digitale, ecommerce, enterprise, Formazione, Google, Imprese 2.0, ISTAT, Marketing, Pubblica Amministrazione, Social Network, Web 2.0, Wordpress, YouTube

Nuovo algoritmo di Google. Come aggiornare i siti? Adattare al mobile friendly con design responsivo.

Da circa un mese Google ha cambiato la classificazione delle ricerche. Cosa cambia? Come migliorare i siti di imprese, professionisti, agenzie, enti ed organizzazioni? 

Mobilegeddon algoritmo Google 2015 - mobile friendly

Gli effetti del nuovo algoritmo andrebbero considerati prima possibile. Infatti, nei risultati di ricerca, cambia il posizionamento di tutti i siti web .

Il cambiamento premi i siti mobile friendly, cioè costruiti e sviluppati con design responsivo. Vuol dire che Google ritiene più validi i siti con grafica adattiva, capaci di adeguarsi automaticamente al dispositivo con i quali vengono visualizzati.

L’adattamento vale per tablet, smartphone, cellulari, web tv. Perciò, per non retrocedere indietro nelle pagine dei risultati di ricerca, ogni sito dovrebbe essere aggiornato ed ottimizzato. Google, attraverso l’agente mobile Googlebot, scansiona il web tutti i giorni e aggiorna i propri data center una volta al mese.

Come migliorare l’efficacia dei siti web?

Per prima cosa abbandonare senza remore i siti realizzati in Flash. Poi fare attenzione la lettura avvenga in modo automatico, cioè senza uso di zoom. Eliminare plug-in obsoleti. Poi, studio baroni suggerisce queste 5 cose.

  1. Fare il test di verifica ottimizzazione con lo strumento online gratuito fornito da Google. Il test analizza il tuo indirizzo URL del sito e ti segnala subito se la pagina associata è ottimizzata per dispositivi mobili www.google.com/webmasters/tools/mobile-friendly.
  2. Pubblicare spesso contenuti, cioè rendere vivo il sito e passare a tecnologie digitali più efficaci, come ad esempio WordPress. Standard web 2.0 e usabilità sempre aggiornati, anche per il nuovo algoritmo di Google. A prezzi convenienti offre molte possibilità di personalizzazione.  Gestione contenuti agile, intuitiva, semplice da utilizzare.
  3. Scegliere agenzie web valide ed affidabili, nonché aggiornarsi con un rapido Corso di Formazione base web 2.0Creare e coltivare la propria rete di relazioni digitali mettendo in coordinamento i propri account nei social network come ad esempio facebook, YouTube, slideshare, Instagram e twitter.
  4. Consultare la Guida Google per la “Visualizzazione ottimale del sito su dispositivi mobili”. Utile per principianti o esperti, contiene una serie di informazioni per realizzare un sito perfetto per i visitatori che utilizzano dispositivi mobili.
  5. Consultare la Guida Google “Usabilità sui dispositivi mobili” .Contiene chiare spiegazioni. Ad esempio come un’area di visualizzazione si adatta alle dimensioni dello schermo del dispositivo e come i contenuti vanno fatti scorrere all’interno della visualizzazione.

Perché Google ha scelto di cambiare?

Il motivo è molto semplice, i dati del report annuale di wearesocial.it parlano chiaro. Da questo grafico si può notare che il traffico da dispositivi mobile sta crescendo in modo esponenziale:

statistiche 2015 crescita globale dati mobile - infografica by wearesocial

Gli utenti web si collegano alla rete con i dispositivi mobili hanno raggiunto livelli importanti e i dati sono in costante ascesa:

statistiche 2015 utilizzo di internet da fisso e mobile - infografica by wearesocial

Le persone connesse alla rete acquistano sempre più tramite i dispositivi mobili:

statistiche 2015 e-commerce da fisso e mobile - infografica by wearesocial

Pubblica Amministrazione e mobile friendly.

La Pubblica Amministrazione italiana è al passo con i tempi che cambiano? A quanto sembra c’è ancora molto da fare e in fretta per recuperare il divario con le altre amministrazioni europee.

Secondo i dati ISTAT disponibili, per quanto riguarda le dotazioni tecnologiche ci sono divari dimensionali e organizzativi. Per i comuni di grandi dimensioni le tecnologie mobili come tablet, smartphone e netbook sono usate nel 70% dei territori. Appena 8% nei piccoli comuni. Basso anche il livello dei dipendenti che utilizzano  dispositivi mobili in servizio.

Modulo online per richieste su questo argomento:

Arte, CUOA, digitale, Facebook, Imprese 2.0, Pedagogia, Social Network, Software libero, Twitter, Web 2.0, wikipedia, Wordpress, YouTube

Il marketing artistico si orienta al web 2.0 nel segno della riproduzione d’autore

L’interessante mercato della riproduzione d’autore ha un blog di riferimento e si chiama Arte 2.0 – Marketing artistico & Riproduzioni.

Nato nel maggio 2010 da un’idea di Jean-Gérard Anfossi, manager del sito Copia-di-Arte.com (100.000 clienti in 10 anni),  il blog recensisce le migliori tecniche adoperate dagli artisti contemporanei per referenziarsi, farsi conoscere e vendere sul web. Si propone anche come fonte d’informazioni, punto di ritrovo e di riferimento per tutti gli artisti desiderosi di sviluppare al meglio la loro promozione online.

Arte 2.0 perché mette in rete gallerie aperte alla partecipazione come Art Gallery CaffèSmartarea e sfrutta le opportunità offerte dai social network e canali open source (facebook, YouTube, twitter, Flickr, Dailymotion), ma anche le piattaforme e-commerce (eBay, VirtueMart, Magento).

Il blog non parla solo di riproduzioni artistiche, ma fornisce consigli utili tipo i 5 grandi errori da evitare sui siti di artisti contemporanei“,  propone interviste ad artisti avvezzi alle tecniche di promozione interattive che accettano di condividere la loro esperienza, presenta rassegne stampa di blog italiani e stranieri che trattano di marketing artistico.

Laurence Defabri, la 25enne Community Manager, spiega che  “aprirci al marketing artistico in ottica web 2.0 è stato una tappa naturale della nostra specializzazione in fabbricazione e vendita online di riproduzione quadri su misura. Con il nuovo blog, dedicato alla comunicazione e alla pubblicità nell’era delle nuove tecnologie, vogliamo proporre agli artisti varie forme di collaborazione, ad esempio, inserire le loro riproduzioni nel nostro catalogo”.

Laurence considera creative commons come valido strumento per tutte le piattaforme di scambio di informazioni tipo Wikipedia, perché con un controllo minimo della fonte si può ottenere una considerabile quantità di dati, senza tralasciarne la qualità. Noi desideriamo condividere  le differenti esperienze sperimentate dagli artisti che utilizzano il web 2.0 per farsi conoscere e promuovere le loro opere allo scopo di divenire una piattaforma e, al tempo stesso”.

Sotto il profilo dell’attività commerciale, in merito alle riproduzioni proposte sul web, i promotori di Arte 2.0 si attengono a specifiche direttive. Ad esempio, con gli artisti contemporanei sono vincolati a un contratto di utilizzazione dei diritti di immagine. Con le opere degli artisti morti da più da 50 anni viene condotta una trattativa con le agenzie che forniscono le diapositive, ma si è “liberi” dalle limitazioni previste dai diritti d’autore, che non appartengono più alla famiglia.

“Entro la fine dell’anno – annuncia Laurence Defabri – lanceremo due innovative linee editoriali 2.0 con nuovi blog – in piattaforma WordPress – sui temi arte e decorazione in quattro  lingue: italiano, francese, inglese e spagnolo”.

