Città, Cultura, digitale, Economia, Smart city, Società della Conoscenza, Sostenibilità, Web 2.0

Smart city e INTELLIGENZA COLLETTIVA: Nicos Komninos e il manuale del MIT con metodo wiki.

smart city exhibition 2013Fervono i preparativi verso l’appuntamento Smart City Exhibition in programma a Bologna da 16 al 18 ottobre 2013.

Secondo il pensiero di Nicos Komninos, la Smart city è una città collettiva che nasce dalla collaborazione, quindi amplificare l’intelligenza di una città vuol dire prima di tutto migliorare la collaborazione. Essa nasce come integrazione di tre elementi: la città, la conoscenza, lo spazio digitale.

La nascita di una Smart city non risponde a un modello, ma Komninos ha individuato un processo tipo roadmap articolato in 7 step;

  1. descrizione della città con i suoi distretti e comunità;
  2. ecosistema dell’innovazione: qual è il processo di conoscenza per affrontare i problemi della città?;
  3. spazio digitale e ambiente intelligente: web 2.0 e crowdsourcing, social media, mobile app utili a supportare fase 1 e 2;
  4.  strategia: integrazione dei punti 1, 2 e 3 per cercare soluzioni intelligenti;
  5.  applicazioni e soluzioni per la città;
  6.  business models per la produzione di nuovi servizi sostenibili;
  7.  misurazione dei risultati.

Komninos evidenzia che il processo consiste nell’analizzare le tre componenti fondamentali (città, conoscenza e spazio digitale) e nel capire come combinare al meglio questi elementi per poi giungere a soluzioni concrete. In sostanza, si tratta di adottare un sistema di pianificazione e governo centrato sul processo piuttosto che definire un modello di Smart city.

MIT Centro Intelligenza CollettivaIntanto al Centro per l’Intelligenza Collettiva del MIT, Massachusetts Institute of Technology, una delle più importanti università di ricerca del mondo, hanno da poco presentato un interessante manuale. E’ strutturato con metodo wiki, cioè modificabile online da tutte le persone lo consultano e desiderano partecipare.

Contenuti proposti dal MIT, utilizzabili con Licenza creative commons:

  • Perché studiare l’intelligenza collettiva ora?
  • Che cos’è l’intelligenza collettiva?
  • Alcuni esempi di intelligenza collettiva
  • Misurare l’intelligenza collettiva e dei fattori che influenzano lo
  • Quali fattori facilitano l’intelligenza collettiva?
  • Quali sono i fattori di inibizione intelligenza collettiva?
  • Prospettive sulla intelligenza collettiva
  • Tecniche per valorizzare l’intelligenza collettiva
Comunicazione, digitale, Europa, Innovazione, Marketing, Pubblica Amministrazione, Sistemi gestionali, Società della Conoscenza, Statistiche, Venezia

Tra le due rivoluzioni in corso (carta ed elettronica) dal 1° gennaio è obbligatorio tracciare vendite e rese di quotidiani e periodici

Paul Saffo e Daniele Callini in Studio Baroni png

Oggi prendiamo spunto dall’interessante post “Amanuensi“, scritto da PierLuca Santoro che è l’Autore de “Il Giornalaio”, nel quale mette in evidenza l’obbligo (decorrenza 1 gennaio 2013) che ricade su tutta l’intera filiera distributiva della comunicazione stampata.

Questa cosa italiana dei giorni nostri… è come un terremoto silenzioso, carsico, sottovento… che va ancora più in profondità del sistema della comunicazione su carta stampata, va alle radici del sistema informativo dei quotidiani e periodici su carta, cioè un mondo che produce, ancora adesso, comunicazione a go go.

La stampa di quotidiani e periodi dà lavoro a migliaia di persone, è un mondo che, fino a qualche decennio fa, usava il piombo a nastro… ma che ha saputo gradualmente evolversi fino all’attuale punto di non ritorno, cioè “giornale tablet”.

Il punto della situazione evolutiva di questo mondo l’ha ben rappresentato Luca De Biase come possiamo leggere in questa discussione 2011 tenutasi all’interno dell’intenso programma del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia (p.s. programma 2013 in gestazione qui).

Stiamo parlando di quel qualcosa che ha avvio al quella che possiamo essere stata la “prima Rivoluzione della Comunicazione” grazie a quanto è stato inventato dal famoso Johann Gutenbergorafo, inventore e tipografo tedesco, inventore della stampa a caratteri mobili moderna. Senza addentrarci troppo nella storia, ricordiamo solo che fu un’invenzione molto importante che fece da cerniera tra la fine Medio Evo e l’inizio del Rinascimento. 500 anni fa, qui da noi, avevamo Venezia con l’Armenia, già capitale dell’innovazione culturale europea di quel tempo. Grande, infatti, era la mole di libri fabbricati nella Serenissima laguna grazie alle esperte mani armene giunte a Venezia dalle terre del Monte Ararat. Per onore della storia, a dirla quasi tutta sotto l’aspetto della storia della carta stampata, prima degli europei sono arrivati i cinesi con la stampa a blocchi di legno (epoca Dinastia Tang). Tuttavia esistono testimonianze su questo metodo di stampa a fantasie su tessuto che portano in Egitto a prima dell’anno 220.

Bene, ma ora ritorniamo “sul pezzo” come si usa dire, cioè andiamo a comprendere a cosa mira la nuova norma italiana approvata nel 2012 dal Parlamento. Essa mirerebbe ai seguenti due obiettivi:

  1. favorire la modernizzazione del sistema di distribuzione e vendita della stampa quotidiana e periodica;
  2. assicurare una adeguata certificazione delle copie distribuite alle quali, tra l’altro, dal 2013 sono legati i finanziamenti statali.

Questa nuova norma va certamente a gravare sul sistema della carta stampata che è già stato fortemente provato dall’aggressività televisiva pubblica e privata. Già, proprio quella TV amata e odiata con bizzeffe di petizioni contro il canone da pagare oppure accustaa di essere faziosa, di parte, manovrata e chi più ne ha più ne metta. Già proprio quella TV che ha recentemente cambiato pelle sbarcando sul digitale con centinia e centinaia di canali pubblici e privati, a pagamento e gratuiti. E’ quella TV ancora più aggressiva che ti puoi vedere sul tablet e sul cellulare che aggredisce ancor di più il provato mondo della cosiddetta carta stampata anche accusata di usare inchiostri inquinanti e carte patinate non sempre riciclate.

MA COSA FANNO GLI ATTORI DI QUESTO SISTEMA?

  • EDITORI > Gli Editori (che sono tutti rappresentati nel sindacato FIEG) – come dice “Il Giornalaio” – già prima dell’approvazione della legge dichiaravano di star già lavorando all’informatizzazione delle edicole, ad oggi, con un obbligo legislativo preciso, non vi è traccia alcuna della piattaforma software promessa;
  • EDICOLANTI > Attualmente non c’è un sindacato unico (è stato il loro principale elemento di debolezza), la loro rappresentanza è sparsa in 5 sindacati, per altro “misti” tra 2 federazioni dei sindacati CGIL UIL e UGL + 2 categorie di settore come Confesercenti e Confcommercio. Va comunque sottolineato che il Sindacato più rappresentativo è sempre stato il SINAGI e fa riferimento alla CGIL. La novità nella novità è la lettera UNITARIA dei 5 rappresentati nazionali degli edicolanti. La lettera è di due settimane fa e chiedeva un incontro ai massimi livelli della FIEG. In questo contesto degli edicolanti merita evidenza la Metodologia di controllo nel lavoro di accertamento dell’Agenzia delle Entrate utilizzata da alcuni anni sui codici attività ATECOFIN 2004 (52.47.2)  e ATECO 2007 (47.62.10) sempre relativi a Commercio al dettaglio di giornali, riviste e periodici (fonte);
  • GIORNALISTI E LAVORATORI CARTA STAMPATA > N.P. (per ora) Non Pervenuto… ma c’è da crederci che diranno qualcosa alle loro “proprietà”, cioè l’Editore dove lavorano, perché questa potrebbe essere un’altra mina vagante al loro lavoro che non sta in piedi solo con gli incassi dalla vendita dei quotidiani e periodi. Un caso per tutti, giusto per capire che non è affatto facile fare gli Editori della carta stampata, è quello  di Luca Telese con il progetto Pubblico Giornale (conosciuto semplicemente come Pubblico). Il quotidiano è durato tre mesi, fondato a Roma nel settembre 2012 e chiuso il 31 dicembre.
  • AGENZIE DI MARKETING E PUBBLICITA’ > Con la certificazione dei dati reali qualcosa potrebbe cambiare in termini di trasparenza certificata. I soggetti interessati a questi cambiamenti sono quelle persone che hanno il filo diretto con i vertici delle aziende italiane, ovvero con chi decide e gestisce i budget degli investimenti pubblicitari. E’ noto che le agenzie di supporto alle aziende (o le stesse aziende che spesso hanno queste funzioni di marketing e pubblicità in capo al dirigente della comunicazione o al DG) decidono dove investire, sulla carta stampata, leggendo i dati  in base soprattutto alle tirature e diffusione, ma anche penetrazione territoriale e altri fattori che qui ci dilungheremmo troppo a spiegare. E’ evidente che queste persone guarderanno con nuovi e diversi occhiali i dati pubblici accertatati e pubblicati, mese per mese da “Accertamenti Diffusione Stampa Srl“. Giusto per fare l’esempio ecco quattro file con i dati di Ottobre 2012 così organizzati: A) Tiratura media QUOTIDIANI dati OTTOBRE 2012 ITALIA; B) Tiratura media PERIODICI dati OTTOBRE 2012 ITALIA; C) Resa media QUOTIDIANI dati OTTOBRE 2012 ITALIA; D) % Resa media su Tiratura media QUOTIDIANI dati OTTOBRE 2012 ITALIA.

Alla fine, rimane solo una domanda: come verranno gestiti i dati certificati? La cui risposta si trova nella LEGGE 16 luglio 2012, n. 103 (che ha convertito in legge, con modificazioni, il DL 18 maggio 2012, n. 63 “disposizioni urgenti in materia di riordino dei contributi alle imprese editrici, nonché di vendita della stampa quotidiana e periodica e di pubblicità istituzionale”).

E, per concludere con il ragionamento delle rivoluzioni in atto, ecco qui sott il testo e i riferimenti delle due citazioni pubblicate dagli amici Paul Saffo  e Daniele Callini. Proviamo a metterle insieme, una dopo l’altra, per tentare di dare ancora più senso al lor pensiero.

