Comunicazione, digitale, Facebook, Google, Social Network, Società della Conoscenza, Web 2.0

Google e Facebook… prove di accordo?

Dopo aver integrato aggiornamenti in tempo reale provenienti da Twitter e FriendFeed, Google ha da poco avviato una nuova iniziativa per includere nei risultati in real-time le informazioni di stato degli utenti di Facebook.

La nuova strategia potrebbe consentire al motore di ricerca di arricchire sensibilmente la propria offerta di contenuti in tempo reale, rendendo maggiormente dinamica l’esperienza d’uso per le decine di milioni di utenti che ogni giorno fanno affidamento su Google Search.

Per comunicare l’introduzione del nuovo servizio, la società di Mountain View ha deciso di mantenere un profilo basso, affidando a un breve post su Twitter la notizia. L’aggiunta di Facebook costituisce un importante passo in avanti per i risultati in tempo reale di Google, ma al tempo stesso comporta solamente una lieve modifica al sistema messo in campo alcuni mesi or sono. Al momento, infatti, il servizio sarà in grado di fornire solamente i risultati ottenuti attraverso le Pagine di Facebook e non dai profili dei singoli utenti. Tale condizione riduce sensibilmente le fonti per il motore di ricerca, che analizzerà circa 3 milioni di Pagine ignorando – per ora – le centinaia di milioni di profili presenti sul trafficato social network.

Il numero di informazioni per il real-time proveniente da Facebook sarà dunque estremamente limitato. Le Pagine sono solitamente utilizzate da società, celebrità, istituzioni e politici a scopo promozionale per far conoscere le proprie attività e costruirvi intorno una comunità di utenti, disposti a condividere opinioni ed esperienze. Saranno dunque queste le informazioni indicizzate in tempo reale da Google, mentre gli aggiornamenti di stato personali degli oltre 400 milioni di iscritti al servizio non saranno ancora disponibili.

Stando alle prime indiscrezioni, Facebook non avrebbe avanzato alcuna richiesta nei confronti di Google in cambio della possibilità di indicizzare parte dei propri contenuti nella pagina dei risultati per il real-time. L’iniziativa potrebbe infatti consentire al celebre social network di ampliare ulteriormente il proprio bacino di utenti, conquistando nuove fonti di traffico utili per incrementare gli introiti derivanti dall’advertising. Verificato l’andamento di questa prima apertura nei confronti di Mountain View, i responsabili di Facebook potrebbero decidere in un secondo momento di estendere la collaborazione con il motore di ricerca.

Il destino di Facebook su Google dipenderà probabilmente dai rapporti con Bing, il motore di ricerca targato Microsoft. Nato dalle ceneri di Live Search, il sistema per effettuare le ricerche online ha da poco avviato l’indicizzazione degli aggiornamenti di stato degli iscritti al portale che hanno deciso di rendere pubblico il loro status. Al momento, però, il processo di indicizzazione non avviene in real-time e non consente dunque di visualizzare immediatamente gli aggiornamenti formulati dagli utenti, spesso utili per reperire informazioni su importanti eventi in corso o notizie dell’ultimo minuto da tutto il mondo.

La decisione di Google di compiere un nuovo passo verso la raccolta dei contenuti proposti su Facebook conferma la particolare attenzione della società di Mountain View per i social network. L’interesse è duplice e riguarda da un lato la possibilità di ottenere maggiori informazioni in tempo reale per migliorare precisione e qualità dei risultati delle ricerche, mentre dall’altro lato interessa la possibilità di essere parte attiva nel social networking attraverso una propria piattaforma. Lo strumento social Google Buzz, da poco introdotto in Gmail, mira a soddisfare tale esigenza, ma al momento risulta essere ancora acerbo per poter sfidare realtà ormai radicate come Twitter e Facebook.

Emanuele Menietti

26 Febbraio 2010

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Fonti:

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Innovazione, Pedagogia, Pubblica Amministrazione, Scuola, Società della Conoscenza

SCUOLA: Guida alla Riforma della secondaria di secondo grado

Pubblicato dal Ministero dell’Istruzione un vademecum sul nuovo impianto organizzativo che vedrà la sua realizzazione a partire dal prossimo anno scolastico 2010/2011. Sei licei, istituti tecnici suddivisi in due settori con undici indirizzi, istituti professionali suddivisi in due settori e sei indirizzi.

Quattro dei sei diplomi liceali (classico, scientifico, linguistico, delle scienze umane) si pongono in continuità – per durata, numero e tipo di materie e orari (allineati sulle 30 ore settimanali, 27 nel biennio iniziale, ad eccezione del liceo classico che prevede 31 ore nel secondo biennio e nel quinto anno) – con i tradizionali corsi di ordinamento. Ad essi si affiancano il nuovissimo liceo musicale e coreutico (32 ore settimanali) e i percorsi artistici che, da oltre quaranta, si ridurranno a sei, con un orario settimanale di 34 ore al biennio iniziale e di 35 ore nei tre anni successivi.

Link:

Ambiente, Comunicazione, digitale, Innovazione, libri, Nanotecnologie, Società della Conoscenza

Comunicare la Fisica

Dal sito Unesco ecco un libro (si può scaricare gratuitamente) in italiano e inglese che spiega cos’è la Fisica.  A cura di Massimo Armeni e introduzione di Piergiorgio Odifreddi.

Come sottolinea anche la Commissione Europea, la scienza e la tecnologia influenzano in maniera crescente la società: «ogni giorno il progresso scientifico e tecnologico fornisce innovazioni essenziali alla nostra qualità di vita. Le nuove scoperte nelle scienze, nella tecnologia dell’informazione, così come nel mondo della fisica, stanno influenzando fortemente le strutture sociali, economiche, politiche e etiche a cui siamo abituati» (estratto da pagina 24).
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digitale, Eventi, Imprese 2.0, Innovazione, Nordest, Porto Marghera Venezia, Società della Conoscenza, VEGA, Web 2.0

VEGA Venezia, evento 25 novembre “Vivi l’Innovazione”, INTERAZIONE NATURALE, TRASFERIMENTO TECNOLOGICO

Mercoledì 25 Novembre 2009, ore 15.30
Vega Parco Scientifico di Venezia – Edificio Porta dell’Innovazione

VENETO D.I. – INTERAZIONE NATURALE CON IL VENETO DIGITALE
MDM METADISTRETTO DIGITALMEDIALE DEL VENETO
TI INVITANO AL WORKSHOP TECNICO DI TRASFERIMENTO TECNOLOGICO SULL’INTERAZIONE NATURALE

Le 17 aziende che partecipano al progetto “Veneto D.I.” condividono le tecnologie, gli strumenti e i risultati del progetto che ha permesso la realizzazione dell’info point turistico ad Interazione Naturale VIKY (Veneto Interactive Key for You) installato presso l’aeroporto di Venezia Marco Polo.


PROGRAMMA
ORE 15.30
Registrazione partecipanti

ORE 16.00
Introduzione – Sala Plenaria
Massimo Colomban
, Rappresentante Metadistretto Digitalmediale MDM
Michele Vianello, Direttore Generale VEGA, Parco Scientifico Tecnologico di Venezia

Leo Pillon
, iO Srl Capofila del progetto
Presentazione del progetto – Realizzazione – Cos’è l’Interazione Naturale
Possibili applicazioni delle tecnologie – Risultati

ORE 17.00
Tavoli Tecnici di Approfondimento Sale 1, 3 e 4


TAVOLO TECNICO
TECNOLOGIA

Descrizione architettura hw-sw
Moduli applicativi
Possibili integrazioni hw-sw

 

Relatore:
iO (R.Follador)

Co-relatori
iO (M.Petruso)
Prase (D.Sari)
ASCO TLC (G.Girotto)

TAVOLO TECNICO
CONTENUTI

Tipologia contenuti (audio,
video/img, testi, animazioni 3D)
Interfaccia utente
Aggiornamento contenuti e content feed
Applicazioni nel settore turistico

 

Relatore:
iO (A.Gabriele)

Co-relatori
CVR (D.Bovo)
Sime Photo (G.Simeone)
TNet Consulting (G.Sartore)
Marcaaperta (G.Merotto)

TAVOLO TECNICO
DIVULGAZIONE COMUNICAZIONE

Come spiegare l’Interazione Naturale
VIKY
Applicazioni business

 

Relatore
Anima (T.Pagotto)

Co-relatori
Bluemotion (E.Sagnotti)
Metaverso (A.Rigo)
2night (S.Tomaello)

ORE 18.00
Aperitivo di chiusura

Domotica, Innovazione, Porto Marghera Venezia, Pubblica Amministrazione, Ricerca

Nanotecnologie, filiera del legno, domotica e abitazioni modulari/Accordo Vegapark Venezia e Ice

VEGA ICE FLAA

Le nanotecnologie al servizio della filiera del legno e dell’abitare. Rilancio della filiera del legno. Accordo Vegapark di Venezia e l’Ice per un programma di innovazione tecnica e di prodotto

Tra i progetti allo studio, l’unità abitativa modulare ecosostenibile ricoperta di strati fotovoltaici e dotata di minigeneratori eolici per il risparmio energetico

Innovare il comparto produttivo del legno e dell’abitare italiano tramite l’applicazione delle tecnologie più all’avanguardia, quali ad esempio le nanotecnologie, favorendo l’aggregazione e la formazione delle imprese del settore, oltre che la ricerca di nuovi mercati. E’ l’obiettivo dell’accordo siglato tra ICE – Istituto Nazionale per il Commercio Estero e VEGA – Parco Scientifico Tecnologico di Venezia, in collaborazione con Federlegno, per avviare un programma di profonda innovazione tecnica e di prodotto per le imprese del settore.

I progetti, la ricerca applicata, la formazione e l’aggregazione di impresa sono coordinati dal WEEG (Wood European Experts Group) il gruppo europeo di docenti universitari, progettisti, tecnici specialisti e designer, costituito al Parco VEGA. Le attività di logistica e di promozione internazionale sono gestite da un apposito nucleo operativo con sede all’ICE.

Tra i primi progetti, “WEEG” sta sviluppando la realizzazione di un’innovativa unità abitativa modulare costruita con le migliori tecnologie per la coibentazione, la domotica, la salubrità e il risparmio energetico, ricoperta con strati filmici fotovoltaici e dotata di minigeneratori eolici, per la produzione diretta di energia elettrica. L’unità modulare potrà essere utilizzata sia per ampliare, entro il 20%, un’abitazione già esistente (sulla base dell’Intesa del 31 marzo 2009 – Conferenza Stato-Regioni ed Enti Locali) sia per crearne una nuova con tutti i criteri antisismici. Grazie a specifici trattamenti nanotecnologici il legno utilizzato sarà reso ignifugo, idrorepellente, inattaccabile da agenti atmosferici, inorganici e organici.

WEEG, inoltre, sta sviluppando progetti multidisciplinari quali: trattamenti innovativi di funzionalizzazione dei materiali lignei per migliorare le risposte chimico – fisiche del materiale sia in superficie sia in spessore; conferimento di proprietà di resistenza U.V.; miglioramento delle caratteristiche idrofobiche; controllo agenti patogeni; processi ecocompatibili di trattamento per sviluppare vernici atte a coniugare esigenze estetiche e rispetto dell’ambiente; processi produttivi con particolare attenzione al risparmio energetico; nuovi percorsi di design; impiego strutturale del legno per la diffusione del settore nell’edilizia abitativa e pubblica.

Fine ultimo dell’accordo VEGA-ICE è quello di rilanciare l’intero Sistema Legno-Arredamento italiano che comprende oltre 75.000 imprese e 409.000 addetti e un fatturato alla produzione di 37.533 milioni di euro, e che ha segnato un calo del 5,6% rispetto al 2007/08, un saldo negativo di -2% nelle esportazioni e un calo del consumo interno di -7,8% (dati Federlegno pre-consuntivi 2008, elaborati a marzo 2009).

Oltre all’innovazione e all’applicazione delle nanotecnologie, il programma VEGA-ICE ruota intorno ai concetti – già applicati con successo dal VEGA Park – di aggregazione, per favorire la nascita di consorzi di fornitura e la realizzazione di progetti “chiavi in mano”, e di internazionalizzazione, per stimolare la nascita di cordate transfrontaliere di imprese, soprattutto con i distretti del legno del sud-est europeo.

Lo scopo dell’iniziativa, promossa e sostenuta dall’I.C.E. (Istituto Commercio Estero), è di sviluppare, in un momento di difficoltà economica, un sistema vincente anche in campo internazionale, attraverso la realizzazione di progetti di sviluppo tecnologico e innovativo, che possano rilanciare, la filiera del legno alto adriatica.

Già nel corso delle prime riunioni sono stati individuati i settori di sviluppo nel comparto del legno, il quale seppur risentendo della crisi economica, individua tra i suoi punti di forza:

  • un perfetto connubio con l’ambiente,
  • delle ottime caratteristiche di coibentazione,
  • una buona leggerezza e maneggevolezza,
  • un’eccellente usabilità e gradevolezza,
  • una totale riciclabilità

È inoltre indubbio che il legno sia un materiale totalmente “sostenibile” e quindi perfettamente in sintonia con le attuali linee guida dei mercati, al fine di un suo utilizzo, sia nelle costruzioni di tipo mobile, sia per un suo impiego nell’edificazione di fabbricati.

Il WEEG, sta quindi sviluppando, progetti multidisciplinari su differenti ambiti applicativi come ad esempio:

  • Trattamenti innovativi di funzionalizzazione dei materiali lignei come le nanotecnologie per migliorare le risposte chimico – fisiche del materiale sia in superficie sia in spessore, conferimento di proprietà di resistenza U.V., miglioramento delle caratteristiche idrofobiche , controllo agenti patogeni, etc.
  • Processi ecocompatibili di trattamento, per sviluppare vernici atte a rispondere ad differenti esigenze estetiche coniugando il rispetto dell’ambiente, o sviluppare e migliorare processi produttivi con particolare attenzione al risparmio energetico.
  • Nuovi percorsi di design, attraverso l’utilizzo di materiali e tecnologie legate anche al design emozionale.
  • Impiego strutturale del legno per la diffusione del settore nell’edilizia abitativa e pubblica.

Per ciò che concerne la costruzione di case in legno, infatti, il nostro paese non brilla certamente per la reperibilità di lotti edificabili, soprattutto nelle città, e perdurano i fattori di tipo culturale, che prediligono il “mattone”.

Il gruppo di esperti, proprio riguardo a questo aspetto, ha allora preso in considerazione due fattori:

  1. da un lato le recenti determinazioni assunte nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni ed Enti Locali – Intesa del 31 marzo 2009, che consentono l’ampliamento entro il limite del 20% della volumetria esistente di edifici uni-bi familiari, con una semplificazione delle procedure per velocizzare la concreta applicazione di quanto previsto.
  2. e dall’altro le norme di progettazione antisismica, oggi di particolare attualità, in virtù dei precedenti e recenti eventi.

Si è pensato allora di proporre un’unità abitativa modulare composta da una struttura portante in grado di aumentare il volume abitativo in verticale o in orizzontale, senza ledere alla portanza statica dell’edificio e costruita con le migliori tecnologie per la coibentazione, la domotica, la salubrità e il risparmio energetico.

La parte superiore dell’unità potrà essere, per esempio, ricoperta con strati filmici fotovoltaici e dotata di minigeneratori eolici, per la produzione diretta di energia elettrica.

Il modello che si intendere assumere è quello delle cabine delle grandi navi passeggeri, che vengono assemblate in fabbrica e, già complete di tutti i sistemi tecnologici e l’impiantistica, solo successivamente issate ed installate a bordo.

L’unità abitativa sarà quindi dotata di tutte le tecnologie e degli impianti, in buona parte autosufficienti, atti a soddisfare tutte le esigenze del committente (condizionamento, illuminotecnica scenografica, amplificazione sonora, video, sicurezza, ecc.) e integrate in un perfetto impianto domotico.

Il legno utilizzato, verrà reso ignifugo, idrorepellente, inattaccabile per un lungo periodo, da agenti atmosferici, inorganici ed organici, mediante specifici trattamenti, utilizzando gli studi più attuali sulle nanotecnologie, grazie anche alle ricerche che attraverso il progetto si stanno attuando.

L’unità modulare potrà naturalmente essere utilizzata sia per estendere un’unità abitativa già esistente, sia per crearne una nuova.

Si intende ribadire il fatto che lo studio del complesso abitativo ne estende l’abitabilità con un utilizzo di tipo completamente modulare e quindi adattabile a qualsiasi specifica esigenza e necessità anche estetiche e di rispetto del patrimonio già costruito.

Gli allestimenti potranno configurarne una fruizione da alloggio minimo o da Penthouse di lusso, da sala per l’home theater, alla camera da letto sotto le stelle, con un’abbondanza di tecnologie hi-tech.