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Comunicazione, Google, Innovazione, Marketing, Social Network, Software libero, YouTube

Il marketing 2.0 secondo Google: regala Nexus One ai YouTube partner, in cambio chiede di realizzare video

Il marketing 2.0 secondo Google che regala Nexus One ai YouTube partner. In cambio chiede video che, messi in rete, in pochi giorni collezionano centinaia di migliaia di visite. Ecco i  video realizzati con Nexus One:

CENSIS, Comunicazione, digitale, Facebook, Innovazione, Ricerca, Società della Conoscenza, Twitter, wikipedia, YouTube

8° RAPPORTO CENSIS/Ucsi sulla comunicazione «I media tra crisi e metamorfosi»

Presentato l’8° Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione «I media tra crisi e metamorfosi». Contagiati dai social network più di 19 milioni di italiani

Facebook il più popolare (conosciuto dal 90,3% dei giovani), YouTube il più utilizzato (dal 67,8%). Ma si teme per la privacy

Fenomeni di massa. Sono cinque i social network più popolari: Facebook, conosciuto dal 61,6% degli italiani, YouTube (60,9%), Messenger (50,5%), Skype (37,6%) e MySpace (31,8%). Le percentuali raggiungono valori ancora più elevati tra i giovani di 14-29 anni. Per nove ragazzi su dieci Facebook (90,3%), YouTube (89,2%) e Messenger (89,1%) rappresentano mondi ben noti, con le loro regole e i loro «contatti». Nell’universo giovanile hanno una popolarità considerevole, sebbene inferiore, anche MySpace (68,8%) e Skype (62,9%). I giovani hanno preso l’abitudine a «vivere connessi», dato che l’uso congiunto dei cellulari e di Internet li ha messi nella condizione di essere continuamente in rapporto con tutti quelli che condividono la loro esperienza di vita quotidiana. Complessivamente, si può stimare che poco meno di 33 milioni di italiani conoscano almeno un social network e che gli effettivi utilizzatori siano 19,8 milioni.

Facebook il più popolare, YouTube il più utilizzato. Gli utenti di YouTube sono pari al 28,3% della popolazione (il 67,8% nella fascia 14-29 anni, il 39,5% tra le persone più istruite), quelli di Facebook il 22,9% (il 56,8% dei giovani, il 34,4% dei soggetti con titolo di studio più elevato). Il web 2.0 ha avuto uno sviluppo esponenziale grazie all’impiego di Internet per costruire insieme agli altri una conoscenza diffusa (come Wikipedia), trovare opportunità di lavoro e di carriera (LinkedIn), scambiarsi merci (eBay), ma anche notizie, confidenze e pettegolezzi (Messenger, Facebook, Twitter), oppure video (YouTube) e ogni altro prodotto audiovisivo, quand’anche protetto dal diritto d’autore (eMule). Grazie a smartphone, lettori mp3, e-reader, il centro di gravità dei consumi digitali si sposta sempre più dal computer ai piccoli apparecchi portatili, che consentono di accedere a informazioni, musica, libri, giochi, utilities in un rapporto di piena complementarietà con la rete, con forme e tempi di fruizione sempre più personalizzati.

Cosa si fa su Facebook. La principale motivazione che ha spinto gli utenti a iscriversi a Facebook è il desiderio di mantenere i contatti con gli amici (70,5%) e di ritrovare vecchi compagni di scuola ed ex colleghi (57,8%), mentre la speranza di intrecciare una relazione intima ha spinto all’iscrizione appena l’1,8% degli utenti, in particolare i maschi (2,6%). La maggioranza (il 68,4%) preferisce accedere a Facebook nelle ore serali, il 36,5% si connette solitamente nelle ore diurne, il 15,3% durante l’orario di lavoro o di studio, e solo uno su dieci accede al sito esclusivamente nel weekend. Le attività preferite dagli utenti di Facebook sono: guardare cosa c’è nelle bacheche degli amici (41,2%), inviare messaggi personali (40,5%), inserire commenti nelle bacheche degli amici (37,2%), chattare con chi è in linea (35,7%), utilizzare le applicazioni disponibili come test e giochi (24,6%), inserire foto, video o file musicali (21,3%). Il 54,6% degli utenti fa parte di gruppi di interesse o ha sottoscritto citazioni apparse su Facebook, e il 10% ha effettivamente partecipato a eventi sociali, manifestazioni politiche, spettacoli di cui è venuto a conoscenza tramite il social network.

Luci e ombre su Fb. Poco più di un utente su quattro (il 26,8%) constata che da quando si è iscritto a Facebook tende a dedicare meno tempo ad altro. L’attività più penalizzata è la lettura di libri, per il 42,4% degli iscritti a Facebook che avvertono di dedicare meno tempo ad altre attività. Segue la consultazione di altri siti Internet (40%), guardare la televisione (26,5%), studiare o lavorare (21,7%), sentire gli amici al telefono (14,4%), uscire con gli amici (11,5%), andare al cinema (11%). C’è anche, seppure in misura minoritaria (per l’8,5% degli iscritti), il timore che dalla presenza su Facebook possano derivare dei rischi. Quello che preoccupa di più è la violazione della privacy: il 72,1% degli utenti che nutrono preoccupazioni è di questo avviso, il 35,1% teme l’eventualità di conoscere persone pericolose, il 23,4% indica l’indebolimento delle relazioni dirette con i familiari e gli amici, il 13,4% l’abbassamento del rendimento nel lavoro o nello studio, e il 9,3% teme che dall’uso di Facebook possano derivare problemi per la propria reputazione (ad esempio, che il profilo personale venga controllato dal datore di lavoro).

L’evoluzione dei consumi mediatici. In crescita la diffusione di tutti i mezzi di comunicazione tra il 2001 e il 2009. Aumentano gli utenti di Internet (+26,9%) e dei telefoni cellulari (+12,2%), ma anche la radio – che ormai si può ascoltare anche dal lettore mp3, dal telefonino e dal web – fa un grande balzo in avanti (+12,4%), così come crescono, anche se di poco, i lettori di libri (+2,5%) e di giornali (+3,6%), e la stessa televisione raggiunge praticamente la quasi totalità degli italiani (+2%). Gli utenti della Tv arrivano a quota 97,8% della popolazione, il cellulare sale all’85%, la radio all’81,2% (in particolare, l’ascolto della radio dal lettore mp3 è tipico del 46,7% dei giovani tra 14 e 29 anni), i giornali al 64,2%, i libri al 56,5%, Internet al 47%. La diffusione dei nuovi media non ha penalizzato quelli già esistenti: nella società digitale i nuovi mezzi di comunicazione non sostituiscono i vecchi, anzi, affiancandosi ad essi, creano nuovi stimoli al loro impiego secondo la logica della moltiplicazione e integrazione.

I riflessi della crisi. La crisi che stiamo attraversando – che è anche la prima grande crisi conosciuta dalla società digitale – ha accelerato il processo di trasformazione del sistema dei media già in atto, sospinto dalle innovazioni tecnologiche, determinando con notevole rapidità un riposizionamento dei diversi mezzi. Si rileva l’espansione dei media gratuiti e la sostanziale battuta d’arresto di quelli a pagamento (ad eccezione della Tv digitale). Mentre l’uso complessivo del telefono cellulare rimane pressoché stabile tra il 2007 e il 2009 (con un leggero calo dall’86,4% all’85% della popolazione), a crescere notevolmente è stato l’uso del cellulare nelle sue funzioni di base (dal 48,3% al 70%), mentre quelle più sofisticate – e costose – sono diminuite: l’uso dello smartphone è sceso dal 30,1% al 14,3%, il videofonino dall’8% allo 0,8%. Questi dati non verificano il possesso dell’apparecchio, bensì ne misurano l’uso effettivo. Il telefonino è dunque un bene a cui non si può rinunciare, neanche in tempi di crisi, però qualcosa si può risparmiare, magari inviando qualche sms in più ed evitando di connettersi a Internet con i costosissimi servizi wap.

Le nuove Tv. Le nuove forme di televisione sono entrate a far parte delle abitudini degli italiani. Negli ultimi due anni, tra il 2007 e il 2009, l’utenza della Tv satellitare passa dal 27,3% al 35,4% della popolazione e il digitale terrestre raddoppia il suo pubblico (dal 13,4% al 28%), benché lo switch over del segnale analogico abbia interessato finora solo alcune zone del territorio nazionale. La Tv via Internet triplica la sua utenza, passando dal 4,6% al 15,2%, e la mobile Tv interessa già l’1,7% della popolazione. In tempi di crisi, dovendo fare delle scelte, gli italiani si sono orientati verso l’investimento nei media che forniscono più servizi, di diverso genere e cumulabili tra i membri della famiglia, come i pacchetti delle pay Tv: oggi il 60,7% di chi guarda la Tv digitale (satellitare o terrestre) ha sottoscritto un abbonamento, soprattutto per guardare le partite di calcio e gli eventi sportivi in esclusiva (31,2%), i film in prima visione (24,8%), i cartoni animati per i bambini (13%).

Si rinuncia alla carta stampata. Negli ultimi due anni la lettura dei quotidiani a pagamento passa dal 67% al 54,8%, invertendo la tendenza leggermente positiva che si era registrata negli anni immediatamente precedenti al 2007. Questo è il dato dell’utenza complessiva, cioè chi legge un quotidiano almeno una volta la settimana. L’utenza abituale, cioè chi lo legge almeno tre volte la settimana, passa dal 51,1% del 2007 al 34,5% del 2009. Se prima della crisi la metà degli italiani aveva un contatto stabile con i quotidiani, adesso questa porzione si è ridotta a un terzo. Se si pensa che in questa quota sono compresi anche i quotidiani sportivi, si può capire quanto la crisi abbia reso ancora più marginale il ruolo della carta stampata nel processo di formazione dell’opinione pubblica nel nostro Paese. La flessione non è neanche compensata dall’aumento della diffusione della free press, che rimane pressoché stabile (l’utenza passa dal 34,7% al 35,7%). La lettura, anche occasionale, dei settimanali coinvolge nel 2009 il 26,1% degli italiani (-14,2% rispetto al 2007) e quella dei mensili il 18,6% (-8,1%). In leggera flessione anche la lettura dei libri, che era cresciuta per tutto il decennio, raggiungendo il 59,4% della popolazione nel 2007, per ripiegare poi al 56,5% nel 2009.

Verso la saturazione dell’utenza di Internet. L’impiego di Internet tra gli italiani è passato dal 45,3% del 2007 al 47% della popolazione nel 2009. Quando ormai il web è diventato familiare per l’80,7% dei giovani e il 67,2% delle persone più istruite, il dato complessivo potrà aumentare solo di poco nel breve periodo. Per quanto riguarda i quotidiani on line, si registra una flessione dell’utenza (dal 21,1% al 17,7%) che non è certo riconducibile a motivi economici, bensì all’evoluzione degli impieghi della rete: si pensi ai portali che pubblicano anche notizie di cronaca e di costume, a link e finestre informative aperte nei blog e nei social network abitualmente frequentati, ai motori di ricerca e agli aggregatori che rintracciano automaticamente le notizie in rete.

Nasce il press divide. Il numero delle persone che hanno un rapporto esclusivo con i media audiovisivi (radio e Tv) rimane praticamente stabile (26,4%), mentre diminuiscono quanti hanno una «dieta mediatica» basata al tempo stesso su mezzi audiovisivi e mezzi a stampa (dal 42,8% al 24,9% tra il 2006 e il 2009). La somma di questi due gruppi rappresenta il totale di quanti non hanno ancora colmato il digital divide, la cui soglia si collocava nel 2006 al 71% e scende oggi al 51,3% della popolazione. Nasce però un nuovo divario tra quanti contemplano nelle proprie diete i media a stampa (insieme a radio, Tv e Internet) e quanti non li hanno ancora o non li hanno più. Se il digital divide si sta attenuando, il press divide invece aumenta, visto che nel 2006 era il 33,9% degli italiani a non avere contatti con i mezzi a stampa, mentre nel 2009 si è arrivati al 39,3% (+5,4%). Ad aumentare negli ultimi anni l’estraneità ai mezzi a stampa, e in misura rilevante, sono stati i giovani (+10%), gli uomini (+9,9%) e i più istruiti (+8,2%), cioè i soggetti da sempre ritenuti il traino della modernizzazione del Paese.

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Questi sono alcuni dei principali risultati dell’8° Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione, promosso da H3G, Mediaset, Mondadori, Rai e Telecom Italia, presentato oggi a Roma presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani da Giuseppe De Rita e Giuseppe Roma, Presidente e Direttore Generale del Censis, e discusso da Renato Schifani, Presidente del Senato, Andrea Melodia, Presidente dell’Ucsi, Fedele Confalonieri, Presidente di Mediaset, Maurizio Costa, Amministratore Delegato di Mondadori, Roberto Forte, Direttore Mobile Tv di H3G Italia, e Carlo Malinconico, Presidente della Fieg.

Fonte: http://www.censis.it

Città, digitale, enterprise, Etica, Eventi, Facebook, Innovazione, Pubblica Amministrazione, Regioni, Social Network, Web 2.0

Casi territoriali di Network Enterprise 2.0: il Progetto Abruzzo @ Venezia

760x190 a Abruzzo Venezia 2009

Tutto inizia grazie ad internet, con YouTube e una email di fine agosto 2009…

Da Venezia veniva attivato un ponte di contatti circa l’interessante video sul QR-Code pubblicato su YouTube e realizzato dalla Federfarma di Teramo. Poi è stato via via costruito un insieme di mattoncini elettronici… un sito/blog di riferimento “AbruzzoVenezia” e un gruppo promotore che ha lavorato a distanza tra l’Abruzzo e Venezia con l’obiettivo di sviluppare un progetto di cooperazione territoriale all’insegna dell’innovazione digitale.

L’obiettivo al quale si sta lavorando è la partecipazione dell’Abruzzo al VeneziaCamp 2009 in programma all’Arsenale di Venezia dal 23 al 25 ottobre. I promotori del progetto ipotizzano di realizzare un programma ad hoc per sabato 24 ottobre nel quale rendere visibile la proposta di partecipazione abruzzese con iniziative e attività di vario genere. Innovazione digitale, comunicazione, turismo sostenibile, arte e spettacolo, cultura della solidarietà, social e business network, idee per lo sviluppo di cooperazione territoriale tra l’Abruzzo e Venezia… sono alcuni degli argomenti presi in esame per la progettazione.

La Conferenza di presentazione si terrà a Roseto venerdì 25 settembre alle ore 18:00, presso Hotel Roses, Viale Makarska 1. Interverrà da Venezia Vittorio Baroni che è tra i collaboratori all’evento che è stato spostato dall’Isola del Lazzaretto Vecchio all’Arsenale di Venezia. Nell’occasione verrà illustrata l’innovativa modalità di lavoro Network Enterprise 2.0 e la “Carta Etica” contenente il Protocollo per l’adesione e la partecipazione al progetto.

Sabato 26 settembre a Teramo si terrà un Workshop aperto alla partecipazione con dei gruppi di lavoro, l’appuntamento è alle ore 10:00 presso la sede di Federfarma in Via Cona 108,  allo scopo di raccogliere idee, impostare l’organizzazione e la logistica. Il lavoro proseguirà poi via internet sul blog del progetto e mediante il gruppo già operativo su facebook.

Tra le prime adesioni di sponsor c’è Li8Li, STUDIO BARONI e TELEART che hanno offerto l’organizzazione, poi altre realtà sono in attesa di essere consolidate con la sottoscrizione della “Carta Etica”. Molto apprezzata quella del “Gruppo Baltour” che ha manifestato la disponibilità di mettere gratuitamente ad disposizione le proprie linee di bus già attive tra l’Abruzzo e Venezia. Altri contatti informali sono stati avviati con la Camera di Commercio di Teramo, diversi comuni, la Regione Abruzzo e la Provincia di Teramo, nonché altri enti potenzialmente interessati.

La manifestazione di Venezia si terrà in un luogo simbolo della città lagunare: l’Arsenale. Uno spazio importante che diede luce ai fasti della Serenissima e che ora per diventare nuovamente officina di innovazione: dalla pece alla rete, dalle galee al web, l’arsenale sarà di nuovo luogo di “navigazione”.

Tornare coi temi dell’innovazione all’arsenale ha oggi anche una grandissima valenza cultrale, economica e sociale. L’Arsenale costituisce una parte molto estesa della città storica e fu il cuore dell’industria navale veneziana a partire dal XII secolo. È legato al periodo più florido della vita della Serenissima: grazie alle imponenti navi qui costruite, Venezia divenne la grande potenza del mediterraneo che tutti conoscono.

L’Arsenale di Venezia si può considerare la prima fabbrica al mondo, dato che rappresenta l’esempio più importante di grande complesso produttivo a struttura accentrata dell’economia preindustriale. Infatti il termine arsenale deriva dall’arabo daras-sina’ah, cioè “casa d’industria”. Il termine, noto ai Veneziani tramite i loro frequenti contatti commerciali con l’Oriente, sarebbe passato al veneziano darzanà, poi corrotto nel tempo nella forma arzanà, citata anche da Dante nella Divina Commedia, quindi, attraverso arzanàl e arsenàl, alla forma finale di arsenàle.

Info barra

abruzzovenezia@li8li.com – tel. 393 204348880

Sito/blog ufficiale del progetto: http://abruzzovenezia.wordpress.com

Gruppo su facebook: http://www.facebook.com/group.php?gid=276120100577

Comunicato Stampa del Comune di Venezia circa la sede all’Arsenale

Wiki ufficiale dell’organizzazione

digitale, Google, Società della Conoscenza

Google, il boss di Internet. Futuro nelle sue mani?

google-earth-terra studio vittorio baroni

“Organizzare le informazioni di tutto il mondo“. Questo il sogno (e la mission) della società di Mountain View. 

Da “il Recensore” ecco il passato, il presente e il futuro in “Pianeta Google” (Sperling & Kupfer, 2009) di Randall Stross.

Quanto manca alla conquista totale? Se lo chiedono un po’ tutti, addetti ai lavori, navigatori di Internet e curiosi del web. Tranne loro, Larry Page e Sergey Brin fondatori e responsabili di Google, il colosso mondiale nelle ricerche su Internet. E non solo. Dall’anno della sua fondazione, nel 1998, la società americana ha realizzato praticamente tutto nell’ambiente del web con  le Google Apps: dalla posta elettronica di Gmail all’acquisizione di Youtube, dal social network Orkut a Google Video, da Google News all’alleanza con Systran per  le fortunate traduzioni multilingue. E il gioiello Google Earth.

pianeta-google studio vittorio baroniL’inchiesta dietro le quinte. Quella di Randall Stross è sicuramente uno dei libri più completi sul fenomeno Google e i suoi rivali, tra cui spicca in pole position Microsoft. Le pagine scritte dal giornalista americano ricostruiscono passo dopo passo l’impero dell’azienda di Page e Brin, le loro idee, le loro mosse, i loro colpi fortunati, le gaffe e gli errori, il boom e quella superbia di “dominare” il mondo web fregandosene spesso della privacy. “Pianeta Google” si legge velocemente, nonostante i numerosi virgolettati e le citazioni dei protagonisti in gioco.

Adsense e i profitti pubblicitari
. La fortuna di Google è “tutta qui”. Le Google Apps sono una guarnizione perfetta, la ciliegina sulla torta che in futuro prossimo porteranno business su business oltre ai numeri che quotidianamente aumentano senza arrestarsi mai. La tecnica è facile, nata in una nottata di idee lì a Mountain View da uno sviluppatore: inserire pubblicità mirata, nel gergo “convenzionale” all’interno della posta elettronica degli utenti in base ai contenuti delle email ricevute. Annunci che, cliccati, generati profitti da dividere tra la proprietaria Google e coloro che si iscrivono al programma. Clic dopo clic il business macinano dollari e conquista il mondo web, per poi allargarsi ad “Adwords” in base al quale ciascun azienda sceglie di farsi pubblicità sia nel motore di ricerca più famoso al mondo sia nelle email.

Google vs Microsoft. Una sfida a colpi di numeri, decisioni, anteprima, intuizioni e cause legali. La più giovane ad oggi ha ancora la meglio. L’autore ne sottolinea i pregi, le astuzie, la capacità di leggere la testa degli utenti di Internet, dapprima in Usa poi nel resto del  mondo. La differenza è nella testa dei due americani di origine ebraica: la convinzione e la superbia di voler diventare il custode unico di tutte le informazioni del mondo. In breve e a qualunque costo. Non pochi gli scontri con i rivali e la giustizia: dal diritto d’autore violato nel programma di digitalizzazione dei libri a livello mondiale, Google Book Search, alla pubblicazione dei video su Youtube il colosso dei video acquisito nell’ottobre del 2006 dall’azienda di Mountain View con un’operazione di 1,65 miliardi di dollari.

google notebook studio vittorio baroniRischio privacy, il futuro in mano a Google? Il pericolo c’è, è forte anche se l’azienda dei record smentisce ogni voce riguardo alle infiltrazioni dei proprio dipendenti nelle email dei clienti di Gmail. Sicuramente non sarà lo scoglio contro cui Google sbatterà. Il suo scopo è chiaro: organizzare le informazioni di tutto il mondo in un percorso che va da qui a, secondo le stime dei suoi ingegneri, a 300 anni. Ma, come afferma nelle conclusioni Stross, visto questo primo decennio fenomenale di Google, “può darsi che non siano necessari altri duecentonovant’anni, perché porti a termine la sua missione”.

Randall Stross scrive per la rubrica “Digital Domain” del New York Times e insegna economia presso la San José State University. Autore di numerosi e importanti libri dedicati alle nuove tecnologie, vive a Burlingame, in  California.

Voto: 8
Titolo: Pianeta Google. Quanto manca alla conquista totale?
Autore: Randall Stross
Editore: Sperling & Kupfer
Anno di pubblicazione: 2009
Prezzo: 20 euro
Pagine: 227

 

logorecensore

 

Fonte: “il Recensore”

Google, il boss di Internet. Futuro nelle sue mani?.

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SOCIAL MENTION: nuovo motore di ricerca sociale

social mention logo

Con il rapido sviluppo dei social network inziano ad affacciarsi nuovi strumenti di ricerca digitale. Social Mention è uno di questi e fa parte di una nuova categoria di motori di ricerca sociali.

 

Social Mention si rivela molto utile allo scopo di tracciare tutte le attività sociali svolte nella rete, ovvero l’insieme di modi diversi di comunicare in digitale attraverso social network, servizi di microblogging, commenti, bookmarks (segnalibri), immagini, video, news e blog.

Risulta particolarmente interessante perchè riesce ad interare diversi strumenti come Twitter, Delicious, FriendFeed, Flickr, Digg, YouTube e altri ancora.