quantità di informazione e alla varietà di mezzi utilizzati, le mamme di questo gruppo hanno un comportamento polarizzato fra gli estremi della scala considerata. Il valore di tutti i fattori considerati per costruire il profilo sono negativi, fatta eccezione per un modesto consumo di fonti generaliste; il coinvolgimento dei figli è selettivo su alcuni argomenti, così come è negativo il grado di coinvolgimento da parte delle rispondenti.
  5. La mamma che si abbuffa (15,7%). Queste mamme non hanno paura di affrontare la ridondanza informativa: la definizione “mamma che si abbuffa” è legata al fatto che all’interno del campione sono quelle che hanno dichiarato di informarsi molto e con regolarità su tutti i mezzi considerati in questa analisi. Anche loro sono fortemente motivate, in particolare nell’approfondire temi che le incuriosiscono e dal valore che associano all’informazione come strumento di legittimazione personale, si differenziano rispetto al cluster precedente per una predilezione per le fonti generaliste e per la TV satellitare e per una forte reattività agli stimoli esterni. Hanno un rapporto maturo con l’informazione, e scelgono la fonte in funzione del bisogno informativo specifico, talvolta per affinità con il punto di vista trattato, talaltra per il tipo di contenuto, altre volte in funzione della notorietà e delle caratteristiche della fonte. All’interno del campione considerato è la mamma che filtra meno le informazioni all’interno della famiglia e che maggiormente coinvolge i figli nelle scelte che riguardano la famiglia.

Nelle conclusioni della ricerca viene sottolineato che la ridondanza informativa chiama i consumatori di informazioni ad una responsabilità maggiore rispetto al passato nella valutazione del ruolo che fonti informative diverse possono giocare all’interno dei processi decisionali delle famiglie. All’aumentare delle fonti disponibili il consumatore è chiamato ad un livello di consapevolezza crescente nel suo rapporto con i contenuti. Mancando questa consapevolezza c’è un rapporto di ricezione passiva, un bombardamento di informazioni e di messaggi, sempre meno informato e sempre più in balia “dell’ultima notizia”. Con tale presenza consapevolezza, la ridondanza informativa è una ricchezza e ciascuna fonte offre possibilità specifiche di soddisfare fabbisogni di informazione e conoscenza.

notebook mamma letto

Alla realizzazione della ricerca hanno collaborato le organizzazioni: Fattore Mamma, dols.net, filastrocche.it e Mammeonline.

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Materiale sulla resilienza collegato al ruolo di mamma/genitore: