Da oggi sono online le nuove slide “Professioni Web” dell’amico professionsta Roberto Scano* create sul tema “COME SOPRAVVIVERE ALLA GIUNGLA DIGITALE”.
Da qualche giorno è disponibile su www.psychiatryonline.it un interessante e-book gratuito che si pone l’obiettivo di svelare la vacuità, l’inconsistenza e le insidie sottese alla promessa di un metodo che trasforma le famiglie da infelici a felici.
Si intitola “Non fate i bravi. Educare e normalizzare in Italia oggi”. E’ curato da Claudia Boscolo con la prefazione di Maria Maddalena Mapelli. Contiene contributi di Nadine Tabacchi, Tommaso Ariemma, Marco Pacioni, Enrico Valtellina, Paolo Mottana, Alessandro Siciliano, Luca Casadio, Fabio Milazzo, Riccardo Capecchi e Claudia Boscolo
Tutto nasce dal faccione sorridente di tata Lucia. I segreti delle famiglie felici. Il grande libro del prodigioso metodo “fate i bravi!”. Il faccione sorridente di tata Lucia aveva il posto d’onore, in una nota libreria di Padova.
Il format di Tata Lucia è uno dei tanti esempi con cui una pedagogia-propaganda plasma e normalizza le persone togliendo ogni spazio alla diversità, alla fragilità, ai vissuti di ciascuno, al mondo interiore, alle emozioni, alle relazioni.
Gli autori che hanno partecipato a questo e-book hanno, in primo luogo, analizzato gli aspetti sottesi all’ingiunzione di tata Lucia, a un paradigma pedagogico autoritario e irrispettoso della singolarità, del considerare ogni bambino o adolescente una persona irriducibile a ogni schematismo.
Fervono i preparativi verso l’appuntamento Smart City Exhibition in programma a Bologna da 16 al 18 ottobre 2013.
Secondo il pensiero di Nicos Komninos, la Smart city è una città collettiva che nasce dalla collaborazione, quindi amplificare l’intelligenza di una città vuol dire prima di tutto migliorare la collaborazione. Essa nasce come integrazione di tre elementi: la città, la conoscenza, lo spazio digitale.
La nascita di una Smart city non risponde a un modello, ma Komninos ha individuato un processo tipo roadmap articolato in 7 step;
descrizione della città con i suoi distretti e comunità;
ecosistema dell’innovazione: qual è il processo di conoscenza per affrontare i problemi della città?;
spazio digitale e ambiente intelligente: web 2.0 e crowdsourcing, social media, mobile app utili a supportare fase 1 e 2;
strategia: integrazione dei punti 1, 2 e 3 per cercare soluzioni intelligenti;
applicazioni e soluzioni per la città;
business models per la produzione di nuovi servizi sostenibili;
misurazione dei risultati.
Komninos evidenzia che il processo consiste nell’analizzare le tre componenti fondamentali (città, conoscenza e spazio digitale) e nel capire come combinare al meglio questi elementi per poi giungere a soluzioni concrete. In sostanza, si tratta di adottare un sistema di pianificazione e governo centrato sul processo piuttosto che definire un modello di Smart city.
Intanto al Centro per l’Intelligenza Collettiva del MIT, Massachusetts Institute of Technology, una delle più importanti università di ricerca del mondo, hanno da poco presentato un interessante manuale. E’ strutturato con metodo wiki, cioè modificabile online da tutte le persone lo consultano e desiderano partecipare.
Contenuti proposti dal MIT, utilizzabili con Licenza creative commons:
Perché studiare l’intelligenza collettiva ora?
Che cos’è l’intelligenza collettiva?
Alcuni esempi di intelligenza collettiva
Misurare l’intelligenza collettiva e dei fattori che influenzano lo
Quali fattori facilitano l’intelligenza collettiva?
Quali sono i fattori di inibizione intelligenza collettiva?
Prospettive sulla intelligenza collettiva
Tecniche per valorizzare l’intelligenza collettiva
Lo scenario di sviluppo del commercio elettronico è favorito dal web che cresce velocemente come aumenta il suo peso sull’economia italiana. Secondo la recentesul “Fattore Internet” commissionata da Google, le famiglie che hanno accesso alla rete sono tredici milioni, più della metà del totale: un dato cresciuto quasi del 50% rispetto al 2007.