Fonti testi e immagini:

digitale, enterprise, Innovazione, Pubblica Amministrazione, Regioni, Ricerca, Società della Conoscenza

Polo di innovazione ICT della Regione Piemonte

Con il recente approfondimento dedicato al VEGA di Venezia, inizia una rassegna sullo stato dell’innovazione in Italia. Il punto di vista è quello dei territori digitali e del loro rapporto con le amministrazioni regionali.

 

Nei giorni scorsi in Piemonte si è svolta la terza riunione Plenaria del Polo di innovazione ICT tra le aziende aderenti ed è stata illustrata questa presentazione:

 

 

Il Polo di Innovazione ICT conta 70 imprese e 10 centri di ricerca pubblici e privati operanti nell’Information & Communication Technology: una rete coordinata dalla Fondazione Torino Wireless, in qualità di Ente gestore del Polo ICT, nell’ambito delle politiche regionali per l’innovazione. Ecco il suo modello di funzionamento:

 

Schema funzionamento Polo ICT Regione Piemonte

Questi sono i primi progetti risultanti del lavoro svolto dalle aziende e dagli organismi di ricerca che costituiscono il Polo ICT:

digitale, enterprise, Società della Conoscenza

Il VEGA di Venezia verso la cittadella della Conoscenza, Scienza e Tecnologia

per il VEGA

La Città di Venezia, ormai traguardata in ottica digitale, vede oggi l’affermarsi dei metadistretti del Veneto. Al VEGA Parco Scientifico Tecnologico di Venezia sono connesse 4.500 aziende per oltre 100.000 addetti. Con i risultati raggiunti mediante “Venice Connected” (che vede come promotore il Comune di Venezia con il Vicesindaco Michele Vianello) il VEGA sembra ormai proiettato verso la dimensione della cittadella della Conoscenza, Scienza e Tecnologia. In molti dicono che Venezia è Laboratorio digitale d’Italia.

 

I programmi già approvati (bonifiche incluse) faranno partire cantieri con uno sviluppo del VEGA pari a 112.000 metri quadri. Già oggi il VEGA esprime dati importanti. Tra le sedi dell’Auriga, Lybra, Pegaso e Pleiadi sono operativi circa 2.000 lavoratori in oltre 200 imprese. Per il 2019 le previsioni sono quelle di quintuplicare addetti e aziende. Venezia ha scelto di firmare e attuare con Padova dei protocolli d’intesa per costruire un asse strategico, urbanistico e socio-economico con il padovano, Venezia è quindi aperta alla multipolarità del Veneto e del Nordest.

 

In questo contesto il VEGA sta entrando in una nuova fase e, in tempi di crisi, Venezia lancia un importante segnale di sviluppo.

I soldi sono già stanziati e tra il Vega 2, 3 e 4 sorgeranno nuovi laboratori, spazi per la produzione materiale ed immateriale, tra un mix vincente di nuove attività commerciali di piccole dimensioni, attività culturali e sei ettari di parco urbano che si affaccerà sull’acqua. C’è anche il recupero archeologico dei grandi edifici della prima zona industriale a rappresentare il simbolo della “Città del lavoro”.

 

 

Un disegno di vent’anni fa che piano piano ha preso forma cercando l’integrazione infrastrutturale tra Marghera e Mestre. Anche se sul fronte della mobilità c’è ancora molto da fare, la costruzione del nuovo cavalcavia ferroviario e il cosiddetto “troso” ha permesso di connettere Via Torino con Via delle Industrie. Va sottolineato che in Via Torino sta crescendo il grande polo scientifico universitario di Ca’ Foscari (vedi nella foto tratta dalla relazione del prof. Ghetti) che porterà sicuramente indotto, sviluppo e innovazione.

 

Polo Scientifico di Via Torino Venezia

 

Negli ultimi anni, ci sia stata progressiva creazione dei Metadistretti, ovvero realtà capaci di aggregare imprese ed enti andando oltre al concetto classico di distretto territoriale. Ed è a questo livello che Venezia può agilmente giocare la propria carta di Città Glocale, ovvero globale e contemporaneamente locale grazie alle tecnologie digitali. Infatti ciò avviene per mezzo dei metadistretti veneti MDM, (digitale multimediale), BBCC (beni culturali), METAS (ambiente e sostenibilità), SKYD (aerospazio e astrofisica), MDTV (turismo) e BIOFAB (biotecnologie).  A questa potenzialità relazionale va inoltre aggiunta quella di Veneto Innovazione, dell’Unione Regionale delle Camere di Commercio, del Consorzio Venezia Ricerche, di Hydrogen Park, Nanofab e Venezia Tecnologie che hanno tutti sede al Parco Scientifico.

 

Il VEGA ha quindi tutte le potenzialità per assumere la guida del rilancio del territorio, immaginando Porto Marghera come la Valley californiana, capitale dell’innovazione tecnologica italiana.

 

 

 

banner Art-in settembre 2009 Studio Baroni Vittorio Baroni

Leggi l’approfondimento sul VEGA in Art-informa 

 

 

 

Vittorio Baroni è stato per circa otto anni nell’Esecutivo della Municipalità di Marghera. Si è occupato del VEGA nel ruolo di Consigliere Delegato organizzando sopralluoghi e incontri per l’istruttoria di diverse delibere e per aver proposto l’Osservatorio Digitale Porto Marghera (http://www.margheradigitale.it/coses/home.htm). Nelle esperienze istituzionali svolte in Francia, Catalogna e Germania, per conto del Comune di Venezia ha potuto confrontare sul campo la riconversione industriale di Porto Marghera con quella di altre città europee.

 

digitale, Innovazione, Pedagogia, Psicologia, Resilienza, Società della Conoscenza

Mamme, tecnologie e Internet: ricerca Bocconi

tecnomamme grafico utilizzo mezzi informazione bocconi 2009

La ricerca si intitola “Costruirsi un’opinione: le mamme e la ridondanza informativa”, ha analizzato le strategie di gestione della complessità informativa messe in campo da 720 mamme utilizzatrici di tecnologie ed è stata finanziata dal centro ASK (Art, Science and Knowledge) dell’Università Bocconi di Milano.

Paola Dubini e Mario Campana hanno individuato nelle mamme le seguenti cinque strategie per fare fronte alla varietà di informazione:

  • Partecipazione (22,6%).

  • Relazione (22%)

  • Contenuti (20,6%)

  • Iperselezione (19,1%)

  • Abbuffamento (15,7%)

mamme notebook figli

Questi sono i fenomeno associati al concetto di ridondanza informativa:

  • l’aumento esponenziale dei contenuti disponibili, gratuitamente e a pagamento;
  • la facilità e rapidità di diffusione e di ricerca di contenuti, anche decontestualizzati
  • rispetto al mezzo per il quale erano stati originariamente prodotti;
  • la possibilità di modificare contenuti già prodotti da altri e di reimmetterli nel circuito di produzione e distribuzione;
  • la moltiplicazione dei device e dei supporti, che permettono l’aumento delle occasioni;
  • di accesso a messaggi e informazioni nell’arco della giornata;
  • la crescita nel numero dei prodotti e servizi di taglio generalista e specialista;
  • l’aumento nel numero e nelle tipologie di canali di accesso a messaggi e informazioni;
  • la varietà di modi.

Ma vediamo nel dettaglio i cinque profili delle mamme tecnologiche:

  1. La mamma partecipativa (22,6%). È il gruppo più attivo e maturo, fortemente motivato a raccogliere informazione. Sono mamme motivate a cercare informazioni per motivi diversi, che hanno abbracciato con entusiasmo le nuove tecnologie, senza però trovarle alternative all’informazione offerta dai mezzi già presenti sul mercato, in particolare le fonti più autorevoli. Il passaparola è strumento utilizzato per filtrare e validare le informazioni, ma le mamme di questo cluster sono broker informativi attivi e contribuiscono a generare informazione come autrici. La mamma diventa sia autore sia nodo di relazioni, sfruttando i mezzi più appropriati. Selezionano le fonti in funzione del bisogno informativo da soddisfare; il legame relazionale è molto importante al fine di validare e condividere le informazioni raccolte. Tradizionalmente la mamma svolge per i figli un ruolo di gatekeeper, cioè filtra e preseleziona l’informazione che poi arriva ai bambini. Da questo punto di vista la mamma partecipativa tende a coinvolgere progressivamente i figli nelle decisioni familiari secondo l’età; la caratteristica della condivisione si rispecchia anche nelle scelte informative per i figli. La quantità di informazioni ricercata è elevata, ma la mamma partecipativa seleziona le fonti al bisogno; il cluster si caratterizza per il consumo elevato di libri.
  2. La mamma relazionale (22%). Questo gruppo di mamme raccolgono informazioni allo scopo di prendere decisioni che condizionano la vita familiare. Ma tendono a ridurre la complessità decisionale riducendo il numero degli input (si informano poco, utilizzando un po’ tutti i mezzi) e facendo riferimento sulle proprie relazioni personali per selezionare le fonti e validare le informazioni. L’affinità con il modo di pensare proprio e delle comunità di riferimento è l’elemento che caratterizza questo cluster all’interno del nostro campione.
  3. La mamma ancorata al contenuto (20,6%). Le mamme che appartengono a questo gruppo dedicano adeguato tempo all’informazione, ma riducono la ridondanza informativa “ancorandosi” al contenuto e all’autorevolezza della fonte, spesso scelta per autorevolezza. In parte questo comportamento può essere spiegato dal fatto che questo gruppo di mamme sente la responsabilità del ruolo di decisore all’interno della famiglia. Anche per questo cluster, il coinvolgimento dei figli nelle decisioni della famiglia è progressivo e graduale.
  4. La mamma iperselettiva (19,1%). Sono mamme che adottano una strategia informativa basata sulla riduzione della complessità. Rispetto alla quantità di informazione e alla varietà di mezzi utilizzati, le mamme di questo gruppo hanno un comportamento polarizzato fra gli estremi della scala considerata. Il valore di tutti i fattori considerati per costruire il profilo sono negativi, fatta eccezione per un modesto consumo di fonti generaliste; il coinvolgimento dei figli è selettivo su alcuni argomenti, così come è negativo il grado di coinvolgimento da parte delle rispondenti.
  5. La mamma che si abbuffa (15,7%). Queste mamme non hanno paura di affrontare la ridondanza informativa: la definizione “mamma che si abbuffa” è legata al fatto che all’interno del campione sono quelle che hanno dichiarato di informarsi molto e con regolarità su tutti i mezzi considerati in questa analisi. Anche loro sono fortemente motivate, in particolare nell’approfondire temi che le incuriosiscono e dal valore che associano all’informazione come strumento di legittimazione personale, si differenziano rispetto al cluster precedente per una predilezione per le fonti generaliste e per la TV satellitare e per una forte reattività agli stimoli esterni. Hanno un rapporto maturo con l’informazione, e scelgono la fonte in funzione del bisogno informativo specifico, talvolta per affinità con il punto di vista trattato, talaltra per il tipo di contenuto, altre volte in funzione della notorietà e delle caratteristiche della fonte. All’interno del campione considerato è la mamma che filtra meno le informazioni all’interno della famiglia e che maggiormente coinvolge i figli nelle scelte che riguardano la famiglia.

Nelle conclusioni della ricerca viene sottolineato che la ridondanza informativa chiama i consumatori di informazioni ad una responsabilità maggiore rispetto al passato nella valutazione del ruolo che fonti informative diverse possono giocare all’interno dei processi decisionali delle famiglie. All’aumentare delle fonti disponibili il consumatore è chiamato ad un livello di consapevolezza crescente nel suo rapporto con i contenuti. Mancando questa consapevolezza c’è un rapporto di ricezione passiva, un bombardamento di informazioni e di messaggi, sempre meno informato e sempre più in balia “dell’ultima notizia”. Con tale presenza consapevolezza, la ridondanza informativa è una ricchezza e ciascuna fonte offre possibilità specifiche di soddisfare fabbisogni di informazione e conoscenza.

notebook mamma letto

Alla realizzazione della ricerca hanno collaborato le organizzazioni: Fattore Mamma, dols.net, filastrocche.it e Mammeonline.

pdfdownload Domwnload: Mamme tecnologia informazione ricerca Bocconi 2009

Materiale sulla resilienza collegato al ruolo di mamma/genitore:

Domotica, enterprise, Innovazione, Social Network, Società della Conoscenza

Architetture cross-mediali dell’informazione e design

cross_media

La convergenza e le nuove forme di narrazione digitale richiedono un ripensamento del design in chiave ecologica. Sette tendenze in atto e un manifesto per i progettisti

Estratto da: La cross-medialità e il remix delle esperienze di Luca Rosati e Andrea Resmini

Le architetture cross-mediali sono una sorta di gioco dell’oca a più dimensioni le cui caselle sono disseminate in ambienti eterogenei: per raggiungere un obiettivo dobbiamo obbligatoriamente attraversare un ampio range di questi ambienti. Sette tendenze.