  1. Paul Saffo afferma che “stiamo vivendo una fase compresa tra due rivoluzioni, quella della carta, non del tutto trascorsa, e quella dell’elettronica, non del tutto sviluppata” – v. in SANTORO Michele, A metà del guado. Riflessioni in controluce fra cartaceo e digitale, in “Burioni Ricerche”, www.burioni.it/forum/santoro-guado.htm, 01.09.2000, pag. 1.
  2. Daniele Callini ritiene che la società post-industriale è praticamente avvolta dalle nuove tecnologie dell’informazione e dell’apprendimento, che hanno già fortemente trasformato e ancora trasformeranno profondamente la struttura sociale, economica, ed antropologica in direzioni non sempre prevedibili. (v. in CALLINI Daniele, Società post-industriale e sistemi educativi, Franco Angeli, Milano, 2006, pag. 48).
Pubblica Amministrazione, Scuola, Società della Conoscenza

Linee guida per l’Editoria Digitale Scolastica

Con la pubblicazione delle Linee guida Editoria Digitale Scolastica, il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca promuove una nuova iniziativa nell’ambito del Piano Scuola Digitale.

L’obiettivo punta alle tecnologie digitali che contribuiscano alla realizzazione di nuovi ambienti di apprendimento e sperimentare contenuti digitali per lo studio individuale e di classe nelle scuole primarie, secondarie di primo grado, licei, istituti tecnici e istituti professionali.

L’iniziativa si propone anche come azione di impulso al mondo dell’editoria per la realizzazione di prodotti editoriali innovativi e prevede l’acquisizione di 12 prototipi che affrontino una porzione consistente dei curricula. I prototipi di edizioni digitali scolastiche si otterranno attraverso 12 procedure di acquisizione emanate da altrettante Istituzioni Scolastiche, diffuse su tutto il territorio nazionale.

Formazione, Innovazione, Partecipazione, Regioni, Sanità, Sistemi gestionali, Social Network, Società della Conoscenza, Statistiche, Web 2.0

Linee guida per comunicare la Salute online

Comunicare la SaluteLinee guida

Felice collaborazione quella tra il Ministero della Salute e l’Università Sapienza di Roma che ha coinvolto ben tre dipartimenti (Informatica e sistemistica, Sanità Pubblica e Malattie Infettive, Scienze Sociali) per realizzare le “Linee guida sulla comunicazione on line in tema di tutela e promozione della salute”. Al termine di ogni capitolo c’è un’interessante sintesi sottoforma di “KEY POINTS”.

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Nel raccomandare di assumere il punto di vista dell’utente, cioè di rispettare i criteridi usabilità e accessibilità del sito, ecco i 6 punti chiave per un sito istituzionale di qualità in tema di salute:

  1. pubblicare materiale informativo/educativo sulla fisiopatologia del corpo umano, le principali malattie, i comportamenti a rischio e gli interventi sanitari di provata efficacia per aumentare l’alfabetizzazione informatica del cittadino in tema di salute (health literacy);
  2. contenere interventi (sistemi esperti e interventi ‘tailored’) volti apromuovere comportamenti finalizzati alla promozione della salute ed alla prevenzione delle malattie, nonché a favorire l’adesione ai programmi di prevenzione secondaria di provata efficacia;
  3. fornire informazioni per garantire il diritto di accesso all’assistenza sanitaria, offrendo indicazioni tuttavia per contenere l’utilizzo inappropriato delle strutture ospedaliere;
  4. erogare informazioni sulla ‘performance’ delle diverse strutture sanitarie e dei professionisti che vi operano, anche attraverso la creazione di un sistema informativo basato su relazioni cooperative con gli enti regionali del SSN;
  5. prevedere strumenti interattivi in grado di favorire una maggiore partecipazione dei cittadini, anche mediante strategie cooperative e di network con realtà associative del privato e del privato sociale;
  6. dedicare spazi e strategie specifiche alla comunicazione dell’emergenza, garantendo coordinamento, coerenza e sicurezza in tutti i flussi comunicativi attivati.

A pagina 78 viene riportata una scheda per l’autovalutazione della qualità del sito.

Innovazione, Nanotecnologie, Ricerca, Società della Conoscenza, Sostenibilità

Benzina all’idrogeno a 25 centesimi, una scoperta che rivoluzionerà il mondo?

La benzina del futuro potrebbe costare sei volte di meno rispetto al prezzo attuale.


Benzina senza petrolio, ottenibile senza attendere milioni di anni che servono ai fossili per diventare idrocarburi e con l’enorme vantaggio di nessuna emissione in atmosfera se non vapore acqueo.

Il tutto grazie a un rivoluzionario utilizzo della tecnologia dell’idrogeno, messo a punto dall‘azienda inglese Cella Energy dopo quattro anni di studi nei laboratori della Rutherford Appleton vicino a Oxford.

Gli scienziati della “Cella Energy”, un’azienda all’avanguardia in questo settore, sono pronti a rivelare la scoperta che potrebbe sconvolgere non solo il mondo dei motori, della mobilità in generale e dei problemi dell’inquinamento, ma anche mettere in crisi l’industria più potente al mondo: quella del petrolio. Se poi si considera che alcuni Paesi, come la Norvegia, hanno già un’autostrada ecologica in quanto percorribile solamente dalle automobili il cui motore è alimentato ad idrogeno e non a benzina.

Questa scoperta potrebbe quindi sconvolgere il mercato del petrolio con una rivoluzione nei rapporti economici con i Paesi produttori di dell’oro nero hanno basato ricchezza e sviluppo.