Va anche considerato che l’Italia è ai primi posti in Europa nella navigazione tramite telefonini “intelligenti”, gli smartphone, e per numero di utenti dei social network.
Felice collaborazione quella tra il Ministero della Salute e l’Università Sapienza di Roma che ha coinvolto ben tre dipartimenti (Informatica e sistemistica, Sanità Pubblica e Malattie Infettive, Scienze Sociali) per realizzare le “Linee guida sulla comunicazione on line in tema di tutela e promozione della salute”. Al termine di ogni capitolo c’è un’interessante sintesi sottoforma di “KEY POINTS”.
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Nel raccomandare di assumere il punto di vista dell’utente, cioè di rispettare i criteridi usabilità e accessibilità del sito, ecco i 6 punti chiave per un sito istituzionale di qualità in tema di salute:
pubblicare materiale informativo/educativo sulla fisiopatologia del corpo umano, le principali malattie, i comportamenti a rischio e gli interventi sanitari di provata efficacia per aumentare l’alfabetizzazione informatica del cittadino in tema di salute (health literacy);
contenere interventi (sistemi esperti e interventi ‘tailored’) volti apromuovere comportamenti finalizzati alla promozione della salute ed alla prevenzione delle malattie, nonché a favorire l’adesione ai programmi di prevenzione secondaria di provata efficacia;
fornire informazioni per garantire il diritto di accesso all’assistenza sanitaria, offrendo indicazioni tuttavia per contenere l’utilizzo inappropriato delle strutture ospedaliere;
erogare informazioni sulla ‘performance’ delle diverse strutture sanitarie e dei professionisti che vi operano, anche attraverso la creazione di un sistema informativo basato su relazioni cooperative con gli enti regionali del SSN;
prevedere strumenti interattivi in grado di favorire una maggiore partecipazione dei cittadini, anche mediante strategie cooperative e di network con realtà associative del privato e del privato sociale;
dedicare spazi e strategie specifiche alla comunicazione dell’emergenza, garantendo coordinamento, coerenza e sicurezza in tutti i flussi comunicativi attivati.
A pagina 78 viene riportata una scheda per l’autovalutazione della qualità del sito.
Il primo volume è dedicato a Facebook, il social network che, con oltre 16 milioni di italiani e 600 milioni di utenti nel mondo, rappresenta una grande piazza virtuale dove condividere informazioni per cui ogni azienda può trarre benefici dalla relazione con i clienti, potenziali e reali.
Il volume dedicato a Twitter spiega come il linguaggio dei 140 caratteri sia diventato una piattaforma straordinaria per il marketing dell’ascolto e per puntare sul passaparola.
«Personal branding», è invece rivolto a chi vuole puntare sulla rete per rafforzare la propria immagine e il proprio brand e aumentare così le opportunità di business.
Con il volume «E-mail marketing» si impara a realizzare strategie di marketing utilizzando la posta elettronica come canale di comunicazione con i clienti per sviluppare il business.
In «Search engine marketing» vengono svelati i segreti per farsi trovare in modo facile e veloce dai propri clienti attraverso i motori di ricerca.
La collana si chiude con «Web analytics», ovvero ogni azione sul web è misurabile e proprio nell’interpretazione delle statistiche c’è una miniera di opportunità di business
Tutti i volumi saranno in edicola ogni giovedì con Il Sole 24 Ore, a 9,90 € oltre al prezzo del quotidiano.
Davvero contemporaneo il Libro Bianco sui Contenuti digitali presentato oggi dall’AGCOM.
Nel documento pubblicato dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni che Google non solo rappresenta il motore di ricerca più utilizzato, ma è anche attivo, tramite YouTube, il principale aggregatore di contenuti video, e ha inoltre implementato diversi strumenti in grado di valorizzare più o meno la posizione di un operatore sul web (Google news, AdSense etc.), risulta in grado di incidere, a vario titolo, sulla posizione e sul successo commerciale degli operatori che investono in questo ambito.
L’AGCOM sottolinea che Google è stato coinvolto in due controversie instaurate, rispettivamente, da RTI (Reti Televisive Italiane SpA), società del gruppo Mediaset, dinanzi al Tribunale di Roma e dalla FIEG (Federazione Italiana Editori Giornali), che si è rivolta all’Autorità garante della concorrenza e del mercato.