Proponiamo di seguito una sorta di manifesto in sette punti che sintetizza gli effetti della cross-medialità sul design in generale e l’architettura dell’informazione in particolare.

  1. Le architetture informative divengono ecosistemi. In uno scenario di media e contesti fittamente intrecciati non è più possibile concepire alcun item come un’entità a sé stante, ma come parte di un ecosistema in cui ciascun elemento intrattiene molteplici rapporti con tutti gli altri.
  2. Gli utenti divengono intermediari, sono cioè parte dell’ecosistema e contribuiscono attivamente alla sua costruzione o ri-mediazione. La distinzione fra autore e fruitore, produttore e consumatore si fa sempre più sottile: il pubblico cessa di avere un ruolo passivo, ma partecipa attivamente al processo produttivo stabilendo nuove relazioni fra items/contenuti (mash-up, aggregatori, social network); suggerendo dal basso nuove proposte o stimoli; collaborando al processo produttivo stesso (wiki, blog, community, economia della partecipazione).
  3. Le architetture statiche sono rimpiazzate da architetture dinamiche. La dinamicità può essere intesa in due modi. Da un lato, vi è la capacità di queste architetture di aggregare (o ri-aggregare) contenuti che fisicamente risiedono altrove e che sono stati concepiti inizialmente in modo indipendente l’uno dall’altro (aggregatori, mash-up ecc.). Dall’altro, il ruolo attivo degli utenti-intermediari rende queste architetture perennemente in divenire, aperte a continue manipolazioni non prevedibili.
  4. Queste architetture dinamiche sono architetture ibride: abbracciano differenti domini (fisico, digitale, misto), entità (informazioni, oggetti, persone) e media. È la trasposizione su un altro piano del punto precedente. Così come sfumano i confini fra produttore e consumatore, allo stesso modo si assottigliano quelli fra media, generi e contesti (fisico vs digitale) differenti.
  5. In queste architetture, la dimensione orizzontale (l’associazione o correlazione fra elementi) prevale su quella verticale (la subordinazione gerarchica fra gli elementi tipica delle tassonomie tradizionali). Se le strutture si fanno aperte e mobili, diventa sempre più difficile mantenere modelli gerarchici, mentre tende a prevalere la correlazione spontanea (ed estemporanea) da parte degli utenti-intermediari.
  6. Il design di artefatti evolve verso il design di processi. Se ogni elemento (contenuti, prodotti, servizi) è parte di un ecosistema, allora il fuoco si sposta dal design di singoli artefatti verso il design di esperienze o servizi che abbracciano una rete di elementi. L’esperienza d’acquisto, ad esempio, non inizia e e termina nel punto vendita, ma può cominciare su un medium tradizionale (un annuncio su carta o in tv), proseguire sul web (consultato a casa o in mobilità per approfondire le informazioni iniziali), transitare nel negozio fisico e terminare ancora sul web (assistenza, download di aggiornamenti, collegamento ad altri dispositivi ecc.).
  7. Tali processi definiscono user experience cross-mediali, ovvero esperienze che attraversano cioè molteplici media e contesti).

Sulla definizione di crossmediale:

Sull’edizione italiana di Wikipedia non è presente la definizione delle parole “crossmedia” e “crossmediale”. Sull’edizione inglese invece è disponibile il termine crossmedia, associato a crossmedia communication:

Crossmedia (conosciuto anche come Cross-Media, Cross-Media Entertainment, Cross-Media Communication) rappresenta una proprietà dei media, un servizio, una storia o un’esperienza distribuiti su piattaforme tecnologiche che utilizzano diversi formati. Si riferisce al passaggio e ai collegamenti tra apparecchi e formati diversi e può essere presente in programmi di intrattenimento televisivo, nella pubblicità, nei giochi e nei formati basati sulla ricerca come ad esempio i giochi di realtà alternativa (Alternate Reality Games), in cui si stabiliscono dipendenze e rinvii tra i vari media fruiti attraverso i diversi apparecchi.

Crossmediale è in italiano un brutto neologismo che indica appunto la dimensione permessa dalla convergenza digitale per le attività di creazione e di distribuzione dei contenuti informativi o di intrattenimento, fruibili a richiesta in diversi formati e su diversi apparecchi.