Tutto consiste nella capacita’ di stoccare l’idrogeno a temperatura ambiente. Finora l’ostacolo al suo utilizzo era costituito dal fatto che l’idrogeno si può conservare solo a bassissime temperature oppure a pressione molto alta (e tutto ciò comporta costi e rischi). Ebbene, gli studiosi della azienda inglese, grazie alle nanotecnologie, sarebbero riusciti a incapsulare l’idrogeno in un tessuto polimero poroso. Questo nuovo carburante all’idrogeno sarebbe costituito da microcelle di borano di ammoniaca circondate da polimeri in modo da potere essere immesse nei serbatoi.

I motori di tutti gli autoveicoli (ma anche degli aerei) per funzionare perfettamente avrebbero bisogno soltanto di qualche lieve modifica. Le microfibre prodotte in laboratorio hanno lo spessore equivalente a un trentesimo di capello e si possono trasformare in sostanza liquida distribuibile alle pompe.
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Fonti:
Comunicazione, Cultura, digitale, Economia, enterprise, Facebook, Formazione, Google, Imprese 2.0, Innovazione, libri, Marketing, Ricerca, Sistemi gestionali, Social Network, Società della Conoscenza, Twitter, Web 2.0, wikipedia, YouTube

Come fare business con i social network? Imperdibile collana del Sole 24 Ore dal 10 febbraio

Dal 10 febbraio 2011 esce un’imperdibile collana del Sole 24 Ore dal titolo «Come fare business con i social network».

Il primo volume è dedicato a Facebook, il social network che, con oltre 16 milioni di italiani e 600 milioni di utenti nel mondo, rappresenta una grande piazza virtuale dove condividere informazioni per cui ogni azienda può trarre benefici dalla relazione con i clienti, potenziali e reali.

Il volume dedicato a Twitter spiega come il linguaggio dei 140 caratteri sia diventato una piattaforma straordinaria per il marketing dell’ascolto e per puntare sul passaparola.

«Personal branding», è invece rivolto a chi vuole puntare sulla rete per rafforzare la propria immagine e il proprio brand e aumentare così le opportunità di business.

Con il volume «E-mail marketing» si impara a realizzare strategie di marketing utilizzando la posta elettronica come canale di comunicazione con i clienti per sviluppare il business.

In «Search engine marketing» vengono svelati i segreti per farsi trovare in modo facile e veloce dai propri clienti attraverso i motori di ricerca.

La collana si chiude con «Web analytics», ovvero ogni azione sul web è misurabile e proprio nell’interpretazione delle statistiche c’è una miniera di opportunità di business

Tutti i volumi saranno in edicola ogni giovedì con Il Sole 24 Ore, a 9,90 € oltre al prezzo del quotidiano.

fonti:

AGCOM, digitale, Innovazione, Pubblica Amministrazione, Ricerca, Social Network, Società della Conoscenza, Statistiche, Web 2.0

L’incidenza di Google e YouTube nel Libro Bianco sui Contenuti digitali presentato oggi da AGCOM

Davvero contemporaneo il Libro Bianco sui Contenuti digitali presentato oggi dall’AGCOM.

Nel documento pubblicato dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni che Google non solo rappresenta il motore di ricerca più utilizzato, ma è anche attivo, tramite YouTube, il principale aggregatore di contenuti video, e ha inoltre implementato diversi strumenti in grado di valorizzare più o meno la posizione di un operatore sul web (Google news, AdSense etc.), risulta in grado di incidere, a vario titolo, sulla posizione e sul successo commerciale degli operatori che investono in questo ambito.

L’AGCOM sottolinea che Google è stato coinvolto in due controversie instaurate, rispettivamente, da RTI (Reti Televisive Italiane SpA), società del gruppo Mediaset, dinanzi al Tribunale di Roma e dalla FIEG (Federazione Italiana Editori Giornali), che si è rivolta all’Autorità garante della concorrenza e del mercato.

AGCOM “Libro Bianco sui contenuti”

fonte: www.key4biz.it

Comunicazione, digitale, Formazione, Imprese 2.0, Innovazione, Pubblica Amministrazione, sicurezza, Sistemi gestionali, Società della Conoscenza, Software libero, Web 2.0

Guida al CAD, il nuovo Codice dell’Amministrazione Digitale pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 10 gennaio 2011

Grazie al prezioso lavoro della Redazione FORUM PA 🙂 ecco la guida al nuovo Codice dell’Amministrazione Digitale pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 10 gennaio.

Ed ecco anche due file con la versione integrale del CAD e una sintesi:

1. I principi guida del nuovo CAD

Sancire nuovi diritti, nuove opportunità, nuovi doveri

  • Diritto all’uso delle tecnologie verso amministrazioni e gestori di servizi pubblici (art.3)
    I cittadini e le imprese hanno diritto di usare le tecnologie informatiche per tutti i rapporti con qualsiasi amministrazione pubblica. Non sarà più possibile quindi per un’amministrazione o per un gestore di pubblico servizio obbligare i cittadini a recarsi agli sportelli per presentare documenti cartacei, per firmare fisicamente domande o istanze, per fornire chiarimenti: per tutto questo deve essere sempre e dovunque disponibile un canale digitale sicuro (nella maggior parte dei casi costituito dalla PEC – Posta Elettronica Certificata), certificato e con piena validità giuridica che permetta di dialogare con la PA dal proprio computer. Il nuovo codice amplia questo diritto anche verso i gestori di servizi pubblici. Il complesso della riforma della PA permette poi di esigere questo diritto anche mediante l’uso dell’azione collettiva e introduce l’effettiva disponibilità degli strumenti necessari nella valutazione dei dirigenti e delle organizzazioni.
  • Opportunità per le amministrazioni di capitalizzare il “dividendo dell’efficienza” che l’innovazione digitale consente (art.15)
    I risparmi ottenuti attraverso l’innovazione tecnologica e organizzativa (reingegnerizzazione dei processi) dovranno essere effettivamente misurati e andranno in parte ad incentivare il personale interessato, secondo le norme del d.lgs. 150/09, in parte a finanziare nuova innovazione.
  • Obbligo di coordinarsi, di lavorare insieme, di fare sistema (art.14)
    L’amministrazione digitale non può lavorare a compartimenti stagni: se lo Sato ha l’obbligo del coordinamento dell’intero sistema, il nuovo codice impone alle regioni di promuovere un processo di digitalizzazione dell’azione amministrativa coordinato e condiviso con le autonomie locali e dà il compito allo Stato di favorire la collaborazione interregionale.

Dare chiarezza, validità e strumenti operativi all’innovazione:

  • Più stringente definizione della validità dei documenti e dei procedimenti (art.20-23-quater)
    Un’intera sezione del nuovo CAD, profondamente rivisitata rispetto alla vecchia versione, si propone di diradare l’incertezza sul complesso processo di dematerializzazione dei documenti. Le regole del nuovo codice rendono effettivamente praticabile l’obiettivo di una PA senza carta.
  • Maggiore sostenibilità organizzativa per l’innovazione (art.17)
    L’innovazione non si fa da sola: richiede di essere sostenuta da una robusta organizzazione: il codice impone a tutte le amministrazioni centrali ( e suggerisce alle regioni e agli Enti locali) di costituire una nuova posizione di dirigente generale responsabile in toto dei processi di informatizzazione e crea una Conferenza perché questi soggetti si parlino, si confrontino, imparino a collaborare tra loro.
  • Collegamento stretto con il ciclo della performance e la valutazione del merito (art.12)
    L’attuazione delle disposizioni del CAD è comunque rilevante ai fini della misurazione e della valutazione della performance organizzativa e individuale dei dirigenti. Alle opportunità si accompagnano quindi sia gli incentivi, sia le sanzioni. L’innovazione diventa per la prima volta materia di valutazione del personale, da cui dipendono sanzioni ed incentivi.

2. I provvedimenti in pillole

Nella Pubblica Amministrazione digitale i cittadini e le imprese hanno nuovi diritti che il codice precisa e definisce e che rende quindi effettivamente esigibili, essi sono basati su strumenti che aiutano anche le amministrazioni a lavorare meglio e a spendere meno:

  • I pagamenti elettronici (art.5)
    Già il codice del 2005 imponeva alle amministrazioni di consentire i pagamenti ad esse spettanti con le tecnologie digitali, ma non diceva come. Il nuovo CAD prevede una serie di strumenti operativi (ad es. le carte di credito) e consente di avvalersi di soggetti anche privati per la riscossione, aprendo di fatto un nuovo mercato dei servizi.
  • Le comunicazioni tra imprese e amministrazioni (art.5 bis)
    Il digitale diventa la regola nei rapporti tra imprese ed amministrazioni e il cartaceo l’eccezione. La presentazione di istanze, dichiarazioni, dati e lo scambio di informazioni e documenti, anche a fini statistici, tra le imprese e le amministrazioni pubbliche avviene esclusivamente utilizzando le tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Con le medesime modalità le amministrazioni pubbliche adottano e comunicano atti e provvedimenti amministrativi nei confronti delle imprese.
  • La PEC: canale di comunicazione e semplice strumento di identificazione (articoli 6 e 65)
    La PEC (Posta Elettronica Certificata) diventa, per tutte le imprese e i professionisti,che per legge devono esserne dotati e per i cittadini che lo desiderano il mezzo più veloce, sicuro e valido per comunicare con le amministrazioni pubbliche. Da lì passano comunicazioni, atti e provvedimenti, ma anche istanze e dichiarazioni che un cittadino può trasmettere usando la propria casella PEC anche come strumento di identificazione che può evitare, nella maggior parte dei casi, l’uso della firma digitale.
  • La validità dei documenti è indipendente dal supporto (articoli 20-23 quater)
    Nella sezione I del Capo II vengono descritte dettagliatamente le condizioni validità dei documenti informatici, dei passaggi da analogico a digitale e viceversa, introducendo tra l’altro un semplice sistema di contrassegno egenerato elettronicamente e stampato direttamente dal cittadino dal proprio computer, per sancire la conformità dei documenti cartacei a quelli digitali (c.d. glifo). La dematerializzazione, come sappiamo, riguarda sia la produzione direttamente digitale degli atti, sia la digitalizzazione di quelli che erano stati prodotti in forma analogica (su carta), per entrambi i procedimenti mancavano certezze di validità che ora il nuovo CAD detta, lascando poi ad un successivo documento l’effettiva implementazione delle norme tecniche.
  • Conservazione digitale dei documenti: meno carta, senza perdere né sicurezza né storia (articoli 43-44 bis)
    In centinaia di chilometri di archivi giace l’immenso patrimonio informativo della PA: sino ad ora per digitalizzare un documento senza conservarne l’originale cartaceo era necessaria una certificazione uno ad uno. Ora un responsabile della conservazione può certificare il processo di digitalizzazione e di conservazione servendosi se vuole di “conservatori” accreditati. anche privati. È così possibile risparmiare milioni di metri cubi di spazio e rendere possibile la reperibilità dei documenti. È ovviamente fatta salva l’integrità cartacea di particolati documenti dotati di valore storico, culturale o artistico che potranno essere meglio conservati, anche perché non annegati tra milioni di faldoni.
  • Le nuove frontiere della sicurezza digitale (art.51)
    Se la PA diventa digitale la sicurezza dei dati, dei sistemi e delle infrastrutture è sempre più un obiettivo chiave, anche per costruire quella fiducia nei servizi pubblici online che ancora manca. Il codice introduce disposizioni importanti sia sulla continuità operativa, sia sul disaster recovery dettando le modalità per il coordinamento delle azioni delle singole amministrazioni e per la predisposizione di piani operativi.
  • La sfida degli open data (articoli 52 e 68)
    Il nuovo CAD mette in primo piano la responsabilità della amministrazioni nell’aggiornare, divulgare e permettere la valorizzazione dei dati pubblici secondo i principi del cosiddetto “open government”. In particolare le pubbliche amministrazioni, al fine di valorizzare e rendere fruibili i dati pubblici di cui sono titolari, promuovono progetti di elaborazione e di diffusione degli stessi anche attraverso l’uso di strumenti di finanza di progetto, assicurando la gratuità dell’accesso e la pubblicazione dei dati in formato aperto in modo che possano essere rielaborabili da terzi.
  • I servizi online (articoli 54 e 63-65)
    Le amministrazioni pubbliche sono tenute a dar conto dei servizi online che hanno messo a disposizione di cittadini ed imprese sia sul proprio sito istituzionale, sia dandone notizia al Dipartimento della Funzione Pubblica. La sezione III del V Capo del codice definisce con maggiore concretezza le norme già presenti nel CAD del 2005: le pubbliche amministrazioni e i gestori di servizi pubblici progettano e realizzano i servizi in rete mirando alla migliore soddisfazione delle esigenze degli utenti, in particolare garantendo la completezza del procedimento, la certificazione dell’esito e l’accertamento del grado di soddisfazione dell’utente. È previsto poi una più ampia possibilità di accesso ai servizi che si basa sia sulla Carta d’Identità elettronica e carta dei servizi sia su altri strumenti che comunque consentano l’individuazione del soggetto che richiede il servizio.
  • Dare voce ai cittadini anche su Internet (art.54)
    La cosiddetta “riforma Brunetta” ha tra i suoi cardini l’empowerment dei cittadini accrescendo le occasioni di dar loro voce possibilità di esprimere giudizi sulla soddisfazione nella fruizione dei servizi. Anche per i servizi online vale lo stesso principio: le amministrazioni sono tenute ad adottare strumenti idonei alla rilevazione immediata, continua e sicura del giudizio degli utenti.
  • Moduli e formulari sempre disponibili (art.57)
    Il codice si mette dalla parte dei cittadini e delle imprese che non possono perdere tempo nella ricerca spesso vana di moduli e formulari. Le pubbliche amministrazioni devono provvedere a definire e a rendere disponibili per via telematica l’elenco della documentazione richiesta per i singoli procedimenti, i moduli e i formulari validi ad ogni effetto di legge, anche ai fini delle dichiarazioni sostitutive di certificazione e delle dichiarazioni sostitutive di notorietà. Le pubbliche amministrazioni non possono richiedere l’uso di moduli e formulari che non siano stati pubblicati; in caso di omessa pubblicazione, i relativi procedimenti possono essere avviati anche in assenza dei suddetti moduli o formulari. La mancata pubblicazione è altresì rilevante ai fini della misurazione e valutazione della performance individuale dei dirigenti responsabili.
  • Far viaggiare le informazioni e non le persone e non chiedere ai cittadini quello che le amministrazioni sanno già (art. 58).
    È una delle richieste più pressanti di cittadini ed imprese: che la PA non richieda loro dati che già possiede. Il CAD rende possibile lasciare in pace i cittadini prevedendo l’obbligo per le amministrazioni tenutarie di banche dati di predisporre apposite convenzioni aperte alla adesione di tutte le amministrazioni e volte a disciplinare le modalità di accesso ai dati senza oneri a loro carico. Il principio era già presente nel CAD del 2005, ma ancora una volta il nuovo CAD indica lo strumento e le sue regole, ne impone poi l’obbligatorietà prevedendo, in caso di inadempienza la nomina di un commissario ad acta che intervenga a predisporre le convenzioni e quindi in ultima analisi a tutelare il diritto degli utenti.
  • Siti pubblici e trasparenza (art. 54)
    Già il d.lgs 150/09 detta stringenti principi per la trasparenza delle amministrazioni pubbliche verso una “total disclosure” che vede nei siti internet pubblici il principale strumento di pubblicità. La successiva direttiva 105 della Commissione Indipendente per la Valutazione, Integrità e Trasparenza della PA (Civit) elenca con precisione quali sono i dati e le notizie che ciascuna amministrazione deve inserire nel sito Internet. Ora il Codice completa il quadro indicando l’obbligo per le amministrazioni di tenere aggiornati i dati (e considerando questo aspetto nella valutazione di dirigenti) e di trasmetterne una cospicua parte al Dipartimento della Funzione Pubblica che potrà così avere una conoscenza diretta e utilizzabile di molti fenomeni, a partire ad es. dalla consistenza dei servizi online presenti. Il codice introduce poi l’obbligo di pubblicare sui siti pubblici in modo integrale tutti i bandi di concorso.
  • Il patrimonio informativo delle amministrazioni e le basi di dati di interesse nazionale (art.60)
    Il nuovo codice ripropone la definizione del 2005 di “basi di dati di interesse nazionale” – che costituiscono, per ciascuna tipologia di dati, un sistema informativo unitario che tiene conto dei diversi livelli istituzionali e territoriali e che garantisce l’allineamento delle informazioni e l’accesso alle medesime da parte delle pubbliche amministrazioni interessate – ma rende operativa questa nozione cominciando ad indicare quali sono:
    a) repertorio nazionale dei dati territoriali;
    b) indice nazionale delle anagrafi;
    c) banca dati nazionale dei contratti pubblici di cui all’articolo;
    d) casellario giudiziale;
    e) registro delle imprese;
    f) gli archivi automatizzati in materia di immigrazione e di asilo.
    In questo ambito particolare importanza riveste la banca dati dei contratti pubblici, sia per la ricchezza di informazioni che può dare sulla spesa pubblica, sia al fine del rispetto della legalità e del corretto agire della pubblica amministrazione e della prevenzione di fenomeni di corruzione.
  • Le regole tecniche (art.58)
    Per molti dei provvedimenti previsti dal nuovo codice sarà necessario predisporre regole tecniche che saranno dettate da appositi decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri. Per gran parte di queste l’organo tecnico competente è DigitPa che istituirà tavoli di lavoro e di consultazione con tutti gli stakeholders pubblici e privati interessati, con particolare attenzione per le imprese di ICT.