Grazie al prezioso lavoro della Redazione FORUM PA 🙂 ecco la guida al nuovo Codice dell’Amministrazione Digitale pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 10 gennaio.
Ed ecco anche due file con la versione integrale del CAD e una sintesi:
Sancire nuovi diritti, nuove opportunità, nuovi doveri
Diritto all’uso delle tecnologie verso amministrazioni e gestori di servizi pubblici (art.3)
I cittadini e le imprese hanno diritto di usare le tecnologie informatiche per tutti i rapporti con qualsiasi amministrazione pubblica. Non sarà più possibile quindi per un’amministrazione o per un gestore di pubblico servizio obbligare i cittadini a recarsi agli sportelli per presentare documenti cartacei, per firmare fisicamente domande o istanze, per fornire chiarimenti: per tutto questo deve essere sempre e dovunque disponibile un canale digitale sicuro (nella maggior parte dei casi costituito dalla PEC – Posta Elettronica Certificata), certificato e con piena validità giuridica che permetta di dialogare con la PA dal proprio computer. Il nuovo codice amplia questo diritto anche verso i gestori di servizi pubblici. Il complesso della riforma della PA permette poi di esigere questo diritto anche mediante l’uso dell’azione collettiva e introduce l’effettiva disponibilità degli strumenti necessari nella valutazione dei dirigenti e delle organizzazioni.
Opportunità per le amministrazioni di capitalizzare il “dividendo dell’efficienza” che l’innovazione digitale consente (art.15)
I risparmi ottenuti attraverso l’innovazione tecnologica e organizzativa (reingegnerizzazione dei processi) dovranno essere effettivamente misurati e andranno in parte ad incentivare il personale interessato, secondo le norme del d.lgs. 150/09, in parte a finanziare nuova innovazione.
Obbligo di coordinarsi, di lavorare insieme, di fare sistema (art.14)
L’amministrazione digitale non può lavorare a compartimenti stagni: se lo Sato ha l’obbligo del coordinamento dell’intero sistema, il nuovo codice impone alle regioni di promuovere un processo di digitalizzazione dell’azione amministrativa coordinato e condiviso con le autonomie locali e dà il compito allo Stato di favorire la collaborazione interregionale.
Dare chiarezza, validità e strumenti operativi all’innovazione:
Più stringente definizione della validità dei documenti e dei procedimenti (art.20-23-quater)
Un’intera sezione del nuovo CAD, profondamente rivisitata rispetto alla vecchia versione, si propone di diradare l’incertezza sul complesso processo di dematerializzazione dei documenti. Le regole del nuovo codice rendono effettivamente praticabile l’obiettivo di una PA senza carta.
Maggiore sostenibilità organizzativa per l’innovazione (art.17)
L’innovazione non si fa da sola: richiede di essere sostenuta da una robusta organizzazione: il codice impone a tutte le amministrazioni centrali ( e suggerisce alle regioni e agli Enti locali) di costituire una nuova posizione di dirigente generale responsabile in toto dei processi di informatizzazione e crea una Conferenza perché questi soggetti si parlino, si confrontino, imparino a collaborare tra loro.
Collegamento stretto con il ciclo della performance e la valutazione del merito (art.12)
L’attuazione delle disposizioni del CAD è comunque rilevante ai fini della misurazione e della valutazione della performance organizzativa e individuale dei dirigenti. Alle opportunità si accompagnano quindi sia gli incentivi, sia le sanzioni. L’innovazione diventa per la prima volta materia di valutazione del personale, da cui dipendono sanzioni ed incentivi.
2. I provvedimenti in pillole
Nella Pubblica Amministrazione digitale i cittadini e le imprese hanno nuovi diritti che il codice precisa e definisce e che rende quindi effettivamente esigibili, essi sono basati su strumenti che aiutano anche le amministrazioni a lavorare meglio e a spendere meno:
I pagamenti elettronici (art.5)
Già il codice del 2005 imponeva alle amministrazioni di consentire i pagamenti ad esse spettanti con le tecnologie digitali, ma non diceva come. Il nuovo CAD prevede una serie di strumenti operativi (ad es. le carte di credito) e consente di avvalersi di soggetti anche privati per la riscossione, aprendo di fatto un nuovo mercato dei servizi.
Le comunicazioni tra imprese e amministrazioni (art.5 bis)
Il digitale diventa la regola nei rapporti tra imprese ed amministrazioni e il cartaceo l’eccezione. La presentazione di istanze, dichiarazioni, dati e lo scambio di informazioni e documenti, anche a fini statistici, tra le imprese e le amministrazioni pubbliche avviene esclusivamente utilizzando le tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Con le medesime modalità le amministrazioni pubbliche adottano e comunicano atti e provvedimenti amministrativi nei confronti delle imprese.
La PEC: canale di comunicazione e semplice strumento di identificazione (articoli 6 e 65)
La PEC (Posta Elettronica Certificata) diventa, per tutte le imprese e i professionisti,che per legge devono esserne dotati e per i cittadini che lo desiderano il mezzo più veloce, sicuro e valido per comunicare con le amministrazioni pubbliche. Da lì passano comunicazioni, atti e provvedimenti, ma anche istanze e dichiarazioni che un cittadino può trasmettere usando la propria casella PEC anche come strumento di identificazione che può evitare, nella maggior parte dei casi, l’uso della firma digitale.
La validità dei documenti è indipendente dal supporto (articoli 20-23 quater)
Nella sezione I del Capo II vengono descritte dettagliatamente le condizioni validità dei documenti informatici, dei passaggi da analogico a digitale e viceversa, introducendo tra l’altro un semplice sistema di contrassegno egenerato elettronicamente e stampato direttamente dal cittadino dal proprio computer, per sancire la conformità dei documenti cartacei a quelli digitali (c.d. glifo). La dematerializzazione, come sappiamo, riguarda sia la produzione direttamente digitale degli atti, sia la digitalizzazione di quelli che erano stati prodotti in forma analogica (su carta), per entrambi i procedimenti mancavano certezze di validità che ora il nuovo CAD detta, lascando poi ad un successivo documento l’effettiva implementazione delle norme tecniche.
Conservazione digitale dei documenti: meno carta, senza perdere né sicurezza né storia (articoli 43-44 bis)
In centinaia di chilometri di archivi giace l’immenso patrimonio informativo della PA: sino ad ora per digitalizzare un documento senza conservarne l’originale cartaceo era necessaria una certificazione uno ad uno. Ora un responsabile della conservazione può certificare il processo di digitalizzazione e di conservazione servendosi se vuole di “conservatori” accreditati. anche privati. È così possibile risparmiare milioni di metri cubi di spazio e rendere possibile la reperibilità dei documenti. È ovviamente fatta salva l’integrità cartacea di particolati documenti dotati di valore storico, culturale o artistico che potranno essere meglio conservati, anche perché non annegati tra milioni di faldoni.
Le nuove frontiere della sicurezza digitale (art.51)
Se la PA diventa digitale la sicurezza dei dati, dei sistemi e delle infrastrutture è sempre più un obiettivo chiave, anche per costruire quella fiducia nei servizi pubblici online che ancora manca. Il codice introduce disposizioni importanti sia sulla continuità operativa, sia sul disaster recovery dettando le modalità per il coordinamento delle azioni delle singole amministrazioni e per la predisposizione di piani operativi.
La sfida degli open data (articoli 52 e 68)
Il nuovo CAD mette in primo piano la responsabilità della amministrazioni nell’aggiornare, divulgare e permettere la valorizzazione dei dati pubblici secondo i principi del cosiddetto “open government”. In particolare le pubbliche amministrazioni, al fine di valorizzare e rendere fruibili i dati pubblici di cui sono titolari, promuovono progetti di elaborazione e di diffusione degli stessi anche attraverso l’uso di strumenti di finanza di progetto, assicurando la gratuità dell’accesso e la pubblicazione dei dati in formato aperto in modo che possano essere rielaborabili da terzi.
I servizi online (articoli 54 e 63-65)
Le amministrazioni pubbliche sono tenute a dar conto dei servizi online che hanno messo a disposizione di cittadini ed imprese sia sul proprio sito istituzionale, sia dandone notizia al Dipartimento della Funzione Pubblica. La sezione III del V Capo del codice definisce con maggiore concretezza le norme già presenti nel CAD del 2005: le pubbliche amministrazioni e i gestori di servizi pubblici progettano e realizzano i servizi in rete mirando alla migliore soddisfazione delle esigenze degli utenti, in particolare garantendo la completezza del procedimento, la certificazione dell’esito e l’accertamento del grado di soddisfazione dell’utente. È previsto poi una più ampia possibilità di accesso ai servizi che si basa sia sulla Carta d’Identità elettronica e carta dei servizi sia su altri strumenti che comunque consentano l’individuazione del soggetto che richiede il servizio.
Dare voce ai cittadini anche su Internet (art.54)
La cosiddetta “riforma Brunetta” ha tra i suoi cardini l’empowerment dei cittadini accrescendo le occasioni di dar loro voce possibilità di esprimere giudizi sulla soddisfazione nella fruizione dei servizi. Anche per i servizi online vale lo stesso principio: le amministrazioni sono tenute ad adottare strumenti idonei alla rilevazione immediata, continua e sicura del giudizio degli utenti.
Moduli e formulari sempre disponibili (art.57)
Il codice si mette dalla parte dei cittadini e delle imprese che non possono perdere tempo nella ricerca spesso vana di moduli e formulari. Le pubbliche amministrazioni devono provvedere a definire e a rendere disponibili per via telematica l’elenco della documentazione richiesta per i singoli procedimenti, i moduli e i formulari validi ad ogni effetto di legge, anche ai fini delle dichiarazioni sostitutive di certificazione e delle dichiarazioni sostitutive di notorietà. Le pubbliche amministrazioni non possono richiedere l’uso di moduli e formulari che non siano stati pubblicati; in caso di omessa pubblicazione, i relativi procedimenti possono essere avviati anche in assenza dei suddetti moduli o formulari. La mancata pubblicazione è altresì rilevante ai fini della misurazione e valutazione della performance individuale dei dirigenti responsabili.
Far viaggiare le informazioni e non le persone e non chiedere ai cittadini quello che le amministrazioni sanno già (art. 58).
È una delle richieste più pressanti di cittadini ed imprese: che la PA non richieda loro dati che già possiede. Il CAD rende possibile lasciare in pace i cittadini prevedendo l’obbligo per le amministrazioni tenutarie di banche dati di predisporre apposite convenzioni aperte alla adesione di tutte le amministrazioni e volte a disciplinare le modalità di accesso ai dati senza oneri a loro carico. Il principio era già presente nel CAD del 2005, ma ancora una volta il nuovo CAD indica lo strumento e le sue regole, ne impone poi l’obbligatorietà prevedendo, in caso di inadempienza la nomina di un commissario ad acta che intervenga a predisporre le convenzioni e quindi in ultima analisi a tutelare il diritto degli utenti.
Siti pubblici e trasparenza (art. 54)
Già il d.lgs 150/09 detta stringenti principi per la trasparenza delle amministrazioni pubbliche verso una “total disclosure” che vede nei siti internet pubblici il principale strumento di pubblicità. La successiva direttiva 105 della Commissione Indipendente per la Valutazione, Integrità e Trasparenza della PA (Civit) elenca con precisione quali sono i dati e le notizie che ciascuna amministrazione deve inserire nel sito Internet. Ora il Codice completa il quadro indicando l’obbligo per le amministrazioni di tenere aggiornati i dati (e considerando questo aspetto nella valutazione di dirigenti) e di trasmetterne una cospicua parte al Dipartimento della Funzione Pubblica che potrà così avere una conoscenza diretta e utilizzabile di molti fenomeni, a partire ad es. dalla consistenza dei servizi online presenti. Il codice introduce poi l’obbligo di pubblicare sui siti pubblici in modo integrale tutti i bandi di concorso.
Il patrimonio informativo delle amministrazioni e le basi di dati di interesse nazionale (art.60)
Il nuovo codice ripropone la definizione del 2005 di “basi di dati di interesse nazionale” – che costituiscono, per ciascuna tipologia di dati, un sistema informativo unitario che tiene conto dei diversi livelli istituzionali e territoriali e che garantisce l’allineamento delle informazioni e l’accesso alle medesime da parte delle pubbliche amministrazioni interessate – ma rende operativa questa nozione cominciando ad indicare quali sono:
a) repertorio nazionale dei dati territoriali;
b) indice nazionale delle anagrafi;
c) banca dati nazionale dei contratti pubblici di cui all’articolo;
d) casellario giudiziale;
e) registro delle imprese;
f) gli archivi automatizzati in materia di immigrazione e di asilo.
In questo ambito particolare importanza riveste la banca dati dei contratti pubblici, sia per la ricchezza di informazioni che può dare sulla spesa pubblica, sia al fine del rispetto della legalità e del corretto agire della pubblica amministrazione e della prevenzione di fenomeni di corruzione.
Le regole tecniche (art.58)
Per molti dei provvedimenti previsti dal nuovo codice sarà necessario predisporre regole tecniche che saranno dettate da appositi decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri. Per gran parte di queste l’organo tecnico competente è DigitPa che istituirà tavoli di lavoro e di consultazione con tutti gli stakeholders pubblici e privati interessati, con particolare attenzione per le imprese di ICT.
3. I tempi di applicazione
La complessa normativa prevista dal Codice richiede tempi ragionevoli per il suo recepimento, per adeguare processi e per formare il personale. La riforma entrerà in vigore quindi a scaglioni secondo una precisa tempistica che coincide comunque con gli impegni presi nel piano di e-gov 2012.
Entro 3 mesi:
Le pubbliche amministrazioni utilizzeranno la posta elettronica certificata o altre soluzioni tecnologiche per tutte le comunicazioni che richiedono una ricevuta di consegna ai soggetti che hanno preventivamente dichiarato il proprio indirizzo
Entro 4 mesi:
Le amministrazioni individueranno un unico ufficio responsabile dell’attività ICT
Entro 6 mesi:
Le PA centrali pubblicheranno sui propri siti istituzionali i bandi di concorso e tutta una serie di informazioni sul proprio funzionamento nell’ottica della total disclosure
Le amministrazioni consentiranno ovunque i pagamenti ad esse spettanti per via telematica
Le amministrazioni e le imprese comunicheranno tra loro esclusivamente per via telematica
Entro 12 mesi:
Saranno emanate le regole tecniche che consentiranno di dare piena validità alle firme elettroniche diverse da quella digitale, nonché, alle copie cartacee e, soprattutto, a quelle digitali dei documenti informatici, dando così piena effettività al processo di dematerializzazione dei documenti della PA
Saranno emanate le regole tecniche per la conservazione sostitutiva dei documenti in forma digitale dando il via agli archivi informatizzati
Le pubbliche amministrazioni non potranno richiedere l’uso di moduli e formulari che non siano stati pubblicati sui propri siti istituzionali
Il cittadino fornirà una sola volta i propri dati alla pubblica amministrazione. Sarà onere delle amministrazioni (in possesso dei dati) assicurare, tramite convenzioni, l’accessibilità delle informazioni alle altre amministrazioni richiedenti
Saranno definite le basi di dati di interesse nazionale
Saranno emanate tutte le regole tecniche previste dal CAD
Le regole del nuovo CAD si applicheranno, mediante un apposito DPCM, anche alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e all’Amministrazione finanziaria
Entro 15 mesi:
Le PA predisporranno appositi piani di emergenza idonei ad assicurare, in caso di eventi disastrosi, la continuità delle operazioni indispensabili a fornire i servizi e il ritorno alla normale operatività
Come si trasformerà la nostra vita nei prossimi cinque anni? Secondo una ricerca IBM le identità saranno sempre più digitali, la tecnologia personale perderà il valore di “accessorio” e si innesterà sulle nostre esistenze. Fornirà nuovi servizi agli individui, ma anche energia alle città, recuperata da quella che oggi utilizziamo male.
Lo studio che ci racconta tutto questo si chiama “Next five in five” ed è basato su trend sociali e di mercato, tenendo conto delle potenzialità delle tecnologie emergenti. L’obbiettivo è capire come potrà cambiare il nostro vivere quotidiano, tra nuove risorse e possibilità che terremo in tasca nello smartphone, alla sostenibilità di un futuro sempre più connesso e affamato di energia.
1. Batterie, più piccole e potenti
L’ottimizzazione delle fonti energetiche mobili sarà un aspetto prioritario nei prossimi cinque anni, per soddisfare le richieste di gadget e telefoni sempre più potenti fino a quelle dei veicoli elettrici. Secondo lo studio IBM, le batterie presenti nei dispositivi elettronici saranno più piccole e più leggere, e allo stesso tempo 10 volte più potenti di quanto non siano oggi. Anche il concetto di “ricarica” come lo intendiamo oggi subirà un’evoluzione e probabilmente potremo rifornire la batteria del computer portatile o del cellulare senza “metterlo in carica”, ma utilizzando sistemi di nuova concezione, tra cui il recupero dell’energia in tutte le sue forme. La ricerca scientifica sta mettendo a punto tecnologie di rigenerazione che rivoluzioneranno le batterie di tutti i dispositivi, dalle macchine elettriche ai piccoli elettrodomestici. Ma che cosa succederebbe se si potessero eliminare del tutto le batterie? La ricerca di IBM punta a ridurre il fabbisogno energetico dei dispositivi elettronici: con il tempo potremmo essere in grado di fare a meno delle batterie in alcuni dispositivi come i telefoni cellulari o i lettori digitali. Questi apparecchi potrebbero infatti essere caricati semplicemente attraverso la tecnica con cui si ricaricano da tempo alcuni orologi da polso: con il movimento del braccio. Lo stesso concetto potrebbe essere utilizzato per ricaricare i telefoni cellulari, per esempio: basterebbe agitare e comporre il numero.
2. La salute dell’ambiente monitorata dai telefonini
Chiunque avrà un telefonino avrà anche un sensore di movimento sempre con sé e sempre acceso. Nei prossimi cinque anni, i sensori presenti negli smartphone, nelle automobili, negli oggetti personali, sommati agli indicatori di “status” dei Social network, potranno essere utilizzati per raccogliere dati in tempo reale dello stato dell’ambiente. Il cittadino comune diventerà un “agente di ricerca”, che assieme a milioni di altri produrrà enormi volumi di dati utili per analizzare lo stato dell’ambiente. Secondo IBM, i computer saranno in grado di individuare movimenti sismici, per rendere più semplici gli interventi mirati a salvare vite umane. La stessa azienda americana dispone di tecnologie capaci di analizzare eventi naturali e fenomeni geologici e tsunami. Nel futuro prossimo, si potranno misurare e analizzare perfettamente le zone interessate dagli eventi per fornire aiuto in maniera ottimale.
3. I computer forniranno energia alle città
Le innovazioni dei prossimi cinque anni consentiranno ai computer e ai data center di provvedere alla gestione termica delle zone urbane, riscaldando e raffreddando gli edifici a seconda delle necessità e contribuendo al raggiungimento del fabbisogno energetico nei picchi di temperatura. Secondo ‘Next five in five’ oggi oltre il 50% dell’energia consumata da un data center viene impiegata per il raffreddamento e gran parte si disperde a contatto con l’atmosfera. le tecniche di raffreddamento ad acqua attualmente in sviluppo consentiranno di riutilizzare le risorse per regolare le temperature degli edifici.
4. Viaggi e percorsi urbani personalizzati
Il sogno di ogni automobilista in città è percorrere strade senza traffico, senza singhiozzi nella circolazione e soprattutto senza l’ansia di arrivare in ritardo. Le tecnologia di navigazione satellitare evolverà al punto di prevedere quale sarà il percorso migliore per chi si mette in macchina, fino a definire suggerimenti personalizzati al metro e al minuto, incrociando i flussi di informazione sul traffico e la circolazione. Questo in attesa di automobili in grado di guidarsi da sole, rispettando limiti di velocità, divieti e distanze di sicurezza. A parcheggiarsi in autonomia sono già capaci adesso, ma nel prossimo futuro le macchine saranno davvero molto più “auto” di adesso.
5. Interazione sociale in 3D
Oltre alle innovazioni importanti ma quasi invisibili, non mancheranno novità più scenografiche, e però utilissime. Grazie al progresso della tecnologia 3d, presto potremo interagire con la nostra rete di contatti attraverso degli ologrammi, proiettati in tempo reale dal telefonino. Come e meglio di un film di fantascienza insomma. Dopo cinema e tv, la terza dimensione sta infatti per arrivare negli smartphone nelle fotocamere e le videocamere. Tutti oggetti che a breve saranno non solo in grado di riprodurre immagini in 3d ma anche di catturarle. Per fornire una dimensione virtuale in più alle comunicazioni tra individui, che potrà di fatto supplire quasi completamente all’assenza fisica di una persona in un determinato luogo. Le possibili applicazioni di questa tecnologia sono notevoli, dalle attività quotidiane più banali a quelle più complesse.
Lo scorso dicembre si è tenuta a Rimini la terza edizione di IndicativoPresente, il primo festival dedicato al trendwatching e all’osservazione delle tendenze socio-culturali. L’evento è stato promosso da Alberto Abruzzese, Paolo Fabbri, Andrea Pollarini.
Il tema è stato focalizzato sulle trasformazioni e significati presenti e futuro degli eventi. E’ stata compiuta un’analisi di come, la più antica delle forme di comunicazione sociale è diventata improvvisamente anche la più moderna. Secondo gli autori, non c’è più nessuna strategia di affermazione politica o commerciale, turistica o mediale che possa prescindere dalla “comunicazione per eventi”.
Come ha scritto “AQVA quotidiano di ambiente, natura e vita“, il tema ha indotto tutti a riflettere sul ruolo e sul significato attuale degli eventi e a ragionare sulla loro evoluzione. L’analisi circa le le linee di trasformazione attuali del sistema degli eventi hannpo portato a ipotizzare che gli eventi del futuro avranno delle caratteristiche riassumibili in un ecodecalogo articolato in 10 linee guida.
Ecodecalogo in quanto interpretabile in chiave ecologica ambientale (v. sotto al punto 10)?
Ma anche eco perchè adattabile secondo l’ottica suggerita dal modello ecologico di Urie Bronfenbrenner?
ECODECALOGO PER ORGANIZZARE EVENTI
L’evento che verrà sarà sempre più vocazionale, specchio e motore di comunitàdi tipo nuovo per le quali l’evento funge da luogo di aggregazione, simbolo di appartenenza e occasione di riconoscimento reciproco.
L’evento che verrà sarà sempre più progettato e/o iper-progettato, a partire dagli elementi spaziali e temporali dell’evento stesso.
L’evento che verrà sarà sempre più interstiziale. I mega-eventi massivi ci appariranno sempre più obsoleti, in favore di eventi più diffusi e leggeri, finalizzati al recupero ed alla valorizzazione mirata di aspetti ed identità del territorio.
L’evento che verrà sarà sempre più cross-mediale e multi-piattaforma. Se è vero che l’essenza di ogni evento è “esserci”, “partecipare” non possiamo fare a meno di considerare che in questi anni stanno cambiando radicalmente modi e strumenti per “essere” nelle situazioni.
L’evento che verrà sarà sempre più collaborativo e questa collaborazione non riguarderà soltanto il rapporto tra organizzatori e fruitori ma anche il rapporto tra i diversi stakeholder dell’evento.
Gli eventi che verranno saranno sempre più continuativi nel tempo, tenderanno a trasformarsi in veri e propri brand e, in quanto tali, risulteranno funzionali a strutture di continuità e ad un “ciclo di vita” di attività più esteso.
L’evento che verrà sarà sempre meno occasionale e sempre più funzionale al posizionamento strategico ed alla caratterizzazione distintiva di brand geografici ed industriali.
L’evento che verrà sarà “orchestrato” ai diversi livelli di governo del territorio. Nasceranno cioè, dei piani territoriali degli eventi, coordinati agli altri piani strutturali e strategici espressi dal territorio.
L’evento che verrà sarà sempre più professionale e professionalizzante. Prenderà forma – anche a livello accademico – la figura del producer di eventi in grado di sintetizzare competenze diverse (project management, design degli eventi, comunicazione below-the-line, gestione dell’incoming, ecc.)
L’evento sarà sempre più green ed eco-compatibile, favorendo il recupero di spazi dismessi e degradati. Sostenibilità, riduzione d’impatto e qualificazione ambientale diventeranno una pre-condizione per la costruzione dell’evento che verrà.
Ma cos’è davvero un evento? Qualcosa di “eccezionale” o solo un modo per incontrare pubblici con cui spesso si hanno rapporti solo “virtuali”? Rossella Sobrero propone ulteriori riflesioni su FERPi online con focus sul decalogo di Rimini e sottolinea che spesso emergono eventi solo per poter avere un contatto diretto con le persone e creare occasioni di incontro in grado di “bilanciare” il rapporto spesso solo virtuale che si crea in rete con il consumatore.
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