3. I tempi di applicazione

La complessa normativa prevista dal Codice richiede tempi ragionevoli per il suo recepimento, per adeguare processi e per formare il personale. La riforma entrerà in vigore quindi a scaglioni secondo una precisa tempistica che coincide comunque con gli impegni presi nel piano di e-gov 2012.

  • Entro 3 mesi:

    • Le pubbliche amministrazioni utilizzeranno la posta elettronica certificata o altre soluzioni tecnologiche per tutte le comunicazioni che richiedono una ricevuta di consegna ai soggetti che hanno preventivamente dichiarato il proprio indirizzo
  • Entro 4 mesi:

    • Le amministrazioni individueranno un unico ufficio responsabile dell’attività ICT
  • Entro 6 mesi:

    • Le PA centrali pubblicheranno sui propri siti istituzionali i bandi di concorso e tutta una serie di informazioni sul proprio funzionamento nell’ottica della total disclosure
    • Le amministrazioni consentiranno ovunque i pagamenti ad esse spettanti per via telematica
    • Le amministrazioni e le imprese comunicheranno tra loro esclusivamente per via telematica
  • Entro 12 mesi:

    • Saranno emanate le regole tecniche che consentiranno di dare piena validità alle firme elettroniche diverse da quella digitale, nonché, alle copie cartacee e, soprattutto, a quelle digitali dei documenti informatici, dando così piena effettività al processo di dematerializzazione dei documenti della PA
    • Saranno emanate le regole tecniche per la conservazione sostitutiva dei documenti in forma digitale dando il via agli archivi informatizzati
    • Le pubbliche amministrazioni non potranno richiedere l’uso di moduli e formulari che non siano stati pubblicati sui propri siti istituzionali
    • Il cittadino fornirà una sola volta i propri dati alla pubblica amministrazione. Sarà onere delle amministrazioni (in possesso dei dati) assicurare, tramite convenzioni, l’accessibilità delle informazioni alle altre amministrazioni richiedenti
    • Saranno definite le basi di dati di interesse nazionale
    • Saranno emanate tutte le regole tecniche previste dal CAD
    • Le regole del nuovo CAD si applicheranno, mediante un apposito DPCM, anche alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e all’Amministrazione finanziaria
  • Entro 15 mesi:

    • Le PA predisporranno appositi piani di emergenza idonei ad assicurare, in caso di eventi disastrosi, la continuità delle operazioni indispensabili a fornire i servizi e il ritorno alla normale operatività
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Come cambierà la nostra vita tecnologica da oggi al 2015? Ricerca IBM “Next 5 in 5”

Come si trasformerà la nostra vita nei prossimi cinque anni? Secondo una ricerca IBM le identità saranno sempre più digitali, la tecnologia personale perderà il valore di “accessorio” e si innesterà sulle nostre esistenze. Fornirà nuovi servizi agli individui, ma anche energia alle città, recuperata da quella che oggi utilizziamo male.

Lo studio che ci racconta tutto questo si chiama “Next five in five” ed è basato su trend sociali e di mercato, tenendo conto delle potenzialità delle tecnologie emergenti. L’obbiettivo è capire come potrà cambiare il nostro vivere quotidiano, tra nuove risorse e possibilità che terremo in tasca nello smartphone, alla sostenibilità di un futuro sempre più connesso e affamato di energia.

1. Batterie, più piccole e potenti

L’ottimizzazione delle fonti energetiche mobili sarà un aspetto prioritario nei prossimi cinque anni, per soddisfare le richieste di gadget e telefoni sempre più potenti fino a quelle dei veicoli elettrici. Secondo lo studio IBM, le batterie presenti nei dispositivi elettronici saranno più piccole e più leggere, e allo stesso tempo 10 volte più potenti di quanto non siano oggi. Anche il concetto di “ricarica” come lo intendiamo oggi subirà un’evoluzione e probabilmente potremo rifornire la batteria del computer portatile o del cellulare senza “metterlo in carica”, ma utilizzando sistemi di nuova concezione, tra cui il recupero dell’energia in tutte le sue forme. La ricerca scientifica sta mettendo a punto tecnologie di rigenerazione che rivoluzioneranno le batterie di tutti i dispositivi, dalle macchine elettriche ai piccoli elettrodomestici. Ma che cosa succederebbe se si potessero eliminare del tutto le batterie? La ricerca di IBM punta a ridurre il fabbisogno energetico dei dispositivi elettronici: con il tempo potremmo essere in grado di fare a meno delle batterie in alcuni dispositivi come i telefoni cellulari o i lettori digitali. Questi apparecchi potrebbero infatti essere caricati semplicemente attraverso la tecnica con cui si ricaricano da tempo alcuni orologi da polso: con il movimento del braccio. Lo stesso concetto potrebbe essere utilizzato per ricaricare i telefoni cellulari, per esempio: basterebbe agitare e comporre il numero.

2. La salute dell’ambiente monitorata dai telefonini

Chiunque avrà un telefonino avrà anche un sensore di movimento sempre con sé e sempre acceso. Nei prossimi cinque anni, i sensori presenti negli smartphone, nelle automobili, negli oggetti personali, sommati agli indicatori di “status” dei Social network, potranno essere utilizzati per raccogliere dati in tempo reale dello stato dell’ambiente. Il cittadino comune diventerà un “agente di ricerca”, che assieme a milioni di altri produrrà enormi volumi di dati utili per analizzare lo stato dell’ambiente. Secondo IBM, i computer saranno in grado di individuare movimenti sismici, per rendere più semplici gli interventi mirati a salvare vite umane. La stessa azienda americana dispone di tecnologie capaci di analizzare eventi naturali e fenomeni geologici e tsunami. Nel futuro prossimo, si potranno misurare e analizzare perfettamente le zone interessate dagli eventi per fornire aiuto in maniera ottimale.

3. I computer forniranno energia alle città

Le innovazioni dei prossimi cinque anni consentiranno ai computer e ai data center di provvedere alla gestione termica delle zone urbane, riscaldando e raffreddando gli edifici a seconda delle necessità e contribuendo al raggiungimento del fabbisogno energetico nei picchi di temperatura. Secondo ‘Next five in five’ oggi oltre il 50% dell’energia consumata da un data center viene impiegata per il raffreddamento e gran parte si disperde a contatto con l’atmosfera. le tecniche di raffreddamento ad acqua attualmente in sviluppo consentiranno di riutilizzare le risorse per regolare le temperature degli edifici.

4. Viaggi e percorsi urbani personalizzati

Il sogno di ogni automobilista in città è percorrere strade senza traffico, senza singhiozzi nella circolazione e soprattutto senza l’ansia di arrivare in ritardo. Le tecnologia di navigazione satellitare evolverà al punto di prevedere quale sarà il percorso migliore per chi si mette in macchina, fino a definire suggerimenti personalizzati al metro e al minuto, incrociando i flussi di informazione sul traffico e la circolazione. Questo in attesa di automobili in grado di guidarsi da sole, rispettando limiti di velocità, divieti e distanze di sicurezza. A parcheggiarsi in autonomia sono già capaci adesso, ma nel prossimo futuro le macchine saranno davvero molto più “auto” di adesso.

5. Interazione sociale in 3D

Oltre alle innovazioni importanti ma quasi invisibili, non mancheranno novità più scenografiche, e però utilissime. Grazie al progresso della tecnologia 3d, presto potremo interagire con la nostra rete di contatti attraverso degli ologrammi, proiettati in tempo reale dal telefonino. Come e meglio di un film di fantascienza insomma. Dopo cinema e tv, la terza dimensione sta infatti per arrivare negli smartphone nelle fotocamere e le videocamere. Tutti oggetti che a breve saranno non solo in grado di riprodurre immagini in 3d ma anche di catturarle. Per fornire una dimensione virtuale in più alle comunicazioni tra individui, che potrà di fatto supplire quasi completamente all’assenza fisica di una persona in un determinato luogo. Le possibili applicazioni di questa tecnologia sono notevoli, dalle attività quotidiane più banali a quelle più complesse.

Ecco il video prodotto da IBMLabs:

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Fonte: www.comma3.com

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Oggi è un bel giorno per il NORDEST che guarda lontano… al 2019 :-)

Da Marsiglia in Francia, dopo aver appena incontrato il Servizio Comunicazione dell’“Associazione Marsille-Provence 2013” (il capoluogo e l’area metropolitana marsigliese sarà Capitale Europea della Cultura tra quasi 3 anni), Studio Baroni ringrazia del lavoro realizzato il network di www.nordesteuropa.it e www.nordest2019.eu e si unisce per l’augurio di buongiorno a tutto il NORDEST!

Oggi infatti, a Venezia, il Comune e la Provincia di Venezia, le Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia e le Province Autonome di Trento e Bolzano, firmeranno il protocollo d’intesa che pome le basi alla candidatura di “Venezia con il Nordest” a Capitale Europea della Cultura 2019.

1^ dicembre 2010… davvero un bel giorno x il NORDEST

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Fonte: